LA PUTTANA DEL DIAVOLO, di PINO VITALIANO

La puttana del diavolo di Pino Vitaliano. Scatole Parlanti editore

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“C’è chi l’amore lo fa per noia … Chi se lo sceglie per professione…”

Il titolo di questa quinta opera letteraria di Pino Vitaliano, mio conterraneo e di paese limitrofo, mi ha da subito incuriosita parecchio e allo stesso tempo mi riportava a una espressione già sentita, fino a che, scavando tra ricordi e reminiscenze di letture varie, mi sovvenne che si trattava dell’espressione usata da Lutero per definire la Ragione. La ragione infatti, secondo Lutero, tradisce la Fiducia originaria in Dio e lo fa proprio con il Diavolo che altro non vuole che l’uomo si allontani dal suo Creatore. La lotta tra la Ragione e il Diavolo non poteva che trovare nel cuore il luogo più propizio. Ma perché Vitaliano sceglie questo titolo? Cosa vuole comunicare realmente con questo testo che invito tutti, fin da subito, a leggere? 

“La Puttana del Diavolo”, edito da Scatole Parlanti, si presenta con una cover che lascia pochi margini all’immaginazione ma, non sempre tutto è come appare.  Protagonista principale dell’intera storia è Sabbetta, conosciuta da tutti come “guasta lietti” (rovina letti). Donna semplice, di umili origini, moglie insoddisfatta che scopre di avere il dono di vedere e parlare con i defunti che a lei si rivolgono per i più svariati motivi, ma non solo; Sabbetta è una donna saggia e generosa, riservata e capace di portarsi nella tomba le confessioni, i peccati e le confidenze di tutto il paese, dei vivi e dei morti. Abile a raggirare anche il Diavolo a cui “ha venduto l’anima” e grazie al quale si riscatta da uno stato di miseria e povertà con il mestiere più vecchio del mondo.

Ambientato tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900 nel paese di origine dell’autore, Girifalco, piccolo borgo collinare della provincia di Catanzaro ove, nella seconda metà del XIX secolo venne istituito quello che allora si chiamava Manicomio Interprovinciale, divenuto poi Ospedale Psichiatrico.

La storia narrata si articola in un andirivieni di racconti e continui flashback sulla vita di Sabbetta successivamente alla sua morte, arrivata troppo presto, a soli 50 anni. E puntualmente, a riscuotere la sua anima arriva anche il diavolo che attende paziente ai piedi del letto di morte. I capitoli, 51 in tutto, sono brevi e ben strutturati. L’intera vicenda si svolge in due giornate, quella della dipartita di Sabbetta e quella del suo funerale.  Due giornate intense di vicende che fanno riflettere per la tipologia di narrazione ricca di citazioni e di rimandi colti e sapienti, senza ostentazione e mai troppo rivelati che lasciano al lettore il tarlo su “questa cosa mi ricorda …”. Molte le parole in dialetto che riportano alla scrittura di camilleriana memoria e che fanno riemergere ricordi d’infanzia e tradizioni antiche e desuete.

In un piccolo borgo, si sa, tutto ruota intorno a dicerie e pettegolezzi, mezze verità, maldicenze, riti equiparati a stregoneria, superstizione, invidia dettata dall’incapacità di vivere una propria vita senza preoccuparsi del “cosa pensino gli altri”; del voler ostentare una perfezione inesistente e dell’ostinazione nel cercare la pagliuzza negli occhi altrui senza vedere le travi nei propri.

Sabbetta è amata e odiata, temuta e derisa, è tutto e il contrario di tutto. Incarna ciò che altri vorrebbero essere mentre incapaci di agire, continuano a farsi fagocitare da giudizi e pregiudizi in cui celano la vera identità.

Vitaliano non fa sconti sul linguaggio utilizzato, è diretto, non lascia nulla al caso, chiama tutto col proprio nome senza usare orpelli o fronzoli inutili. Inevitabile nel lettore il rimando a una tra le più belle canzoni di Fabrizio De André anche nella similitudine tra la partenza di Bocca di Rosa che lascia il piccolo borgo ligure accompagnata da tutto il paese, e la morte di Sabbetta che in fondo altro non è che la partenza verso un altrove indefinito.

Apprezzabili i proverbi e gli aforismi della tradizione popolare che aprono ogni capitolo del libro e che per loro stessa struttura potrebbero, di fatto, rappresentare dei racconti a sé stanti.

La narrazione è scorrevole, la scrittura è visiva al punto di proiettarti dentro casa di Sabbetta e farti percepire ogni emozione e ogni stato d’animo vissuto da una donna del popolo che il popolo ha saputo, nonostante tutto, rispettare.  Lettura consigliata.

Teresa Anania

Autore: Pino Vitaliano

Titolo: La Puttana del Diavolo

Editore: Scatole Parlanti

Collana: Voci

Uscita: 09.09.2022

Pagine:192 -Brossura

EAN: 9788832814996

Prezzo: €.15,00

Un racconto di storie misteriose e vecchie quanto il mondo, di universi chiusi, di superstizioni e altre diavolerie. Sesso, peccati e ambiguità, per una narrazione a tratti di denuncia, a tratti carica di sarcasmo. La puttana del Diavolo è un romanzo intessuto tra le pieghe della storia di Sabbetta, una donna dell’entroterra calabrese che scopre di avere degli strani poteri, come quello di parlare con i morti. Sabbetta diventa ricca per opera del Diavolo, ma nasconde una saggezza antica e una generosità insospettabile anche agli occhi di Satana. Lei sa di tutti perché tutti si confidano con lei, così raccoglie e custodisce segreti di vivi e di morti. Ma il Diavolo l’attende ai piedi del suo letto funebre vestito da brigante, ladro d’anime in un piccolo borgo che non conosce il fluire del tempo, dove albergano l’invidia, la cattiveria, la superbia, ma anche la pietà e l’amore. Un mondo probabilmente fuori dalla storia.

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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