La scrittura intimistica: Diari e epistolari

Cominciamo un percorso insieme nei meandri della scrittura, con la scrittura intimistica.

La scrittura intimistica: Diari e epistolari

Il diario per definizione è una scrittura intima, un parlare con se stessi. Ma proprio per la sua natura intimistica, può diventare un percorso di autoconsapevolezza, si presume che in un diario si parli di sé senza schemi e senza paradigmi sociali. Un interrogare il proprio intimo e mettere su carta i pensieri più intimi, quelli che non condivideresti con nessuno.
Proviamo ad immaginare un personaggio anche della storia e scriviamo un diario improbabile, rispettando il contesto storico, ma inventando di sana pianta piccoli aneddoti personali oppure ribaltando completamente l’immagine pubblica e storica del personaggio.
Potremmo immaginare Dante Alighieri e stravolgere il suo rapporto con Beatrice, oppure Anita Garibaldi che si lamenta del marito, o ancora un bambino appena nato.
Vi chiederete ma a cosa serve esercitarsi con una scrittura di tale genere improbabile?
Sono le prime basi per costruire un personaggio, ad entrare nella pelle di qualcun altro. Tutti quando ci approcciamo alla scrittura tendiamo a portare nei personaggi da noi creati tratti di noi stessi o di persone a noi vicine. Tendiamo a riproporre sulla carta i nostri modi di sentire, la nostra formazione, la vita vissuta, i nostri pregiudizi. Entrare nella pelle di un personaggio lontano da noi ci insegna a creare personaggi autentici. Esercitiamo l’immaginazione e impariamo a modificare la nostra sensibilità e personalità quando scriviamo, anzi ce ne allontaniamo completamente.


Il diario intimo
Abbiamo cominciato con un gioco letterario, ora parliamo del diario vero, quello personale.
Vi propongo una pagina del diario più vero e famoso che tutti conoscono: Il diario di Anna Frank.


“Giovedì 6 gennaio 1944
Cara Kitty,
oggi voglio farti due confessioni per cui ci vorrà un bel po’ di tempo, ma devo assolutamente parlarne con qualcuno, e allora tanto vale farlo con te, dato che sono sicura che sempre, in tutte le circostanze, tu saprai tacere.
La prima riguarda la mamma. Sai che mi sono spesso lamentata di lei, poi però ho sempre fatto lo sforzo di tornare a essere gentile. D’un tratto ho capito qual è il problema. La mamma stessa ci ha detto che lei più che figlie ci considera amiche. Naturalmente è molto bello, però un’amica non può occupare il posto di una madre. Io ho bisogno che la mamma mi dia l’esempio, di provare rispetto per lei, e mia madre in quasi tutte le cose mi dà effettivamente l’esempio, ma di come non mi devo comportare. Ho l’impressione che Margot in tutte queste cose la pensi in modo cosi diverso, che quello che ti ho raccontato ora non lo capirebbe mai. E papà evita tutti i discorsi che riguardano la mamma.
Per me la mamma dovrebbe essere una donna che in primo luogo dimostri molto tatto, soprattutto per i figli della nostra età, e non, come Mansa, che quando piango scoppia a ridere (non per il mio dolore ma per altri motivi).
Una cosa, che magari sembrerà priva di importanza, non gliel’ho mai perdonata. Era un giorno che dovevo andare dal dentista. Mamma e Margot mi dovevano accompagnare e avevano permesso che mi portassi la bicicletta. Una volta finito dal dentista, quando eravamo fuori dalla porta, Margot e la mamma mi dicono bel bello che loro vanno in centro a vedere o comperare qualcosa, non ricordo bene. Io naturalmente sarei voluta andare con loro, ma non potevo perché avevo la bici. Per la collera mi erano venute le lacrime agli occhi e Margot e mamma erano scoppiate a ridere. Io mi ero infuriata talmente, che avevo mostrato loro la lingua per la strada mentre per caso passava una donnetta che aveva fatto una faccia spaventata. Me n’ero tornata a casa in bicicletta e avevo pianto ancora lungamente. È curioso che di tutte le innumerevoli ferite che la mamma mi ha causato proprio questa mi bruci ancora ogni volta che penso quant’ero adirata.
La seconda è una cosa che mi costa molta pena raccontarti perché riguarda me stessa. Non sono riservata, Kitty, però quando qui parlano cosi spesso di quello che fanno nel bagno ho l’impressione che tutto il mio corpo si ribelli,
Ieri leggevo un articolo di Sis Heyster che tratta dell’arrossire, L’articolo sembra scritto proprio per me. Anche se non arrossisco tanto facilmente, le altre cose che ci sono scritte mi si adattano bene. Scrive più o meno che negli anni della pubertà le ragazze diventano silenziose e si chiudono in sé pensando alle meraviglie che accadono nel loro corpo. È una cosa che è capitata anche a me, e per questo negli ultimi tempi ho l’impressione di dovermi vergognare davanti a Margot, mamma e papà. Margot è molto più timida di me, però non sembra affatto imbarazzata.
Quello che mi sta accadendo lo trovo cosi meraviglioso, e non solo l’aspetto esterno del mio corpo che si vede, ma anche i cambiamenti interni. Proprio perché non parlo mai di me e di queste cose con nessuno, ne parlo tra me. Ogni volta che sono indisposta (ed è accaduto appena tre volte), nonostante il dolore, il fastidio e la sporcizia, ho la sensazione di portarmi dentro un dolce segreto, per questo, anche se non mi procura che noie, ogni volta aspetto con gioia il momento in cui tornerò ad avvertire dentro di me il dolce segreto. Poi Sis Heyster scrive anche che le ragazze giovani in quegli anni non si sentono sicure e scoprono di essere persone adulte con idee, pensieri e abitudini. Io, visto che sono arrivata qui a tredici anni compiuti da poco, ho cominciato prima a pensare a me e ho capito di essere « una persona». A volte di sera a Ietto avverto il desiderio irrefrenabile di toccarmi il seno e sentire il cuore che batte tranquillo e sicuro,
Senza saperlo, avevo avuto sensazioni simili prima di venire qui, perché ricordo una sera che ero rimasta a dormire da Jacque che non ero riuscita a trattenermi dalla curiosità di vedere il suo corpo che lei mi aveva sempre tenuto nascosto e che non ho mai visto. Le avevo chiesto se, come prova della nostra amicizia, non potessimo toccarci il seno a vicenda. Jacque si era rifiutata. E poi mi era venuto il terribile desiderio di baciarla, e l’avevo baciata. Ogni volta che vedo un corpo femminile nudo, come per esempio la Venere nella storia dell’arte di Springer, vado in estasi. Talvolta lo trovo così meravigliosamente bello che devo trattenermi per non piangere. Se solo avessi un’amica !


Come possiamo evincere dalla lettura di questo brano si tratta di un diario di un adolescente che si rivolge a Kitty sua amica immaginaria o alter ego, non è solo un diario di un’adolescente perché come ben sappiamo è scritto mentre si nascondevano dai nazisti, erano ebrei e ben presto furono scoperti e portati nei campi di sterminio, solo il padre sopravvisse e trovato questo diario volle pubblicarlo. Ora torniamo a noi: questa pagina descrive i turbamenti della crescita di qualsiasi adolescente che non si sente capita dalla madre in questo momento così particolare: sta diventando donna.
La forma è narrativa, in forma di racconto e pieni di particolari. Potremmo definirlo un diario di avvenimenti. Ma non è solo un diario di avvenimenti, ma diventa una scrittura quasi terapeutica, Anna racconta al suo alter ego Kitty i suoi turbamenti del cuore che cerca di capire scrivendo le cose che le accadono e soprattutto i sentimenti legati ed esse. Chi scrive questo tipo di diario si misura con il suo mondo interiore.
Proviamo a tenere un diario anche solo per una settimana, scriviamo i fatti salienti della giornata, scegliamo un evento per noi importante e narriamolo nei particolari dandogli una forma narrativa di racconto.
Questo esercizio ci aiuta a partire da un fatto e trasformarlo in racconto.


Il diario di viaggio
Parlando di diari non posso non menzionare il diario di viaggio.
Scrivere un diario di viaggio può diventare una bella esperienza di scrittura.
Si parte da eventi apparentemente slegati tra loro, ma che narrati mettono in evidenza la curiosità, il desiderio di capire la nuova realtà con cui ci stiamo confrontando. Per scrivere un buon diario di viaggio dobbiamo porci come narratore esterno, in atteggiamento comparatistico pronto a cogliere le differenze tra la nostra cultura e quella del paese che abbiamo visitato. Dobbiamo tenere conto di vari aspetti quello paesaggistico, politico, sociale, geografico, il modo di vivere degli indigeni e rapportarlo a noi. Ovviamente non dobbiamo fare una cartolina o un annuncio di un’agenzia di viaggi, dobbiamo mettere in gioco noi stessi nel confronto e scoprire la parte più vera del paese di cui parleremo. Immaginando di fare un quadro impressionistico pieno di particolari e sensazioni. Il risultato rileggendolo ci riporterà e ci farà vedere particolari che forse sul posto non avevemo notato. La mente raccoglie emozioni e sensazioni che al momento non ti accorgi di provare. Un buon diario di viaggio rapporta la personalità dell’autore con il luogo raccontato. Aneddoti, avvenimenti e incontri completano il tutto.
Proviamo a scriverlo in forma narrativa ma senza farne un racconto, deve rimanere un diario di viaggio pronto a cogliere le sfumature dell’esperienza vissuta.
Lo scriviamo insieme un diario di viaggio?


Ora passiamo ad una forma di scrittura intimistica la lettera.
La lettera, con l’avvento delle mail è diventata desueta, ma quante cose di noi escono fuori da una lettera.
Scrivere una lettera è un esercizio di scrittura importantissimo. L’io esce dalla stanza segreta e si confronta con l’interlocutore. Scrivendo una lettera entriamo nel mondo dell’altro e cerchiamo di portarlo nel nostro. Scrivere una lettera è un gioco sottile, costringiamo l’altro ad essere nostro complice o nostro antagonista, senza dargli la possibilità di sottrarsi, come può accadere in una conversazione. Ci poniamo in uno spazio immaginario dove solo lo scrivente detta leggi e convenzioni. E se scriviamo una lettera di resa dei conti, la nostra abilità riuscirà a rendere l’altro quello che noi vogliamo. In tal caso colpevole senza ombra di dubbio.
L’esempio letterario più potente è la lettera che scrive Kafka a suo padre.
Kafka si sente inadeguato davanti alla figura paterna, lo rende responsabile di tutte le sue insicurezza davanti agli altri. Un figlio che avrebbe voluto un padre che lo sostenesse e desse fiducia invece lo chiama tiranno più volte. L’atteggiamento di Kafka è prendersi le colpe “ in verità succedeva con straordinaria frequenza che contro me Tu avessi ragione: discorrendo era ben naturale perché raramente si giungeva ad un dialogo; ma era così anche di fatto. In questo non v’era nulla di incomprensibile: tutti i miei ragionamenti subivano la tua greve pressione, anche quelli che non concordavano con i tuoi , anzi, soprattutto quelli.”
Lo scopo della lettera è ovviamente mettere il padre dalla parte del torto, ma non agisce frontalmente, anzi sembra che si ponga egli stesso dalla parte del torto, tuttavia la sua perizia linguistica riesce a tessere una rete per imprigionarvi il padre. Alla fine di questa lettera il padre ha solo due scelte: rifiutare di leggere la lettera oppure riconoscere la sua colpa di genitore causa dei malesseri di suo figlio.
Capirete che scrivere una lettera di questo genere oppure una lettera ad un amante che volete porre dalla parte del torto è un esercizio di scrittura importante e impegnativo. Per portare senza ombra di dubbio una persona dalla parte del torto, dobbiamo necessariamente possedere abilità oratoria.

Voi a chi scrivereste una lettera? Proviamo insieme questo esercizio di scrittura.

Chi volesse esercitarsi con me e poi leggere e correggere gli esercizi fatti può iscriversi al gruppo facebook ” il mondo incantato dei libri – Caffè letterario”, pubblicare il vostro esercizio con l’hastang #lascritturaintimistica, ci confronteremo in una correzione di gruppo.

Che ne dite vi sembra un buon percorso?

Se vi piace questo primo step del nostro percorso di scrittura partendo dalle basi, lasciatemi un commento.

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Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

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