Un libro travolgente ed emozionante così definirei “La vegetariana” della scrittrice Han Kang. Dalla notte al giorno, dopo aver fatto un sogno Yeong-Hye decide di non mangiare più carne.
Questa decisione le procurerà una serie di attriti con la famiglia che non vede di buon occhio il vegetarianismo. In realtà il titolo del libro è fuorviante poiché la protagonista non solo rinuncerà a mangiare carne ma anche tutti derivati, diventando vegana e col passare del tempo nel suo delirio si crederà un vegetale, un albero che ha bisogno di assumere solo acqua e luce.
Il libro è diviso in tre capitoli, la protagonista non racconta mai in prima persona, la sua storia viene sempre vista da un punto di vista esterno: all’inizio è il marito che racconta, un uomo inetto, cinico e indifferente che nella sua interpretazione non va oltre una scelta alimentare, successivamente è il cognato di Yeong-Hye a parlare e per ultima sua sorella che l’assiste in una clinica psichiatrica ai piedi di una foresta.
Tutti cercano di dare un’interpretazione ma il romanzo non permette di arrivare a una risposta certa: ognuno è libero di leggere la scelta estrema della protagonista in base alle proprie deduzioni. Il fatto che venga sempre vista dagli altri la rende soggetta a continui malintesi, anche da parte del lettore. Un libro che depista, riuscendo nel paradosso di rendere sempre più vivo e potente il vuoto che lo nutre, una lettura che mi ha emozionato e su cui continuerò sicuramente a riflettere.
Miriam Salladini
Titolo: La vegetariana
Autore: Han Kang
Editore : Adelphi
Collana : Fabula
Prezzo : € 18
Han Kang, nata nel 1970, è figlia dello scrittore Han Seungwon e ha vinto il Yi Sang Literary Award come il padre. In Italia ha pubblicato La vegetariana (Adelphi 2016).
La trama
«Ho fatto un sogno» dice Yeong-hye, e da quel sogno di sangue e di boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. È il primo stadio di un distacco in tre atti, un percorso di trascendenza distruttiva che infetta anche coloro che sono vicini alla protagonista, e dalle convenzioni si allarga al desiderio, per abbracciare infine l’ideale di un’estatica dissoluzione nell’indifferenza vegetale. La scrittura cristallina di Han Kang esplora la conturbante bellezza delle forme di rinuncia più estreme, accompagnando il lettore fra i crepacci che si aprono nell’ordinario quando si inceppa il principio di realtà – proprio come avviene nei sogni più pericolosi.
Un libro molto particolare, senza dubbio – ho trovato la prima e la seconda parte più forti dell’ultima, ma in tutte e tre mi è sembrato di cogliere lo stesso messaggio: una rivolta contro la violenza che si annida, in mille forme, nella società.
Piaccia o meno, è di sicuro una lettura che non lascia indifferenti.