L’amico ammucciato, Paola Baia

L’amico ammucciato, Paola Baia. Scatole Parlanti editore

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“Arrivai ammucciatu, nascosto così bene che nessuno si accorse, di niente … ora scendo…”


Prima di esplorare il libro guardo il titolo ammiccante su una foto panoramica che mi rimanda alla Sicilia con le sue bellezze.
“L’amico ammucciato” mi fa pensare a qualcuno che si nasconde, e penso di dare soltanto uno sguardo alle pagine per poi organizzare i miei tempi di lettura. La curiosità però ha il sopravvento e sono dentro la storia senza accorgermene, con quei personaggi che calcano la scena richiedendo attenzione. Figure trainanti Alfredino e Carmelo, i due ragazzini, l’uno figlio del barone Contiforte, l’altro dello stalliere Salvatore Muddica, legati da uno straordinario rapporto d’amicizia.

“Alfredino, il figlio maschio del barone, nato strano, aveva un blocco, non interagiva con il mondo, con le persone non parlava e non le guardava in faccia. La madre, donna Assuntina, aveva vissuto male questa condizione, si era chiusa in sé stessa e aveva iniziato a trascurare anche la famiglia.”

Alfredino non parla, è incapace di comunicare, ma ama moltissimo i cavalli, e l’amico riesce a coinvolgerlo inventando per lui sempre nuovi giochi, spesso diventando il cavallo a due zampe del privilegiato fantino. Carmelo gli racconta tutto di sé, gli parla come si può fare solo con un amico fidato, sicuro che l’altro non dirà mai nulla di ciò che ascolta.

“Carmelo faceva uno spettacolo senza spettatori, ma si accalorava lo stesso; quelle visioni, quasi sempre, lo infuocavano.”

Infatti, è solo a lui che confida, accalorandosi, le visioni che gli compaiono all’improvviso, grazie al dono della “vista particolare” che Carmelo ha ereditato dal nonno Calogero, fino a quando … Alfredino scompare e a nulla valgono le ricerche per ritrovarlo. Un mistero che alberga nel cuore di chi non lo dimenticherà mai e che soltanto a tempo debito proprio le nuove visioni di Carmelo sveleranno.
Con una narrazione scorrevole l’autrice ci conduce nel vivo di una quotidianità vivacemente affrescata con descrizioni accurate e briose, fatta di fragilità, ostinazione, determinazione, amicizia, rivalità fraterne, visioni, ricatti, vizi segreti, scommesse, gioco, intrighi e mafia. Le parole in vernacolo talora inserite nei dialoghi regalano realtà alla fantasia.
Il rapporto genitori-figli con tutte le dinamiche che comporta, è uno degli assi portanti del romanzo. Agata e Letizia, le due figlie del barone, ci portano a riflettere sui danni provocati dalla scarsa considerazione riservata ad alcuni in famiglia.

“Non era brutta, Letizia, ma ci si era sentita per così tanto tempo, brutta, reietta e indesiderabile che alla fine il mondo aveva finito per crederle.
Perché il mondo a volte ci vede con gli stessi occhi con cui ci guardiamo.”

A questo si affianca l’amore incompreso di Carmelo per Agata. Il suo è un amore a senso unico, ricambiato dalla ragazza con affetto fraterno, tanto da essere pronta a gettarsi tra le fiamme per lui, un operaio come tanti, tra lo stupore di tutti, gridando il suo nome.

Con alcune descrizioni si ha l’impressione di stare a teatro. Sono scene tutte da gustare, come quella del giorno dopo lo sposalizio di Grottabeata, tutti attorno a un tavolo con una tazza di latte fumante sotto il naso…

“Il gioco di sguardi fu un fuoco incrociato, eloquente come un affresco, intricato come la tela di un ragno tessuta dei vari e diversi umori dei suoi partecipanti: il barone che guardava il giovane rampollo con aria pentita e rammaricata, … Federico che faceva saltellare il suo sguardo tra le due sorelle, quasi stesse facendo la conta truffaldina per far uscire vincente la sua preferita…”

Sono arrivata alla fine del libro affascinata dalla narrazione, dal susseguirsi dei colpi di scena, dalla curiosità di conoscere la verità sull’amico ammucciato e il valore della vista speciale di Carmelo, ma sottoscrivo le parole di Agata per quanto riguarda i personaggi:

“L’ultimo libro non sono riuscita a finirlo. Il tempo lo avrei avuto, ma proprio non ho voluto finirlo: mi ero affezionata ai personaggi, non li volevo lasciare.”

Lettura consigliata.

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Il dispiacere in un volto felice fa un effetto diverso, è come una nuvola su un paesaggio primaverile, un temporale estivo, o quel gusto un po’ amaro delle ciliegie non ancora mature.”

È una sera di settembre dei primi anni Sessanta quando, nel bel mezzo della campagna siciliana, scompare un bambino. Si tratta di Alfredino, unico figlio del barone Contiforte, personaggio eminente della piccola comunità di Roccaserrata. Il caso sembra essere destinato a rimanere irrisolto e sconvolge l’intero paese, ma colpisce in modo particolare un ragazzino vivace e visionario, Carmelo Muddica, che sembra non volersi rassegnare all’interruzione delle ricerche: Alfredino è stato l’unico vero amico della sua infanzia, un’anima fragile di cui si è sempre sentito responsabile. L’ostinazione di Carmelo nel mantenere vivo il ricordo del suo compagno di giochi, lungi dall’affievolirsi con gli anni, cresce con lui e con le sue prime esperienze nel mondo, con lo sbocciare del suo amore verso Agata, sorella di Alfredino, e con il suo tentativo di portare avanti la grande abnegazione dei genitori e dei nonni verso il lavoro alla masseria dei Contiforte. Fin dalla più giovane età, la continuità con l’attività di famiglia è proprio ciò che Carmelo immagina come suo unico possibile futuro, ma un pomeriggio d’estate, tra il calore delle fiamme, tutto sembra essere messo in discussione…

Paola Baia è nata a Catania nel 1976. Dipendente di un istituto di credito, attualmente vive a Caltanissetta e lavora nel Centro Sicilia. Nel 2019 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio La mosca di casa Bellassai (Edizioni Lussografica) facente parte della collana L’immagine rovesciata – Prove di narrativa siciliana. Nel 2021 ha vinto il concorso letterario “Etnabook – Cultura sotto il Vulcano” nella sezione dedicata ai romanzi brevi.

Autore: Paola Baia
Editore: Scatole Parlanti
Collana: Voci
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 12 dicembre 2022
Pagine: 242 p., Brossura
EAN: 9788832815511

Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

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