“L’Amore brucia come zolfo”, di Lucia Maria Collerone

A volte è proprio l’Amore a condurre per mano negli abissi della solitudine…

Caltanissetta, entroterra siciliano, seconda metà dell’ottocento. Romanzo storico che narra le vicende di personaggi realmente esistiti, quelle di uno spaccato di società fatto di miseria e nobiltà, “padroni” e sudditi in un’epoca in cui la donna non aveva alcuna voce in capitolo, nessun ruolo se non quello di sottomissione all’uomo in tutto e per tutto, di figlia devota e servile prima, di moglie pronta a soddisfare,poi, ogni bisogno del marito, di incubatrice per la discendenza e nessuna possibilità di riscatto. L’epoca in cui il sacrificio e la lotta per la sopravvivenza erano il pane quotidiano, quel pane che a fatica poteva essere guadagnato lavorando anche nelle miniere di zolfo, alle dipendenze dei Baroni, proprietari e signori delle Terre cui tutto era dovuto e che, spesso, si pagava con la propria vita. L’autrice presenta in chiave romanzata fatti reali, luoghi tangibili e tutt’ora esistenti, personaggi storici appartenuti ad un periodo che nel bene o nel male, hanno contribuito allo sviluppo del territorio.

Cecilia, bambina prima, donna poi, dai meravigliosi occhi smeraldo e dai capelli colore del fuoco, protagonista principale del romanzo, ha una vita travagliata fin dalla nascita. Nata e cresciuta insieme ai suoi fratelli in una famiglia povera, all’ombra di una madre poco avvezza alla dolcezza e incapace di amarla, e Bartolo, un padre innamorato della figlia, la sua piccola Principessa Sveva, uno “zolfataro” figlio illegittimo di Don Ignazio parroco del luogo. Uomo orgoglioso Bartolo, che saputa la sua vera identità non accetta l’aiuto economico che arriva alla morte del prelato e “costringe” la famiglia a continuare a vivere di stenti. La strada di una Cecilia bambina, si incrocerà con quella di Ferdinando, figlio del Barone del posto, quando in occasione di una festa a Villa Isabella, verrà assunta come domestica insieme alla madre. I loro occhi si incontreranno furtivamente ma ciò che lasceranno nelle loro anime non verrà dimenticato fino a quando, dopo molti anni, si rincontreranno per “puro caso”. Cecilia, rimasta sola al mondo tornerà a Villa Isabella dove verrà assunta come lavandaia alle dipendenze del Barone fino a che non si scoprirà essere un’abile ricamatrice e verrà incaricata di provvedere al corredino del nascituro, primogenito di Ferdinando. Ferdinando, pur sposato, non ha intenzione di lasciarla andare e confida i suoi sentimenti a Donna Carmela, governante della tenuta, a suo tempo amante del Barone di M. padre di Ferdinando. La storia si sa, è ciclica… cambiano i luoghi e le persone ma tutto si ripete… Cecilia si trova quasi costretta ad affrontare e accettare un destino già scritto, quel destino filo conduttore dell’intero romanzo, e la cui strada è lastricata da una storia d’amore meravigliosa e fiabesca, ma le favole non sempre hanno il lieto fine e l’amore, quello con la A maiuscola, non sempre è sufficiente a colmare il vuoto del dolore e della solitudine ma a volte ne è addirittura il diretto responsabile tanto da riuscire a far precipitare Cecilia nel vortice di una presenza totalmente assente.

Difficile evitare lo spoiler ed è per questo che non andrò oltre pur avendo toccato vari punti di questo gran bel romanzo. Sono tante le vicissitudini che si intrecciano alla storia d’amore di Cecilia e Ferdinando… forti, dolorose, tragiche, al limite del surreale a volte. Ma parliamo di vicende di vita vissuta e di ordinaria quotidianità in un passato non troppo remoto, appartenuto ai nostri nonni e bisnonni. Amore e sofferenza, sacrifici e rinunce dolorose, miseria e fame in netta contrapposizione ad abbondanza e ricchezze ostentate, malattia e morte, religione e bigottismo, finto moralismo, tabù e superstizione, ignoranza, silenzi, bugie… tutto trova spazio in un quadro dipinto con i colori di quel male oscuro che lacera l’anima e la mente di chi in fondo vive sì un grande amore, ma a che prezzo?.. Un amore malato fatto di dipendenza emotiva, di emozioni nascoste tra le mura domestiche, di privazioni… Un amore che porta dal Paradiso all’Inferno attraversando un destino cui sembra impossibile piegarsi…

Un plauso all’autrice che ha saputo brillantemente coniugare storia e romanzo attraverso un linguaggio semplice, dinamico, fluente, Una narrazione chiara, interrotta qua e là da espressioni dialettali di facile comprensione. Una storia visiva, la lettura ti conduce per mano attraverso tutto il racconto, diventi parte dell’insieme, riesci a osservare il territorio, la villa, i personaggi dei quali si arriva a percepirne espressioni, sguardi, posture… e l’odore dello zolfo, quelle miniere infernali dove tutto ha inizio e nel cui abisso dannato si finirà col precipitare…

Appassionante ed emozionante dalla prima all’ultima pagina, si legge velocemente perché l’ansia di conoscere le sorti di Cecilia non ti fanno staccare gli occhi dalla scrittura. Un romanzo che può essere inserito in quel realismo siciliano che rimanda al verismo di verghiana memoria e che si presterebbe, a mio avviso, a una trasposizione cinematografica che nulla avrebbe da invidiare ad uno storico Luchino Visconti regista de “Il Gattopardo” che nel 1963 diede vita all’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Non posso che consigliarne assolutamente la lettura.

Teresa Anania

Autore: Lucia Maria Collerone

Titolo: L’Amore brucia come zolfo

Editore: WriteUp Site

Anno: 2018

Pagg.: 208-Brossura

Prezzo: €. 13,00

Lucia Maria Collerone vive a Caltanissetta è una scrittrice e insegnante di lingua inglese in una scuola secondaria superiore. Il suo primo romanzo Lungo il cammino (Guida editore, 2003) ha vinto il Premio “Cimitile” nella sezione inediti. Nella sua seconda opera, 200 giorni. La dislessia tra i banchi di scuola e le pieghe della vita (Arethusa Editrice, 2010), racconta delle sue esperienze con il disturbo della dislessia e spiega la necessità di una didattica inclusiva. L’amore brucia come zolfo (WriteUp Site, 2018, seconda edizione) è il suo terzo romanzo, in cui racconta la drammatica storia di una giovane donna spezzata da un destino avverso nella Sicilia di fine ottocento.

TRAMA:

Quando Caltanissetta era il cuore minerario d’Europa. Quando i baroni erano ancora saldi al potere. Quando gli zolfatari vivevano e morivano come mosche. Quando per un tozzo di pane si svendevano dignità, umanità e qualsiasi decenza. Quando tutto questo accadeva, Cecilia, la magara dagli occhi verdi e dai capelli rossi, sognava di diventare una principessa sveva, come le aveva detto suo padre. Ma la strada verso il riscatto ha un prezzo così amaro, che anche il suo cuore impavido cede. Quando nessuno poteva dirsi fabbro del proprio destino, e il potere schiacciava chiunque. Da una storia vera.

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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