Ho iniziato a leggere Lascia che non torni l’autunno di Loredana Conti per riconoscenza.
Ho iniziato a leggerlo pur essendo un romanzo rosa.
Non amo i romanzi rosa, tendono ad avere tutti lo stesso cliché: lui ama lei, lei ama lui. Lui non lo sa, lei neppure. Lui travisa tutto quello che pensa o dice lei, lei travisa tutto quello che pensa o dice lui, e andremmo avanti così all’infinito se prima o poi non arrivasse qualcosa o qualcuno, sveglio quanto basta per la media nazionale, a salvarli da questa empasse, e accompagnarli verso l’inevitabile felici e contenti.
Non me ne abbia chi legge con passione i romanzi rosa, a me che prediligo i thriller potrebbe rinfacciare ulteriori cliché: Tizio ammazza Caio e la polizia vagola nel buio. Arriva Tapino che non c’entra nulla e viene accusato dell’omicidio. Tutte le prove convergono su di lui e Tapino, che è pure un po’ sfigato non riesce a scrollarsene di dosso neppure una. A quel punto arriva, il commissario, lo psicologo, il profiler direttamente da Quantico ( cos’è un thriller, oggigiorno, senza un profilatore criminale?)la donna delle pulizie, qualcuno, insomma che funga da deus ex machina, con lo sguardo più acuto di una civetta, il fiuto più sottile di un segugio e la capacità di leggere nel pensiero di Giucas Casella, che riuscirà a districare l’impossibile individuando il vero colpevole. E mica finisce qui, perché difficilmente l’assassino muore, il più delle volte fugge ( prima o dopo l’arresto è irrilevante), così da garantire il sequel.
A ognuno i propri cliché che ce n’è per tutti i gusti.
Comunque, per tornare a noi, ho letto Lascia che non torni l’autunno ugualmente, e mi è pure piaciuto. I cliché ci sono tutti, ovviamente, sennò che romanzo rosa sarebbe? Ma c’è tanto altro ancora. C’è vita, freschezza, c’è lo sguardo gaio dell’autrice che guarda al mondo con saggia spensieratezza, c’è profondità di analisi espressa attraverso dialoghi vivaci e veri.
I personaggi son ben delineati, credibili e ben differenziati l’uno dall’altro.
E poi c’è la storia condotta con disinvoltura, divertimento, un pizzico di thriller e uno di Asperger, che per un’amante del genere, e pure psicologa, come me, proprio non guasta.
Manuela Leonessa
La trama
Vittorio, fratello di Claudio, trentacinquenne rigido e dedito al lavoro, non lascia spazio ai sentimenti. Sentimenti feriti dal tradimento della sua fidanzata con il suo migliore amico.
Si incontrano per evitare di far rompere il fidanzamento tra Claudio e Margaret, figlia di un magnate inglese la cui collaborazione è indispensabile alla sopravvivenza delle aziende di famiglia dei due fratelli.
Sarà necessario fingere una relazione tra Beatrice e Vittorio per dissipare i sospetti di una relazione amorosa tra la donna e Claudio.
La farsa si trasformerà presto in qualcosa di molto diverso, caldo, conosciuto e sconosciuto al contempo.
Sullo sfondo la storia di un ragazzo asperger; di un uomo in cerca di vendetta; di un antico amore che deve fare i conti con un evento inaspettato; e di una bellissima donna che scopre per la prima volta che l’amore è donarsi in modo reciproco.
Piccola, ma importante apparizione di Claudia e Luca, protagonisti de “I nomi delle rose selvatiche”.
“Finalmente venne presentata a Vittorio. Qualcosa di molto simile a una lancia infuocata, ma fatta di piume e seta le trapassò le viscere: oddio… che mi prende? Per la prima volta si trovò impacciata davanti a un uomo. Un uomo che non era niente di speciale, cercò di dirsi mentre tentava di nascondere la tempesta alla sua ragione. Niente a che vedere con quell’adone del fratello… ma qualcosa, qualcosa di viscerale, l’aveva colpita.”
“Pensò che aveva voglia di baciarla, su quella bocca che poteva pure evitare di continuare a prendersi in giro: era la più sensuale che avesse mai visto; di accarezzarle i capelli normali, che per caso aveva scoperto essere soffici come seta; di guardarla in quegli occhi profondamente intelligenti, il suo tratto migliore, originale, unico anzi.
Un uomo non si sarebbe girato a guardarla due volte, era vero. Ma avrebbe perso un’occasione meravigliosa.”
“…non era più tempo di rapporti squilibrati.
Voleva una relazione sana in cui ognuno mettesse a disposizione dell’altro le proprie forze.
Voleva camminare al fianco del proprio compagno, non avanti e nemmeno dietro…”
“Non posso prometterti di essere l’uomo dei tuoi sogni. Posso solo assicurarti che non ti farò mai del male. E non solo intenzionalmente. Io farò in modo di non farti del male nemmeno per sbaglio.”