Le due madri – Storia di una bambina in affido di Gianfranco Mattera

Le due madri – Storia di una bambina in affido

Gianfranco Mattera
Non ci sono scuole per diventare delle brave mamme. Non ci sono insegnanti che preparano all’avventura irripetibile di crescere un figlio. A volte non si è pronti. A volte si è troppo fragili e schiacciati dalle proprie difficoltà per prendersi cura di un figlio. A volte si ha bisogno d’aiuto e non si è capaci di chiederlo, o di accettarlo. Solo un figlio può far nascere una mamma. Perché la domanda più complessa non è come cresce un figlio, ma come cresce una mamma. L’affidamento familiare visto da dentro, nella sua complessità. Non una storia di burocrazia, ma una duplice storia d’amore

Recensione

Una storia d’amore, una bambina, due madri. In un racconto alternato, l’autore ci parla dei sentimenti forti delle due donne. La madre naturale : Giulia che per la sua vita scombinata, non riesce a vivere senza un uomo, ma il vero problema è che sceglie sempre uomini difficili e violenti, non ha un lavoro ed i servizi sociali hanno preso la bimba in affidamento.
Il pensiero di te è costante. Non mi abbandona. Anche adesso, mi circondi con la tua assenza nel rumore ovattato.
Roberta, la madre affidataria, una donna con grande amore da dare, è sterile e non riesce ad accettare questa condanna che vive come una mutilazione. Insieme a suo marito Mauro, decide di fare la madre temporanea di Marika, una bambina divisa.
Sei entrata nella mia pancia che avevi cinque anni, dopo ventisette mesi d’istituto: da subito mi sono sentita attratta, mi sono innamorata di te, la tua presenza mi ha restituito la bellezza di sentirmi viva, di essere utile a qualcuno, di alzarmi la mattina e avere uno scopo.
Due madri, due personalità, la bambina divisa che non sa più chi considerare madre. Con Roberta si sente a casa, protetta, amata. Del colloquio con la madre naturale non sa cosa pensare, è solo una bambina, non può capire che gli adulti sono complessi, che anche una madre che ti ha tenuto dentro di sé, non sa crescere, non sa proteggere la sua piccola dagli uomini violenti che popolano la sua vita. La madre affidataria, sa di essere una madre a tempo, ne soffre è uno stillicidio continuo giorno dopo giorno. Come può accettare che la bambina che tu ami con tutto il cuore, il corpo e l’anima, un giorno potrebbe dire : “ grazie per averci aiutato, la bambina può tornare a casa sua”.
Uno scritto emozionale, quasi epistolare, i pensieri delle due donne sono presentati come lettere scritte alal figlia in comune.
L’autore ha messo in evidenza, il lato umano, la sofferenza di chi ha perduto una figlia, e la sofferenza di chi sa che prima o poi la perderà. Non si è soffermato minimamente sul lato legale, assistenti sociali, giudici e i percorsi che hanno portato a questa situazione, è solo una grande storia d’amore: Giulia e Roberta in modo forse opposto amano profondamente la piccola con due madri.
La bambina è la persona che suscita amore illimitato di due donne. Essere madre è portare dentro di sé un esserino per nove mesi, o curarla, aiutarla a crescere armoniosamente?
Giulia continua a dire “ ti hanno portato via da me , è un’ingiustizia”, ma perché una donna non riesce a mettere al primo posto la figlia che ha messo al mondo? ‘
Roberta, ha un amore d’amore dentro da donare, l’emozione di quando per la prima volta la bambina fuori scuola la chiama mamma, le toglie il fiato. La donna vive con terrore la decisione del giudice in merito all’affido della piccola.

Conclusioni

Un libro da leggere, sono sentimenti, parole d’amore: addolorate per Giulia, di felicità a tempo determinato di Roberta.
Ma la piccola di cosa ha bisogno? Vivere in una famiglia serena che la ama profondamente oppure tornare dalla madre naturale nonostante la sua immaturità?
Un libro da leggere, poche pagine ma intense, crea tanti interrogativi senza risposto. Cosa è giusto? Bisogna pensare ai legami di sangue o al benessere della piccola? Le due madri l’amano entrambe intensamente,ma in modo diverso , come sono diverse le loro vite.
Io ne consiglio la lettura, aiuta a non giudicare un giudice, un’assistente sociale, sono aiuti sia per la madre che per i bambini, a volte solo l’amore non basta…

Voto

5/5

Video

Citazioni

È stato un giudice a dividerci. Non ne ho certezza, ma quel giudice non deve avere figli. Come spiegheresti altrimenti la decisione di separare una madre dalla sua bambina? Non ti ho picchiata. Non ti ho malnutrita. Non ho permesso a nessuno di avvicinarti. Di farti del male. Mi sono presa cura di te. Nonostante la difficoltà di reperire un’occupazione stabile non ti ho fatta mancare nulla. Il latte in polvere, i pannolini, i vestiti, gli omogenizzati. Hai avuto tutto il necessario. Lo giuro! Anche se ero giovane. Troppo giovane, per tirarti su da sola. Perché sai qual è la mia colpa? Tu lo sai! Non ti ho dato un padre. L’uomo che mi ha messa incinta, l’uomo per il quale avevo perso la testa e che credevo di amare, con cui avevo progettato di crescerti e invecchiare, non ti ha riconosciuta

È successo! È stata la prima volta, davanti all’ingresso della scuola elementare, in presenza degli altri bambini, dei loro genitori, della bidella, della maestra. Mi sono accovacciata sulle ginocchia per salutarti con un bacino sulle guance: il nostro rito quotidiano. Mi hai colta di sorpresa, hai puntato gli occhietti dritti nei miei. Ha prevalso l’istinto, sono rimasta ferma immobile, un sasso, come se qualcosa d’ineluttabile stesse per accadere. «Ciao, mamma, ti voglio bene!» hai esclamato, lanciandoti tra le mie braccia, non ce l’ho fatta neppure a biascicare: «Anch’io tesoro, cosa credi!» a sussurrarti in un orecchio per rassicurarti ed allontanarti dai mostri e dai pensieri cattivi che ogni tanto si fanno largo nella tua testolina: «Non avere paura, io non ti abbandono!». Sono sgusciata via nel parcheggio a testa bassa con gli occhi vinti dall’emozione che non riuscivo a contenere, non ho riflettuto sulla valenza delle tue parole, voglio dire, sul significato che tu vi attribuisci, sulla fatica che hai fatto per pronunciarle, che posso soltanto immaginare. So che sei sincera! «Ciao, mamma!» continuo a ripeterlo, come una nenia cara.

Recensione di Elisa Santucci

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.