Le macchine rosse, Roberto Manzocchi. EBS Print
“La vita è passata così, tutti questi anni come un breve soffio di vento.”
Mi soffermo, come mio solito, su titolo e copertina, quest’ultima a dire il vero alquanto singolare, con un’auto rossa che s’intravede in uno specchietto a sinistra, su uno sfondo di campi, uomini e sinapsi. Delle macchine rosse del titolo andrò invece alla ricerca, fino a quando non ne individuerò qualche traccia nella narrazione.
L’autobiografia è il raccontar di sé, della quotidianità, dei tanti momenti che appartengono alla sfera privata e che sembra possano interessare esclusivamente la persona che racconta e la sua cerchia di conoscenze. Non è così. Quelle pagine diventano un bagaglio personale messo a disposizione dei lettori, dove convergono emozioni e pensieri in un gioco di analogie e differenze, in quello che diventa scambio e confronto, mediato da una miriade di riflessioni che uniscono autore e lettore in un ideale ponte comunicativo.
Se ciò è sempre vero, a maggior ragione lo è con questo libro, dove l’autore ci invita a seguirlo nel suo affascinante percorso di operatore sociosanitario, osservatorio privilegiato da cui guarda la vita degli altri: una galleria di umanità, di personaggi che sfilano davanti ai nostri occhi nel loro percorso in declino.
La relazione di aiuto con le problematiche che comporta qui diventa un affascinante campo di attenzione, interazione, aiuto e la cura, con tutte le sue sfumature, occupa il primo posto.
Le relazioni d’aiuto! Pensiamo di conoscere già tanto e invece qui, pagina dopo pagina, scopriamo nuove sfaccettature, attraverso le parole di Roberto Manzocchi, che documentano e fotografano lo svolgimento del lavoro con un’osservazione partecipe, che vede nella pausa di riflessione il momento dell’analisi interpretativa del caso.
Con un lessico chiaro e una narrazione coinvolgente, ci rende partecipi delle certezze, delle difficoltà e dei dubbi che lo accompagnano nel suo iter professionale, tanto che Luigi, l’ingegner Anselmo, il professor Morganti, Angelo e Rosa, Carla (la principessa delle anime notturne) e tutti gli altri, diventano parte della nostra realtà.
All’inizio della sua carriera potevano rivelarsi utili i racconti e le frasi rubate al personale con maggiore esperienza nelle varie strutture, perché il lavoro nelle RSA si traduceva in “tanta pratica, poca grammatica”. E allora, si chiedeva, tutte le lezioni di etica, morale, psicologia e comunicazione?
Sono momenti in cui la teoria sembra scomparire di fronte alle difficoltà, ma a cui bisogna attingere per non essere approssimativi e peccare di superficialità.
Roberto rivela un suo motivo di orgoglio, che ritengo dovrebbe essere la medaglia al petto di tutti: l’ascolto!
Ascoltare non è perdere tempo, ma prendersi cura dell’altro parlandogli, aiutandolo a tirar fuori tanti piccoli frammenti di sé, tanto più preziosi, quanto più labili. Infatti quando il paziente si trova di fronte ad una persona che non sa molto di lui e che si dimostra interessata a tutto quello che ha da raccontare, c’è in lui un nuovo entusiasmo e la memoria si riattiva.
Non dobbiamo mai dimenticare che “Ogni giorno perdiamo un pezzettino dell’immagine della persona che abbiamo davanti …”
Roberto non s’annoia davanti ad Angelo e Rosa che parlano della propria giovinezza, dei famosi anni 60, con vespe, lambrette e piccole utilitarie, perché trova nelle storie narrate dai protagonisti il colore della gioia del passato.
Quando l’operatore svolge il servizio domiciliare e viene chiamato dalla famiglia del paziente, si chiede chi troverà ad attenderlo dietro la porta. È sempre una sorpresa. Può esserci la famiglia empatica e collaborativa oppure quella che si preoccupa dell’aspetto economico, di orari e compiti. La sua preparazione gli sarà senz’altro d’aiuto per stabilire le giuste interazioni, prima di dedicarsi al nuovo paziente, consapevole che sempre più spesso queimodi che destano perplessità non fanno altro che seguire le tempeste neuronali della malattia.
È molto importante amare il proprio lavoro, dedicarsi ad esso con passione e competenza. Forse è proprio la combinazione di questi due elementi a far dire all’autore a proposito del cervello di un paziente: “Materia grigia? O non piuttosto caleidoscopio di colori, infinite tinte fluttuanti, cangianti, sempre con nuove trasformazioni e geometrie…”
Grazie a Roberto Manzocchi per questa immersione nel mondo delle professioni di cura. Una lettura consigliata.
“Reparto Alzheimer, ambiente senza colori, freddissimo nella sua povertà di stimoli e abitato da poche figure che avanzano lente, con gli sguardi nel vuoto come manichini in movimento e che in maniera molto probabile hanno la mente in un altro luogo e in altro tempo.”
MARIA TERESA LEZZI FIORENTINO
«Mi hanno detto che hai fatto la scuola per lavorare con gli anziani. Avrei bisogno di una persona per assistere mio marito. Puoi aiutarmi? Si tratterebbe solo di poche ore al giorno…» E si comincia…
Autore: Roberto Manzocchi
Editore: EBS Print
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 19 dicembre 2022
Pagine: 196 p., Brossura
EAN: 9791259688491
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