Durante il corso della storia, le questioni religiose sono spesso state spinose: la necessità di voler affermare a tutti i costi l’autenticità e la validità del proprio culto, le diatribe tra monoteismo e politeismo, la pratica dei vari riti, la simbologia, gli usi e i costumi relativi alle diverse divinità, hanno non di rado generato conflitti sfociati poi in vere e proprie guerre volte all’affermazione assolutistica di un credo rispetto ad un altro. La stessa etimologia del termine “religione” ha sollevato discrepanze già in tempi remoti: secondo Cicerone, la parola avrebbe origine dal termine relegere , ossia “ripercorrere” o “rileggere”, intendendo una riconsiderazione diligente di ciò che riguarda il culto degli dèi. Nello specifico egli dice:
“…invece coloro che riconsideravano con cura e, per così dire, ripercorrevano tutto ciò che riguarda il culto degli dei furono detti religiosi da relegere, come elegante deriva da eligere (scegliere), diligente da diligere (prendersi cura di), intelligente da intelligere (comprendere).”
E ancora:
Religio è tutto ciò che riguarda la cura e la venerazione rivolti ad un essere superiore la cui natura definiamo divina.”
Secondo Lucrezio, invece, il termine religio deriva dalla radice re-ligare, che ha il significato di “dei legami che uniscono gli uomini a certe pratiche”, con un’accezione di negatività, così come sostiene anche Lattanzio che specifica:
“…con questo vincolo di pietà siamo stretti e legati (religati) a Dio: da ciò prese nome religio, e non secondo l’interpretazione di Cicerone, da relegendo.”
È evidente, dunque, come fin da tempi remoti ci fossero interpretazioni differenti anche sull’origine del termine religione: in pratica c’era chi sosteneva che si trattasse della pura relazione tra l’uomo e lo straordinario, con i dovuti riguardi, e chi riteneva che questo legame potesse vincolare in modo persino deleterio l’uomo, tanto da provocargli il “timore della divinità” generato dalla possibile ira che la stessa (o le stesse) entità superiore potesse riversare sul genere umano qualora i riti da celebrare non venissero ottemperati o non eseguiti in maniera consona e corretta.
Ma perché nascono le religioni? Probabilmente si tratta di un motivo prevalentemente sociale e organizzativo, che ha poco a che fare con l’esistenza di un dio, e questo soprattutto agli inizi, quando era necessario creare un sistema sociale e culturale che dettasse regole di comportamento personali e comunitarie. Lo studio paleoantropologico e preistorico consente di affermare che l’uomo degli albori possiede una sua religione, cioè un sistema di dottrine, credenze, riti, luoghi di culto e personaggi sacri a cui fare affidamento, utili sia per fare comunità, sia per tentare di scalfire la paura, caratteristica intrinseca di ogni essere umano, rispetto all’ignoto.
Ovviamente, ogni religione tende a richiamarsi alle origini del creato. E chiaramente, tra i vari e differenti culti che si sono diffusi in tutto il mondo, non possiamo non annoverare la religione cristiana e le origini del cristianesimo, che rappresenta un fenomeno molto complesso e articolato su cui da secoli si discute.
Divergenze di opinioni esistono anche rispetto alla nascita della fede cristiana: c’è chi sostiene che sia stata fondata da Gesù di Nazareth e chi afferma l’esatto contrario. I più ritengono che il cristianesimo sia profondamente radicato nella religione ebraica. Infatti, come raccontano anche nei primi capitoli del libro degli Atti degli Apostoli, i credenti cristiani si radunavano inizialmente sotto il portico del Tempio di Salomone. A differenza del paganesimo, politeista, il credo cristiano si basa sul monoteismo, e sull’essenzialità della figura di Cristo, che incarna il Messia e il Salvatore tanto atteso anche dagli ebrei.
Ma quali furono le caratteristiche peculiari che consentirono alla religione cristiana di diffondersi ed espandersi? In molti ritengono che questo credo si sia propagato tra il primo e il secondo secolo, anzitutto tra le fasce medio-basse, con lo scopo di rispondere ad un bisogno di spiritualità differente, in quanto la religio tradizionale, considerata nella complessità dei suoi culti misterici, fosse destinata a una cerchia elitaria. A ciò va sommata la politica adottata dai vari imperatori, a partire da Costantino, le cui confessioni erano seguite sia dalla corte, sia dall’esercito, che sempre si uniformava alla fede del sovrano in carica. Proprio Costantino, insieme a Licinio, colui che aveva ottenuto il titolo di Augusto d’Oriente, promulgò l’Editto di Milano nel 313, un documento che riconosceva la libertà di religione per tutti gli abitanti dell’Impero. Ciò consentì ai cristiani di praticare la loro fede senza essere più perseguitati e vennero reintegrati dei beni che Diocleziano aveva loro confiscato. Quest’ultimo, invece, aveva operato torture e massacri anche ai soli sospettati di praticare il cristianesimo. Costantino, che si sarebbe fatto battezzare poco prima di morire, concesse la coesistenza di paganesimo e cristianesimo, pur favorendo il secondo rispetto al primo. Nel 325, lo stesso Costantino convocò a Nicea il primo concilio ecumenico, al quale parteciparono vescovi provenienti sia dall’Oriente sia dall’Occidente dell’Impero, imponendo come unica dottrina il cristianesimo e condannando i pagani. Seguirono poi Costanzo, figlio di Costantino, e Flavio Claudio Giuliano, detto l’Apostata, perché pur essendo stato educato ai principi cristiani, si avvicinò al politeismo ritenendo il cristianesimo come una superstizione. Ma fu con Teodosio che il cristianesimo assunse un ruolo di religione ufficiale, grazie all’editto di Tessalonica. Roma e Alessandria d’Egitto vennero riconosciute come le sedi episcopali più importanti. Nel novembre del 392, sempre Teodosio definì ulteriormente i suoi intenti antipagani con l’Editto di Costantinopoli: nell’Impero furono vietati i sacrifici, il culto delle divinità pagane, le pratiche divinatorie, la consultazione delle viscere, l’ingresso ai templi pagani.
Come ci narra dettagliatamente Emanuele Rizzardi nel suo ultimo romanzo, “Lo Stendardo Di Giove”, l’Occidente non era d’accordo, e decise di passare alle armi pur di non sottostare a una volontà ritenuta un obbligo insostenibile. L’autore affronta i vari percorsi storici, che videro tra l’altro Flavio Eugenio nominato Augusto d’Occidente. I vari personaggi raccontano con estrema dovizia di particolari, le vicende che si susseguirono e che li videro protagonisti indiscussi di un tempo quasi surreale, costretti a battersi e a sacrificare le loro esistenze nel nome di un dio…
“Chi si immagina la guerra non avendola mai vista, pensa sempre a schiere di soldati scintillanti, puliti e ordinati che combattono con grande passione e tenacia, sconfiggendo i nemici in nobili duelli. La verità è ben diversa e ogni scontro è solo caos, morte, liquami e sporco (…) Stanchi colpi di spada, affondi lenti e molli, soldati che cadevano nel fango e finivano i nemici a colpi di pietre, pugni, calci, togliendosi pezzi di armatura nella vana speranza di ottenere un po’ di sollievo.”
Ma può un dio, qualunque o chiunque esso sia, volere un così immane spargimento di sangue nel suo nome? È lecito e giusto, immolarsi fino all’estremo sacrificio per una fede? Deve essere ritenuto sacro massacrare i propri simili solo perché professano un credo differente?
“Guardiamo le medesime stelle, comune è il cielo, un medesimo universo ci racchiude: che importa con quale dottrina ciascuno riceve la verità? Non si può giungere fino a così sublime segreto per mezzo di una sola via.”
Ancora oggi, in tante parti del mondo, purtroppo, la storia si ripete. Milioni di persone sono state barbaramente assassinate per questioni legate alla religione. E questo, indipendentemente dalla fede o dal credo che ciascuno di noi può eventualmente professare, dovrebbe spingerci a riflessioni profonde e umane.
“Gli uomini, in quanto tali, commettono errori e sono imperfetti come il metallo grezzo; la migliore qualità che hanno non è evitare di sbagliare, ma apprendere dai propri errori e proseguire con un nuovo bagaglio di esperienze da lasciare alle generazioni future.”
Fabiana Manna