Titolo: Le otto montagne
Autore: Paolo Cognetti
Editore: Einaudi
Anno: 2016
Pagg: 208-Rilegato
Prezzo: €. 18,50
Premio Strega 2017
Romanzo scritto in prima persona, il cui Io narrante è uno dei protagonisti, Pietro. È la storia di un’amicizia, nata per caso, d’estate, ai piedi del Monte Rosa, tra due ragazzi Pietro e Bruno. Due adolescenti con interessi e modus vivendi totalmente diversi e altrettanto similari, anime affini, che mi piace definire “la mente” e “il braccio”. Apparentemente secondaria la figura femminile della mamma di Pietro ma che, come tutte le grandi donne, è il perno, l’ago della bilancia, con l’ingrato compito di mantenere gli equilibri in un contesto principalmente maschile, fatto di orgoglio, di essenziale, di azioni e di “non detto”. Ragazzi che diventeranno adulti e che più volte si perderanno per poi ritrovarsi, in una sorta di vagabondaggio interiore prima di ritrovare quel filo di Arianna che farà riannodare i fili della propria esistenza. “…..Può apparirti del tutto diverso, da adulto, un posto che amavi da ragazzino, e rivelarsi una delusione; oppure può ricordarti quello che non sei più e metterti addosso una gran tristezza”…….. Romanzo dal linguaggio fluido e dove le parole vengono scelte con cura affinché entrino in relazione con l’intero contesto narrato rendendo “visibile” la lettura. Una storia ricca di sentimenti, amicizia, affetto, amore, orgoglio, pazienza, rabbia, malinconia, sensi di colpa. Per nulla scontato ma interessante, coinvolgente ed evocativo, non offre colpi di scena ma racconta la Vita intrisa di imperfezioni, debolezze, errori, mancanze, sentimenti e di quanto, pur se difficile, strana e a volte incomprensibile, sia sorprendente e degna di essere vissuta sempre guardando avanti. …….”in certe vite esistono montagne a cui non è possibile tornare”……. “qualunque sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa” ……
Assolutamente consigliata la lettura.
Teresa Anania
Paolo Cognetti nasce a Milano il 27 gennaio del 1978 ha cominciato a scrivere verso i diciotto anni. Ha studiato matematica all’università e letteratura statunitense da autodidatta. Abbandonati gli studi accademici, nel 1999 si è diplomato alla Civica Scuola di Cinema di Milano. Nel decennio successivo si è dedicato alla realizzazione di documentari a carattere sociale, politico e letterario. Come narratore ha esordito nel 2003 con il racconto Fare ordine, vincitore del Premio Subway-Letteratura Negli anni seguenti ha pubblicato le due raccolte di racconti Manuale per ragazze di successo (2004) e Una cosa piccola che sta per esplodere (2007) e il “romanzo di racconti” Sofia si veste sempre di nero (2012), tutti usciti per minimum fax, vincitori di numerosi premi. Dopo una serie di documentari sulla letteratura americana (Scrivere/New York, 2004) ha pubblicato nel 2010 New York è una finestra senza tende, seguito nel 2014 da Tutte le mie preghiere guardano verso ovest, due guide personali alla città di New York. Nel 2015 ha inoltre curato per Einaudi l’antologia New York Stories. L’altra passione di Cognetti è la montagna, dove trascorre in solitudine alcuni mesi all’anno. Da questi eremitaggi è nato un diario, Il ragazzo selvatico, del 2013. Nel 2014 è uscito per minimum fax A pesca nelle pozze più profonde, una meditazione sull’arte di scrivere racconti. Nel 2009 ha vinto il premio Lo Straniero, riconoscimento attribuito dalla rivista Lo Straniero diretta da Goffredo Fofi ad artisti, saggisti, operatori, iniziative culturali e sociali di particolare spessore e generosità L’8 novembre del 2016 è uscito per Einaudi il suo primo romanzo in senso stretto: Le otto montagne, venduto in 30 paesi ancor prima della pubblicazione,con il quale si è aggiudicato il Premio Strega 2017. il Prix Médicis étranger, l’English Pen Translates Award, il Premio Itas, il Premio Viadana e il Premio Leggimontagna.
TRAMA:
Pietro è un ragazzino di città. La madre lavora in un consultorio di periferia, farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un solitario, e torna a casa ogni sera carico di rabbia. Ma sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l’orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Graines sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quella Val d’Ayas “chiusa a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l’accesso” ma attraversata da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lì, ad aspettarlo, c’è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma si occupa del pascolo delle vacche. Sono estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, “la cosa più simile a un’educazione che io abbia ricevuto da lui”. La montagna è un sapere, un modo di respirare, il suo vero lascito: “Eccola lì, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino”. Paolo Cognetti esordisce nel romanzo con un libro sui rapporti che possono essere accidentati ma granitici, sulla possibilità di imparare e sulla ricerca del nostro posto nel mondo.