Guido Blenx è un uomo sulla trentina, che è riuscito a coniugare le sua passione per i libri con quella per il cinema, facendole diventare un lavoro. La sceneggiatura è, dunque, il suo mestiere, quello che tra alti e bassi gli dà da vivere. Certo Guido sogna il cinema, ma nel frattempo scrive per le serie tv, che gli vengono commissionate, all’interno delle quali deve muoversi, però, seguendo percorsi già tracciati da altri, mettendo in scena visioni del mondo che non gli appartengono e dando voce a personaggi improbabili, voluti dalla produzione. Così Guido finisce per piegarsi alle logiche di mercato alle quali deve sacrificare la propria creatività.
Intanto la vita scorre, passano i natali, le estati e gli inverni e Guido diviene sempre più rinunciatario sul lavoro e nella vita privata. La ferita per la separazione dalla moglie Elena, donna forte e volitiva, che lo ha lasciato, perché stanca della sua indecisione, lungi dal rimarginarsi, col tempo contribuisce ad allontanarlo dalla realtà. Guido continua, infatti, a leggere la posta elettronica di lei, a seguirla sui social, a spiarla di nascosto e l’andamento delle sue giornate dipende dall’idea che di volta in volta si fa della vita privata di Elena. Inizia a confondere realtà e fantasia, si accomoda là dove tutto può ancora succedere, nella sua mente dove c’è spazio per tutto e il contrario di tutto, dove traccia trame possibili, scrive e riscrive i finali. Guido, insomma, più che vivere, immagina, ma questo esistere in una dimensione tutta mentale, finisce con il fargli perdere progressivamente il contatto con il vero e gli provoca lo scivolamento in una dimensione separata e pericolosa di sovrapposizione tra realtà e fantasia.
L’oscillazione continua tra il dubbio sulla propria mediocrità di uomo e di scrittore e i sogni di gloria si risolve in una vittoria del primo, che va facendosi strada nella sua mente. Guido comincia a sentirsi un perdente e si ammala: sente voci che lo martellano e lo aggrediscono, è terrorizzato da animali innocui con cui ingaggia vere e proprie battaglie, finchè un giorno il dolore altrui si para sulla sua strada. E tutto lentamente inizia a cambiare. Guido, infatti, nell’aiutare gli altri, ritrova se stesso. Comincia con un parente, che ha perso la figlia, al quale indica una possibile strada al dolore e ci riesce proprio mettendo in campo la sua unica dote. Grazie alla fantasia e alle parole che non gli sono mai mancate Guido appronta sul momento una teoria del buio, che costituirà per l’uomo un appiglio per risollevarsi dal baratro in cui è sprofondato.
Poi toccherà a Luisanna, la sua amica regista, colpita da una gravissima malattia. Guido si trasferisce a vivere da lei, si rasa i capelli perché lei li ha persi, cucina per lei, l’accompagna dai medici e in terapia. Insomma c’è, lenisce la sua solitudine, è presente.
E cambia. Nel fare, nel dare, Guido cambia, perché innanzitutto si accetta con i suoi limiti e capisce che l’invisibilità di cui si era ammantato per sfuggire al dolore non lo mette al riparo. Capisce anche che una persona come lui può essere un animale di innegabile bellezza e utilità e capisce che Il lieto fine è ancora possibile.
Un libro di passioni, Le pietre in tasca; passione per i libri, “armi silenziose contro qualsiasi male”, passione per il cinema, luogo dell’anima in cui sentirsi po’ americani come i personaggi sullo schermo grazie ai pop corn nell’intervallo, passione per le storie, di conseguenza. Guido sa infatti che non morirà finchè avrà una storia da raccontare. Un libro sul valore salvifico delle parole, dunque, e dell’immaginazione, e sull’importanza dell’accettarsi per quello che si è. Perché la realtà è l’unica cosa che ci rimane, ci dice il protagonista, per cui è inutile provare a sfuggirle. Anche perché riserva sempre un lieto fine, proprio come accadrà a Guido con la testa tra le nuvole e le pietre in tasca sin da bambino.
Donatella Schisa
Titolo: Le pietre in tasca
Autore : Laura Sabatino
Editore : Augh
Collana : Frecce
Prezzo : € 15
Laura Sabatino è nata a Napoli. Dopo la laurea in Lettere Moderne nel 1989, si è diplomata in sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1991. Ha lavorato come soggettista e sceneggiatrice per il cinema (finalista ai Nastri D’Argento con il film Ribelli per caso, Premio Flaiano per Il resto di niente). Ha pubblicato un racconto nell’antologia Omicidi all’Italiana (Colorado Noir, 2007). Nel 2013 è uscito il romanzo La distrazione (L’Erudita, Giulio Perrone Editore) con il quale ha ottenuto riconoscimenti nazionali come il Premio Letterario “Raffaele Artese” (2014).
Descrizione:
Guido è uno sceneggiatore trentenne che scrive film indipendenti e divide i suoi sogni di gloria con l’amica regista Luisanna. Nel 2002 i due amici sono a un bivio: continuare col lavoro autonomo o cedere alle offerte della televisione che in quel periodo comincia a produrre serie in gran quantità? Sebbene il sogno del cinema rivesta una vitale importanza per entrambi, per motivi pratici scelgono la tv. Guido si ritrova a lavorare al servizio di Marta Vinciguerra, un’ex attrice di modesto successo, ora produttrice. Se le storie che scrive per lei sono piene di svolte, amori estremi e colpi di scena al limite della verosimiglianza, la sua vita privata invece sembra sempre ferma a un punto: la separazione dalla moglie Elena. Passano gli anni e Guido deve confrontarsi con la consapevolezza della propria mediocrità, nel lavoro e fuori. Finché, imprevedibilmente, il suo destino non torna a intrecciarsi con quello di Luisanna e di Elena, facendogli pensare che – dopo tutto – un lieto fine è ancora possibile.