L’età fragile, Donatella Di Pietrantonio
L’età fragile, Donatella Di Pietrantonio. Einaudi editore.
“Mi confondo anch’io, non so se parlo alla bambina che si attarda o alla donna che sarà. Ma i figli quando cominciano a essere davvero grandi?”
Ci sono libri che catturano i pensieri e te li restituiscono colorati di nuove emozioni, libri che ti scelgono prima ancora di essere scelti, libri che leggi seguendo il ritmo della vita, della riflessione continua sul rapporto genitori-figli, sempre controverso e dibattuto.
“L’età fragile” di Donatella Di Pietrantonio è un libro che leggo col ritmo dell’empatia venata di melanconia, nella certezza che non esistono età fragili ma semplicemente “fragilità” in ogni fase della vita.
È un ritmo lento, anche se il libro scorre e il paradosso è soltanto apparente. Il tempo si ferma a ogni pagina, in questa fragilità che unisce due donne, madre e figlia, Lucia e Amanda, nei silenzi che si vorrebbe scuotere, nei segreti nascosti che hanno ferito l’anima. Due generazioni unite dal silenzio, da una comunicazione difficile.
Amanda rientra in Abruzzo da Milano spenta, silenziosa, chiusa nel proprio mondo, in una corazza di sofferenza inaccessibile. Da cosa si difende, chi o cosa l’ha ferita? Quanto e come una madre può essere d’aiuto se non c’è alcuna disponibilità all’ascolto, al dialogo?
Com’era un tempo, perché questa trasformazione?
“Era una figlia che non dava pensieri. Non fumava, né rientrava ubriaca, sul suo corpo non comparivano piercing e tatuaggi vistosi. Le altre madri raccontavano gli eccessi dei figli. Allora ascoltava, ogni tanto. Avevo ancora uno spiraglio in cui soffiare la voce.”
Nei quattro capitoli (Amanda – Il Dente del Lupo – La fuga – Il concerto) in cui è scandita la narrazione, è Lucia, fisioterapista al lavoro, coi ricordi di un tempo e un presente che li risveglia, la voce narrante che si racconta con tanti rimproveri da muovere a sé stessa e ad altri.
Nei suoi ricordi di gioventù riaffiora un segreto che non può tenere nascosto ad Amanda: ci sono i resti di un campeggio che lo testimoniano, proprio su un terreno di famiglia che si trova sotto Il Dente del Lupo. Tre ragazze scomparse. È troppo doloroso anche da raccontare il terribile fatto di sangue che ha cambiato la vita di tutti.
“I posti non hanno colpe. Che colpa ha il Dente del Lupo degli spari di allora, del sangue?”
Ora però “Tutto è evaporato, trasformato, scomposto. Anche la natura dimentica. Ricresce su tragedie e disastri.”
Leggiamo due vite in parallelo, due momenti di grande fragilità che colpiscono la gioventù.
È il rapporto tra generazioni diverse, tra madre e figlia, con le incomprensioni che lo caratterizzano, col non saper mai qual è l’azione da compiere, la parola giusta da dire e per chi debba essere giusta.
L’ascolto e l’attenzione a volte non bastano, perché i propri pensieri non seguono la logica dell’altra e le azioni imprudenti o sbagliate diventano un macigno sul cuore.
I pensieri si aggrovigliano nella ricerca di responsabilità ed è Lucia che ripercorre la propria esistenza tornando al momento della perdita e ai suoi sensi di colpa.
È lei che allora non ha chiesto all’amica Doralice di accompagnarla al mare, altrimenti tutto avrebbe preso una piega diversa.
È lei che ora ha sottovalutato l’episodio di violenza subito dalla figlia a Milano. Si era trattato soltanto di uno scippo!
Gli errori! Quanti ne collezioniamo durante l’esistenza e nessuna gomma potrà mai cancellarli. La vita non è un compito in classe.
Ci sono accadimenti che segnano una propria linea di demarcazione tra un prima e un dopo e nulla può restare uguale.
“Da allora ogni momento della nostra vita sarebbe caduto in un prima e in un dopo, non c’era nemmeno bisogno di nominarlo il fatto.”
È vero che a Lucia non era successo nulla e che la sua amica Doralice era sopravvissuta, ma il cambiamento nelle loro vite è avvenuto. Sono scomparse la volontà e la forza e gli studi hanno perso il loro significato.
Il corso delle loro vite da quel momento è cambiato per sempre. Lucia ha seguito gli studi di fisioterapia e Doralice si è trasferita in Canada a studiare
Giurisprudenza.
E Amanda? La città era stata troppo dura con lei. Perché Lucia, da madre, non ha dato la giusta importanza all’accaduto? Solo ora riflette che il danno più duraturo subito dalla ragazza è proprio “la fiducia nel mondo che le avevano strappato insieme alla borsa”.
Pagine intense, che ci chiamano in causa come genitori, come adulti in relazione con i giovani, come persone responsabili che si pongono tanti interrogativi.
Ma esiste davvero un’età per essere fragili? Non lo siamo un po’ tutti in tanti momenti della nostra vita, quando collezioniamo errori e incertezze o incappiamo in lupi famelici pronti ad approfittarsi della nostra insicurezza? Siamo in grado di rialzarci e di riprendere il nostro cammino?
Pensiamoci su.
Buona lettura a tutti.
Frasi scelte
“Stavamo prendendo le misure per non diventare nemiche.”
“La vita segreta dei figli. Sappiamo che esiste, ma non siamo pronti a toccarla. Restano per sempre angeli senza sesso nel chiuso delle nostre teste. Indifferenziati, mai del tutto partoriti.”
“Come sono lontani a volte i pensieri dei figli da ciò che crediamo. Quella falsa sintonia con loro è solo un ricordo di quando erano bambini.”
“Come sono diversi i figli, visti da lontano. Sfocati, imprecisi. Irreali.”
Maria Teresa Lezzi Fiorentino
Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent’anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c’erano tutti. I pastori dell’Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c’erano piú.
VINCITORE PREMIO STREGA GIOVANI 2024 VINCITORE LXXVIII PREMIO STREGA 2024
2023
Supercoralli
pp. 192
€ 18,00
ISBN 9788806255787