L’incontro – E se la storia di Cappuccetto Rosso ne nascondesse altre? di Emma Fenu. Literary Romance Edizioni
«Cappuccetto Rosso nel confronto con il lupo ripropone i concetti occidentali di ombra e luce, maschio e femmina, casa e limen, consentito e proibito, raccomandato ed evitato, buono e cattivo.»
Emma Fenu analizza la fiaba Cappuccetto Rosso, chi non la conosce? La fiaba per eccellenza, tutte le bambine prima o poi se la sono sentita raccontare… e più grandi magari l’hanno raccontata ad altre bambine o semplicemente letta. La fiaba che avrebbe dovuto insegnare alla donna, debole per antonomasia, ad essere prudente, a non andare in giro da sola nel bosco, e soprattutto a non farsi attrarre dall’idea di dare confidenza agli sconosciuti: il lupo.
Il lupo archetipo dell’uomo predatore che non si fa scrupoli, Cappuccetto Rosso archetipo della giovinetta indifesa e appetibile per il predatore perché bella. La nonna archetipo della famiglia che limita la crescita e l’evoluzione della giovane donna in crescita. Per millenni l’uomo, il desiderio, il sesso sono stati rappresentati dal lupo, quante volte nei bei romanzi d’amore ottocenteschi abbiamo letto: uno sguardo di desiderio famelico. Il lupo che non vuole mangiare nel senso letterale del termine, ma vuole conquistare, fare sua la giovinetta in fiore, meglio se ingenua e vergine. Il mito della verginità, come simbolo di virtù, è stata la base della costruzione di una società maschilista, in cui l’uomo deve prendere e la donna deve negare, in una continua negazione di sé stessa nell’atto di negarsi la sessualità per essere considerata donna perbene e virtuosa. Del resto nella versione della fiaba di Perrault, il lupo invita Cappuccetto Rosso a spogliarsi e mettersi nel letto con lui, e manca il finale consolatorio in cui il lupo viene punito dai cacciatori. Una versione quella di Perrault forse non concepita per i piccoli lettori, infatti la versione successiva, quella più usata, quella dei Fratelli Grimm è completamente diversa e edulcorata dai simboli sessuali.
La fiaba di Cappuccetto Rosso rappresenta da sempre il monito a negare a negarsi, a rispettare le regole imposte da una società maschilista.
«Cappuccetto Rosso odiava il bosco e lo odiava perché lo amava.»
«Scesero le ombre che Cappuccetto Rosso odiava e amava perché temeva e bramava l’incontro con il Lupo»
Ebbene, Emma Fenu sovverte completamente il significato della fiaba a, andando a cercare tra le righe quello che era sottinteso. Cappuccetto Rosso non è una fiaba per bambini, Cappuccetto Rosso parla di sessualità, di sangue; quel sangue che appartiene in maniera ancestrale alla donna in quanto donna. Il sangue mestruale che è simbolo di fertilità, il sangue che passa nel cordone ombelicale per nutrire una nuova vita durante la gravidanza, il sangue che scorre durante il parto, infine il sangue che sparisce con la menopausa. Quel cappuccio Rosso va simboleggiare la donna e il suo ciclo naturale. Come il lupo l’uomo e il suo naturale istinto predatorio.
«Il Lupo odiava Cappuccetto Rosso e la odiava perché la amava. Dall’esterno della casa vedeva la sagoma della fanciulla e immaginava.».
«Immaginava Cappuccetto Rosso a tre passi da lui, con gli occhi verdi spalancati e la bellezza della seduzione in mostra»
La fiaba diventa lo strumento per capire chi sei, di affrontare gli archetipi che rispecchiano quella parte ben celata che ogni donna porta con sé. Leggere la fiaba con occhi adulti diventa quasi terapeutico, ti permette di riconoscere e accettare i tratti ancestrali che ogni donna porta con sé, nei suoi cicli della vita: bambina, giovinetta che diventa donna attraverso il menarca, madre attraverso la gestazione e il parto e infine la scomparsa del sangue che ti rende vecchia e sterile. Se ci pensiamo bene, la vita della donna è percorsa dal sangue.
Emma Fenu analizza i riti ancestrali, il riconoscimento di sé in quanto donna, l’accettazione della sessualità, la paura e l’attrazione verso l’ignoto, che rappresenta il desiderio, la sessualità, la libertà di essere donna slegandosi dalla figura materna da un lato, quanto dalla figura paterna che si teme e si ama.
Un lavoro di grande qualità. un percorso di studio antropologico e di conoscenza ha portato Emma a scrivere questo piccolo gioiello, una scrittura che incanta, un riconoscere l’essenza stessa della donna quasi concepita come la Dea Madre, colei da cui tutto nasce. La costruzione nei secoli di ruoli precostituiti che hanno sempre tarpato le ali della parte femminile del mondo. Perché si è attratti dal bosco? Perché si ha paura del bosco? Perché la donna dall’inizio dei tempi ha sempre fatto paura? Si tenta di abbattere solo ciò che si teme. Forse per la donna il bosco rappresenta l’ignoto, il sesso, la voglia di esplorare… ma per l’uomo cosa rappresenta? Potrebbe rappresentare la paura della donna, del suo utero accogliente, della sua vagina simbolo di piacere sessuale?
Un saggio dalle mille sfaccettature che pone quesiti, ti lascia pensare e andare oltre a quello che appare e che conosci. Un piccolo grande libro che tutti dovremmo leggere, anche solo per interrogare il nostro inconscio. Chi siamo?
«Questo minuscolo tarlo, la sindrome di Cappuccetto Rosso, lavora nascosto nella nostra mente, ed è lo stesso che fa sentire sempre in difetto.»
Bravissima Emma! La sua scrittura non smette di incantare, il suo andare sempre oltre le cose e il suo squarciare il velo che copre le cose, le azioni, i libri che abbiamo letto da bambini, rende un piacere assoluto avere un suo libro tra le mani.
Grazie Emma, per questo meraviglioso dono che hai voluto farmi.
Sicuramente Francesca Fiorentino merita i complimenti per i disegni bellissimi ed evocativi. Un progetto editoriale di valore, un libro bello anche da guardare e da tenere tra le mani, grazie alla casa editrice: Literary Romance Edizioni.
La storia di Cappuccetto risale alla notte dei tempi. La protagonista dalla mantellina vermiglia rappresenta, infatti, la fanciulla dopo il menarca; la madre la donna matura e ancora fertile; la nonna, la vecchia in menopausa e, se aggiungiamo il tema dell’amplesso, la perdita della verginità, la rottura dell’imene, il concepimento – nonché il parto -, allora possiamo dire che questa è una “storia di sangue”. Rappresenta il progressivo affermarsi del patriarcato, la “legittima” violenza maschile sulle sprovvedute, la ribellione e l’affermazione del sano istinto selvaggio, il conflitto generazionale e la scoperta del sesso. E soprattutto, l’incontro con L’Altro sé e da sé, che non è solo il maschile, ma tutto ciò che nel bosco della vita supera la comfort zone fino a portarci a conoscere in primis noi stessi, specchiandoci negli occhi del Lupo che ci abita dentro.
Insomma, una storia di sangue che non smette di affascinarci e sedurci, ancora oggi, anche da adulti.
Emma Fenu nata e cresciuta respirando il profumo del maestrale e il mare di Alghero, vive in Danimarca, dopo aver trascorso un periodo in Medio Oriente.
Legge e scrive sia per passione sia per lavoro. Si occupa da anni di Storia, letteratura e Iconografia delle Donne; recensisce libri e intervista scrittori a artisti per vari siti web; collabora con la rivista cartacea di Copenhagen ” Il Ponte”; ha fondati e presiede l’associazione culturale ” Cultura al femminile”.
Scrive romanzi storici sulle donne, saggi storico-antropologici e psicologici, racconti e fiabe per bambini. Cura concorsi letterari e antologie.
Titolo
Autore
Editore
ISBN
L’incontro – E se la storia di cappuccetto Rosso ne nascondesse altre?
Emma Fenu
Literary Romance Edizioni
9791281186293
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