Lucrezia Borgia una donna sfuggita alla storia ed entrata nel mito.

Lucrezia Borgia
Lucrezia Borgia

Emblematica figura del primo Rinascimento

Affascinante, controversa, ammirata, temuta, amante dell’arte e della bellezza, ma anche corrotta, immorale e probabile assassina. Ma chi è stata Lucrezia Borgia in realtà?

Cerchiamo di scoprirlo, partendo dell’origine. Figlia illegittima, Lucrezia nasce a Subiaco, un paesino vicino Roma, il 18 aprile 1480, da Vannozza Cattanei e dal potentissimo cardinale spagnolo e vice cancelliere della chiesa cattolica, Roderic de Borija, italianizzato poi in Rodrigo Borgia, passato tra l’altro alla storia anche per le sue sfrenatezza sessuali. I due erano amanti da tempo e avevano avuto già altri due figli, Cesare e Juan (e dopo Lucrezia nascerà Jufrè). Diventato papa l’11 agosto 1492 con il nome di Alessandro VI, Rodrigo fin da subito ritenne di appoggiare i sovrani spagnoli contro quelli portoghesi che si contendevano il possesso delle nuove terre in America. La sua brama di potere era sconfinata e, pur di raggiungere i suoi biechi obiettivi, era disposto ad ogni cosa, finanche di “utilizzare” i suoi figli come giustificato strumento. Intanto Lucrezia, dopo aver vissuto i primi anni di vita con la mamma, venne affidata alle amorevoli cure di Adriana Mila, cugina di Rodrigo e vedova di Ludovico Orsini, uno dei nobili più in vista di Roma. Ebbe così modo di ricevere quella tipica educazione riservata alle giovani donne del Rinascimento: oltre al latino, parlava italiano, spagnolo e francese, conosceva la musica, la danza, il ricamo e la poesia. In quel frangente strinse anche un rapporto di amicizia particolare con Giulia Farnese, che nel 1489 divenne l’amante ufficiale di Rodrigo, sostituendo la Cattanei. Ma il destino di Lucrezia era già segnato: c’era bisogno di costituire nuove alleanze, nuovi sodalizi. E Rodrigo, ormai Papa Alessandro VI, decise di dare in sposa sua figlia a Giovanni Sforza, duca di Pesaro, proprio per consolidare la coalizione tra il papato e Milano contro il re francese Carlo VIII. Il matrimonio fu firmato per procura il 2 febbraio 1493. Giovanni aveva 27 anni, Lucrezia 13. Il rito religioso fu celebrato il 12 giugno, tra fasti, danze e cortei ma, dopo i festeggiamenti, la sposa non poté raggiungere il talamo nuziale, perché il Papa non volle che il matrimonio venisse consumato prima di cinque mesi. Appena due mesi dopo le nozze, forse per timore della peste che aveva colpito Roma, il duca lasciò la sua giovane moglie nel palazzo di Santa Maria in Portico e partì alla volta di Pesaro, dove Lucrezia lo raggiungerà dopo oltre un anno, accompagnata da Adriana Mila e Giulia Farnese. Ma già nella,primavera del 1494, le mutate condizioni politiche della penisola misero in crisi la posizione di Giovanni Sforza agli occhi del pontefice a causa dell’appoggio concesso da Ludovico il Moro alle pretese che in quei mesi avanzava Carlo VIII sul Regno di Napoli. E mentre Lucrezia rimase al sicuro alla corte di Pesaro, tra lussi e agi, Alessandro VI, anche a causa degli atteggiamenti poco promettenti del genero, comprese che a quel punto sarebbe stato più utile allearsi con gli Aragona di Napoli, e l’unico modo era quello di riavere sua figlia indietro, in maniera tale da poter avere ancora a sua disposizione una preziosa merce di scambio. Magari illibata. Così Giovanni Sforza fu accusato di essere impotente e di non aver consumato il matrimonio. Accusa alla quale si ribellò, lanciando l’infamante sospetto di incesto tra la moglie e il papa, raccolta all’epoca dai contemporanei Iacopo Sannazzaro, Gioviano Pontano e da Francesco Guicciardini, nemico giurato dei Borgia, e ripreso nel corso dell’800 da Victor Hugo e da Gaetano Donizetti. Il 19 dicembre 1497 fu dichiarato nullo il matrimonio. Intanto Lucrezia si rifugiò nel convento di San Sisto, al riparo da sguardi malevoli o curiosi ma non scevri di episodi strani e misteriosi: il 15 giugno 1497 fu ritrovato cadavere il fratello Juan nel Tevere, ammazzato, senza spiegazioni e senza colpevole, dopo che aveva trascorso la serata con Cesare e la madre. Sempre nel Tevere, nel febbraio dell’anno successivo fu ritrovato il corpo di Pedro Calderón, detto Perotto, insieme a Pantasilea, una giovane dama di compagnia di Lucrezia. Infine, nel marzo 1498, nacque un bambino, Giovanni Borgia, soprannominato poi l’Infante romano, la cui paternità fu di volta in volta attribuita al giovane Perotto, a Cesare Borgia e allo stesso Papa. Ad ogni modo, il nuovo contratto matrimoniale di Lucrezia era pronto: avrebbe sposato Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo dell’ex re di Napoli. Le nozze furono celebrate il 21 luglio 1498 in Vaticano e sembrava fosse destinato a un reale futuro di felicità perché, come riferiva l’oratore mantovano Canale,

“Sedotta dalle sue attenzioni e dalla sua bellezza, madonna Lucrezia ha per il marito un’autentica passione”. Intanto Cesare, dismessi gli abiti cardinalizi, sposò Carlotta d’Albret, figlia del re di Navarra, ottenendo così il ducato di Valentinois (per questo,la storia lo ricorderà come “il Valentino”).

Le nozze francesi facevano paventare ancora nuove alleanze, rendendo Alfonso sospettoso e Cesare nervoso. In questo clima di tensioni, Lucrezia partorì il piccolo Rodrigo. Ma fu una gioia effimera: Alfonso fu aggredito la sera del 15 luglio da alcuni sconosciuti che lo ridussero in fin di vita. Nonostante si fosse ripreso, la sera del 18 agosto 1500 fu strangolato nella sua stanza e pare che entrambi gli episodi fossero da attribuire al cognato Cesare. E mentre Lucrezia si rifugiò disperata a Nepi, il fratello e il padre iniziarono a prospettare per lei un altro matrimonio: questa volta l’attenzione cadde su Alfonso d’Este, erede del ducato di Ferrara. Ma gli estensi non erano particolarmente inclini a questa nuova unione. A loro il legame con i Borgia appariva non solo inadeguato, ma anche scandaloso. Era piuttosto nota la dubbia reputazione della sposa: l’accusa di incesto con il padre e addirittura con i fratelli e la notizia della nascita del misterioso bambino, avevano fatto piombare la famiglia di Ferrara in una condizione di turbamento e sdegno. Le trattative furono quindi lunghe e faticose: dote, precedenza, eredità, gioielli, successione. Alla fine il 30 dicembre 1501 furono celebrate le nozze per procura alla presenza di cardinali e ambasciatori.

L’ingresso a Ferrara avvenne il 2 febbraio 1502, in un tripudio di festeggiamenti volti ad accogliere la nuova coppia, ai quali si unirono numerosi umanisti e poeti, tra cui Ludovico Ariosto, che la celebrò con i suoi versi, nell’Orlando furioso:

“Lucrezia Borgia, di cui d’ora in ora la beltà, la virtù, la fama onesta e la fortuna crescerà, non meno che giovin pianta in morbido terreno”.

I primi anni a Ferrara trascorsero spensierati, ma anche segnati da gravidanze tristemente concluse con aborti e dalla tristezza per la lontananza del figlio rimasto a Roma. La morte di Papa Alessandro, avvenuta nel 1503, fu dolorosa ma per certi versi anche liberatoria. Nel 1506 morì il duca Ercole, e Alfonso e sua moglie divennero duchi di Ferrara. Ora Lucrezia aveva un ruolo a cui aveva sempre aspirato, si era impegnata a riprendere gli studi e ad ampliare i suoi interessi. La corte fu il centro di una rivoluzione culturale e tra tutti coloro che partecipavano e condividevano questi interessi, per un periodo ci fu anche Pietro Bembo, con il quale la duchessa strinse un rapporto particolarmente affettuoso, come appare dalle lettere, giunte fino a noi, che il poeta le faceva recapitare. A lei Bembo dedicò “Gli Asolani”, e Lucrezia ricambiò con il dono di una sua treccia bionda che il poeta custodì in una teca piccola di cristallo, esistente tutt’ora. E ancora, pare altresì che la Borgia avesse intessuto anche un rapporto particolare con Francesco Gonzaga, marchese di Mantova e marito di Isabella d’Este, sorella di Alfonso. Ma, nonostante le furono attribuite queste due storie d’amore, nessuna prova inconfutabile accertò la sua infedeltà, anzi, ciò che è giunto a noi è che Lucrezia fu sempre vicina al marito Alfonso, anche nei momenti più bui e difficili. A Ferrara la sua vita cambiò radicalmente: oltre a circondarsi di intellettuali, difese la sua nuova patria in una lunga guerra contro il nuovo Papa, Giulio II. Il mutamento di Lucrezia fu profondo: portava il cilicio e seguiva assiduamente le funzioni religiose, segnalandosi anche come protettrice di poveri e indigenti. Morì il 24 giugno 1519, dopo aver dato alla luce l’ultima figlia, Isabella. Additata come donna dai facili costumi, cinica, cospiratrice, corrotta e addirittura avvelenatrice, la colpa di Lucrezia fu probabilmente quella di appartenere alla famiglia più potente, spregiudicata, viziosa e sanguinaria del Rinascimento e di rimanere coinvolta, più spesso come vittima che come complice, dai numerosi intrighi tessuti dal padre e dal fratello.

Indro Montanelli di lei ha detto:

“Se per un certo periodo era vissuta da peccatrice, sicuramente morì da santa”.

E Maria Bellonci, grande esperta della dinastia dei Borgia e del Rinascimento, nel suo libro dedicato a Lucrezia scrisse:

“Non nella sua debolezza, ma nella fatalità intima dei suoi assensi ognuno dei quali è una capitolazione, sta il vero dramma di Lucrezia… il suo modo di non voler conoscere e di non voler sapere quello che le accade dintorno appare una difesa femminile, nata dall’istinto… patetica e coraggiosa. Innalzarsi tanto da giudicare il padre e il fratello non lo potrà mai… perché anche lei è una Borgia e sente anche lei la forza di quel sangue che le fa impeto e che si dà ragione da sé… brutalmente e splendidamente”.

Una breve vita. Una donna sfuggita alla storia ed entrata nel mito.

Fabiana Manna

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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