L’uomo perduto di Jane Harper

L’uomo perduto

Jane Harper
Un romanzo cupo, ambientato in una terra che non perdona, un’Australia crudele, protagonista e giustiziera.
«Un capolavoro. Di rado un enigma così complesso torna con tale perfezione» – People
«Comincia lento e poco a poco si fa serrato, correndo verso un finale che lascia senza parole» – The Guardian
Era una terra arida e ostile, ma era casa sua.
Nell’outback il caldo non dà tregua. Solo qualche ora all’aperto e si può morire. Nathan e Bub Bright si ritrovano per la prima volta dopo mesi lungo la linea di confine delle loro terre. Davanti a loro c’è il corpo senza vita di Cameron, il fratello di mezzo, che ha ereditato la proprietà di famiglia ed è sempre stato il più affidabile, il più saldo: è lì, a terra, sulla tomba di un mandriano, bruciato dal sole impietoso dei pascoli australiani. Che cosa può averlo portato così lontano da casa, dal riparo della macchina, come se fosse in cerca di una fine terribile? La risposta va forse cercata oltre gli steccati del ranch, dove vene di violenza si intrecciano a rancori irrisolti e i giochi di potere tra generazioni mettono a repentaglio equilibri su cui si fondano le sorti di tutti: una matriarca col pugno di ferro, i figli su cui grava un peso insostenibile, la giovane vedova con due bambine a cui pensare – una famiglia unita solo in apparenza.

Jane Harper è una autrice australiana di origini inglesi. Ha esordito con Chi è senza peccato (Bompiani 2017), romanzo thriller vincitore di molti riconoscimenti, tra cui il Victorian Premier’s Literary Award for an Unpublished Manuscript 2015, l’Indie Award Book of the Year 2017, Libro dell’anno 2017 per l’Australian Book Industry e il CWA Gold Dagger Award 2017 come miglior romanzo poliziesco. La forza della natura (Bompiani 2018) è il suo secondo romanzo.

Introduzione

Il mistero avvolge la morte di Cameron, in una terra posta ai confini del mondo, dove tutto sembra difficile, anche camminare, quando il sole cocente disidrata e uccide.
Nathan è il personaggio principale, che appartiene a una famiglia di mandriani nell’outback australiano. La sua esistenza è trascorsa all’ombra del fratello Cam, considerato il migliore, il più bravo, il più arguto, che meglio ha potuto affrontare la vita in quella terra difficile. Nathan non è considerato così e questa sua condizione lo ha fatto sempre soffrire. Ma forse non è così, forse Cameron non è stato sempre così eccellente, forse anche lui aveva verità nascoste, magari scomode.
Cameron viene trovato morto vicino alla “Tomba del mandriano”, un posto remoto, bruciato dal sole, lontano anche dalle onde radio. La leggenda narra che un mandriano in quel posto morì per cause oscure, proprio come è successo a Cameron. Una coincidenza o un messaggio? E Nathan, ripercorrendo la sua stessa esistenza, aiutato dalle nipoti Sophie e Lo, dal figlio Xander, dalla nuora Ilse, cerca di capire per scoprire la verità sulla misteriosa morte del fratello. Per questo, dopo tanto tempo trascorso in solitudine, torna nella tenuta dove abitano sua madre Liz e dove abitava Cameron con la sua famiglia.

Recensione

Leggendo questo romanzo, ho avvertito sofferenza, immaginando la mia pelle arsa dal sole dell’Australia nel periodo di Natale, quando da noi in Europa un tempo altrettanto inclemente, ma freddo, ci induce a stare al caldo nelle nostre case, lambite da un sole innocuo. Ma ho avvertito anche il brivido che fa incaponire la pelle, come è successo a Nathan, il protagonista, che afflitto dalla scomparsa del fratello Cam, si adopera nella ricerca della verità sulla sua morte. Troppi sono gli interrogativi, perché troppo assurda è quella morte. Cam non era sprovveduto, conosceva bene le insidie di quel territorio e mai si sarebbe fatto sorprendere dal cocente sole dell’outback australiano: migliaia di chilometri quadrati aridi, dove la sera ululano i dingo e la gente vive isolata, i bambini fanno didattica a distanza (non l’abbiamo inventata noi), prima via radio, poi via internet. Le difficoltà del vivere in quell’ambiente sono molteplici, a partire dall’alluvione di quelle terre che periodicamente avviene, perché a migliaia di chilometri più a nord piove. Ma lì non piove mai, ma la tua casa diventa un’isola. È la ricerca di una verità, che porterà alla scoperta di altre verità scomode di quella famiglia di mandriani, tanto ricca, quanto spersa in quell’ambiente ostile.
Nathan pensa a Cam, a quando vivevano assieme all’altro fratello Bub. Dalla sua memoria riaffiorano ricordi che credeva fossero sepolti. Rivede i suoi errori, ma vede anche gli errori di Cam, considerato il figlio perfetto, il più generoso. Le ricerche di Nathan sono interrotte continuamente interrotte da elementi che disturbano e che non portano mai a conclusioni plausibili per conoscere la verità sulla morte di Cameron.
Per questo Nathan rimugina di continuo, non si dà pace, perché quel mistero gli sembra debba restare tale per sempre. A un certo momento riappare la figura di Jenna, una ragazza conosciuta da Cam quando era più giovane: è forse lei la chiave di tutto ciò?

Conclusioni

È un romanzo indubbiamente pieno di suspence. Le descrizioni degli scenari in cui si muovono i personaggi rendono merito ad una abilità dell’autrice a far immaginare al lettore l’ambiente aspro dell’outback australiano. La polvere rossa, costantemente presente ovunque, il caldo, l’arsura sono elementi ripresi in continuazione, che concordano con le vicende crude dalla famiglia di Nathan. La ricerca della verità è un tema sicuramente caro all’autrice, che incalza il lettore a procedere nella lettura fino alla fine.
Lo stile è pulito, sicuramente nella versione in lingua originale certi dettagli sono magari più efficaci. Nel complesso è un buon libro.
Due note di critica: forse l’autrice ha ricorso un po’ troppo ai discorsi diretti. Sebbene il discorso diretto sia molto efficace per evidenziare determinati momenti della narrazione, è tuttavia consigliabile dosarlo, ricorrendo anche al discorso indiretto, al fine di non appesantire troppo il racconto e renderlo meno spigoloso. La seconda nota è il troppo frequente impiego di flash-back, che repentinamente si presentano confondendo il lettore. Mi è capitato di dover rileggere a ritroso per ritrovare il filo conduttore della narrazione e questo disturba un po’ la lettura

Pubblicato da Giovanni Margarone

Sono Giovanni Margarone, sono nato nel 1965 e scrivo narrativa. I miei romanzi rientrano maggiormente in quelli di formazione, per via dell’evoluzione che fanno compiere (innanzitutto interiore e non solo) ai protagonisti (dall’infanzia all’età adulta, risalendo sovente alle origini, scavando nella storia del personaggio). Forte è la componente introspettiva e psicologica, per cui il personaggio resta sempre e comunque l’elemento centrale delle narrazioni, che potrebbero essere quindi ambientate in qualunque luogo. Sono un autore che vuole scrivere per gli altri, perché diversamente la mia sarebbe un’attività monca, fine a se stessa. Interpreto la scrittura come il mezzo più efficace per trasmettere sentimenti, emozioni e per indurre alla meditazione. Questa interpretazione trascendentale della scrittura mi è assai cara, perché ritengo che la spiritualità faccia parte di noi stessi e che lo spirito vada nutrito. Ho finora scritto e pubblicato quattro romanzi: “Note fragili” (2018, seconda edizione), “Le ombre delle verità svelate (2018, seconda edizione), “E ascoltai solo me stesso” (2019, seconda edizione) e “Quella notte senza luna” (2018). Inoltre, nel 2019 un mio racconto “Il segreto del casone” è stato inserito nell’antologia “Friulani per sempre” – con postfazione di Bruno Pizzul - edito da “Edizioni della sera”. Nel novembre 2019 sono stato insignito di una “Benemerenza” dal Comune di San Giovanni al Natisone (UD) (dove risiedo) per meriti letterari. Sono membro della Commissione Cultura del Comune di San Giovanni al Natisone (UD). I miei romanzi hanno ricevuto numerosi premi letterari. Il mio sito ufficiale è https://margaronegiovanni.com/

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