Mamma Chiatta, La Madonna delle scarpette, i bambini e il Roccocò

Oggi per il sabato di Lucio Sandon parliamo della Madonna delle Scarpette

Sancha d’Aragona, figlia di Giacomo II di Maiorca e di Esclarmonde di Foix, fu regina di Napoli come consorte di Roberto d’Angiò. Sancha fondò il convento della Madonna Annunziata, protettrice della Spagna, per redimere le prostitute del suo regno. Nel 1342 il cenobio arrivò ad ospitare oltre trecentocinquanta monache che grazie ai traffici dei mercanti napoletani che riempivano il porto di spezie venute dall’oriente, tra quelle mura e non avendo di meglio da fare, inventarono il roccocò. Il termine deriva dal francese roccaille, e probabilmente gli venne attribuito per la sua forma che ricorda una conchiglia arrotondata, oppure forse per la sua consistenza piuttosto rocciosa. I roccocò sono dei dolci piuttosto strani: brutti a vedersi e duri da rosicare. Se sono troppo cotti, con solo morso possono spezzarti un dente, ma una volta che sei riuscito a vincerne la ritrosia, rivelano in sé tutte le delizie del miele, delle spezie, e delle mandorle più delicate. L’antico convento della Real Casa Santa dell’Annunziata dove vennero elaborati per la prima volta si trova sulla salita della Postica alla Maddalena. Per chi non conoscesse la zona, la Maddalena è un reticolo di vicoli che si intrecciano alle spalle di Castel Capuano, e per lungo tempo è stata sede di traffici leciti e illeciti. Per il momento, i vicoli sono stati occupati da un nugolo di commercianti venuti dai dintorni di Pechino.


La Madonna dei Repentiti è un’antica scultura della vergine scolpita in un tronco di quercia da un anonimo artista napoletano del milletrecento, e ha un aspetto piuttosto ascetico. Per le popolane della zona però, è ugualmente Mamma Chiatta: a Napoli la balia che dava il suo latte ai figli di donne che non potevano allattare era chiamata à mamma chiatta, con evidente riferimento all’aspetto prosperoso delle balie, e la Madonna dell’Annunziata era la balia che si sostituiva alle mamme dei bambini abbandonati.


Attraverso la finestrella posta sulla sinistra dell’arco cinquecentesco all’ingresso di quel convento, i neonati venivano lasciati, spesso di notte, nella ruota degli esposti. Il suono di una campanella avvisava della deposizione, e da quel momento quei bimbi da Jttatielli, cioè gettati via, diventavano i Figli della Madonna: il loro passaggio attraverso la ruota dell’Annunziata determinava una nuova condizione, cioè l‘accettazione completa del loro breve passato. I bambini venivano subito battezzati e si dava loro un nome e un cognome che spesso si riferiva alla loro condizione di esposti, come erano definiti i bambini abbandonati. Al loro collo veniva poi appesa una medaglietta con l’immagine della Madonna dei Repentiti, con sul verso i riferimenti che avrebbero permesso un eventuale futuro riconoscimento.


La Madonna delle scarpette, custodita nella stessa Basilica invece, ha gli arti snodabili e le fattezze di una bellissima bambola di porcellana con dei lunghissimi capelli ondulati, donati dalle donne del quartiere. La statua durante tutto l’anno sta nel convento delle suore al primo piano del complesso, ed è esposta alla venerazione dei fedeli solo in due occasioni: nella prima è inginocchiata, in ascolto dell’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, mentre nell’altra viene sistemata nella classica raffigurazione della Dormitio Virginis, che precedette l’ascesa al cielo della Madonna.


Il 25 marzo di ogni anno vi è la gentile consuetudine di sostituire le scarpine di raso alla Madonna delle scarpette, le cui suole come per un prodigio appaiono sempre consumate perché, come afferma una antica leggenda, ogni notte la Madonna lascia la chiesa per visitare i bambini ricoverati nel vicino ospedale pediatrico, fermandosi a vegliare accanto alle culle dei piccoli.

Pubblicato da Lucio Sandon

Nato a Padova e trasferito a Napoli da ragazzo, Lucio Sandon lavora come veterinario. Ha pubblicato tre romanzi: Il Trentottesimo Elefante, La Macchina Anatomica, e Cuore di Ragno. Poi due raccolte di racconti con protagonisti cani, gatti, tigri, leoni e altri animali incontrati durante la quarantennale carriera: Animal Garden e Vesuvio Felix, e infine una raccolta di racconti comici: Il Libro del Bestiario Veterinario. La Macchina Anatomica – Graus editore, è risultato nel 2018 vincitore del premio letterario Talenti Vesuviani, e si è classificato al secondo posto del concorso letterario Albero Andronico, al terzo posto del premio letterario Montefiore di Cattolica, ed è stato selezionato tra i finalisti del premio Zeno di Salerno. Cuore di Ragno – Graus editore, è già stato premiato nel 2019 come vincitore sia del premio letterario Città di Grosseto “Amori sui generis” come inedito, che dei premi letterari Velletri Libris e Talenti Vesuviani, come opera edita. Cuore di Ragno verrà premiato al Campidoglio nell’ambito del concorso letterario internazionale Alberoandronico, mentre è risultato vincitore del Concorso letterario Città di Grottammare nella sezione Romanzo storico. E’ in uscita a firma di Lucio Sandon dopo l’estate, per i tipi di Jonglez Editore di Versailles, la guida turistica del Molise dal titolo “Il Molise Insolito e Segreto. Lucio Sandon collabora con il giornale online Lo SpeakersCorner, dove pubblica settimanalmente il racconto della domenica. Due di essi sono stati premiati: segnalazione di merito al Premio Iplac - Voci di Roma, e Premio Letterario Letizia Isaia, primo premio narrativa. http://www.lospeakerscorner.eu/lo-scrittore-lucio-sandon-e-i-suoi-racconti/

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