Marguerite Duras, una scrittrice tra oriente e occidente, una voce unica.
Con il suo libro più famoso “ L’Amante”, la Duras mette in gioco la sua voce letteraria particolarissima “ la scrittura corrente”, da lei descritta con queste parole “È quel modo di mostrare le cose sulla pagina passando da una all’altra senza insistere o spiegare: dalla descrizione di mio fratello a quella della foresta tropicale, dalla profondità del desiderio a quella del blu del cielo».
“L’Amante”, di Marguerite Duras
Per la Duras scrivere è portare all’esterno l’ombra interna . Esiste una differenza di fondo tra la scrittura al maschile e la scrittura al femminile. Secondo la sua idea lo stile maschile è saturo di erudizione e ideologie, mentre quello femminile è volto al silenzio e all’ascolto.
Per lei la scrittura rappresenta l’ignoto è come una pazzia che si ha dentro, una pazzia furiosa, ma non per questo si è pazzi. Anzi…
La sua scrittura va a intersecare più piani temporali in una serie di segmenti separati tra loro. Lei stessa dice che nello scrivere “l’amante” era fondamentale utilizzare uno stile al di fuori dal senso classico della costruzione di una trama, era fondamentale usare uno stile che riuscisse ad evocare con fierezza il piacere e la gioia di una sessualità e di un amore che sfidavano tutte le convenzioni sociali della colonia.
I suoi detrattori hanno sempre considerato la sua scrittura troppo virile, come se una donna non dovesse osare andare oltre il suo ruolo e, scrivere di morte di dolore e non di amore, non fu mai perdonato alla Duras. La sua sicurezza era considerata “ oltraggiosa”, nei suoi scritti ha percorso sempre strade impervie per una donna scrittrice nell’epoca in cui scriveva; parlare di corruzione, di colonialismo, di morte, di dolore non era considerato adatto a una donna. Infatti, la sua prima produzione letteraria era esclusivamente ad appannaggio del mondo intellettuale francese, fino all’esplosione e al raggiungimento del grande pubblico, con il suo libro di maggior successo “ L’amante”.
La Duras che abbia scritto libri, che abbia scritto sceneggiature o abbia diretto dei film è sempre stata una voce fuori gli schemi.
Marguerite Duras rappresenta una delle voci più importanti del panorama letterario del 900’. Nata a Gia-Dhin presso Saigon il 4 aprile 1914, ha vissuto sulla sua pelle tutti gli eventi importanti del secolo, compresa la Seconda guerra mondiale e il colonialismo.
I suoi libri più famosi “ L’Amante “ e “ Una diga sul Pacifico”, raccontano eventi importanti del suo vissuto.
L’infanzia e la prima giovinezza di Marguerite sono segnate dalla morte prematura del padre quando lei aveva sono quattro anni, nella sua vita e quella della sua famiglia di origine, la sua assenza è pesata forse più dell’ipotetica presenza se non fosse morto prematuramente.
La figura materna diventa dura, funestata dalla truffa subita dal governo nella concessione di un terreno non coltivabile, in quanto una volta all’anno veniva completamente inondato dal Pacifico, la battaglia perpetua contro gli elementi naturali, con la costruzione di varie dighe, ovviamente fallimentari, una diga non può fermare la furia dell’oceano. Questa lotta alla sopravvivenza forgia duramente il carattere della madre dell’autrice, tanto che Marguerite nei suoi scritti parla di sua madre come di una pianura: “ mia madre è stata per noi una grande pianura dove abbiamo camminato a lungo senza coglierne la misura”. E ancora, nel suo libro più famoso l’Amante parla di amore e forse anche di amore e odio verso la figura materna, rea di avere avuto una preferenza verso il fratello maggiore, lontanissimo da lei e dal suo amatissimo fratello più piccolo. Era violento con loro e soprattutto, difetto imperdonabile agli occhi della Duras, era collaborazionista ai tempi del nazismo.
La sua storia personale è fortemente intrecciata con ciò che scrive.
Da ragazza fu mandata a studiare in un collegio e, a soli sedici anni inizia una relazione di sesso con un cinese abbiente, Lèo, intorno alla sua figura Marguerite scrivi i suoi due capolavori “ L’amante” e “L’ amante della Cina del Nord”, quest’ultimo scritto quando l’autrice venne a conoscenza della morte dell’uomo. Certamente era stato un amore infelice: disprezzato dalla famiglia di lui perché lei era bianca, disprezzato dalla famiglia di lei perché lui era un cinese.
La famiglia di lei disprezzava l’essere cinese di Lèo, ma non si faceva scrupolo di approfittare della sua ricchezza, lasciando sulle spalle della diciassettenne Marguerite il peso del benessere della famiglia, le scelte sbagliate della madre vanno a ricadere sulle fragili spalle della ragazzina. Erano quelli anni di miseria, di colonialismo e soprattutto erano anni che avere un amante e una storia di sesso era considerato un grande scandalo, ma per la famiglia della ragazza i regali del facoltoso amante facevano passare in secondo piano qualsiasi senso morale.
Questo atteggiamento allontanerà l’animo della ragazza per sempre, forse, dalla sua famiglia, ad esclusione di suo fratello Paulo , da lei molto amato.
La scrittura per la Duras è come nella maggior parte degli autori dell’epoca, una grande responsabilità: è il lasciare un eredità culturale.
La sua voce letteraria è unica, stravolge il senso della trama e il senso del racconto.
Lei stessa dice della scrittura :
“ La solitudine della scrittura è una solitudine senza la quale lo scritto non si realizza o si sbriciola esangue nel cercare cosa scrivere ancora. Ci vuole sempre una separazione dagli altri intorno a chi scrive libri. Ḕ una solitudine, la solitudine dell’autore, quella dello scritto”.
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