La storia di un grande artista napoletano, che in pochi anni ha rivoluzionato il modo di fare teatro.
Avrebbe compiuto 69 anni oggi, Massimo Troisi, che secondo un sondaggio del 2009, si colloca al terzo posto come comico italiano più noto e amato. Nato a San Giorgio a Cremano nel 1953, è l’ultimo di sei figli e vive, tra l’altro, con i nonni materni, uno zio e una zia con i loro cinque figli.
A tal proposito dirà: “Sono nato in una casa con 17 persone. Ecco perché quando ci sono meno di 15 persone mi colgono violenti attacchi di solitudine.” Le febbri reumatiche di cui è affetto fin da piccolo gli causano uno scompenso cardiaco alla valvola mitrale, che sarà la causa della sua prematura scomparsa. Nonostante ciò, fin da bambino, sviluppa un grande interesse per l’arte e la recitazione e, a 15 anni, esordisce nel teatro della parrocchia con alcuni amici tra lui Lello Arena, Nico Mucci e Valeria Pezza, a cui si aggiunge successivamente Enzo Decaro. È dal 1977 che Troisi, insieme solo ad Arena e Decaro, soprannominati “La Smorfia”, inizia ad avere successo.
Troisi arriva al grande schermo nel 1981 con “Ricomincio da tre”, girato in sei settimane con incassi ai botteghini per 14 miliardi di lire. Pellicola a cui seguono, tra le altre, “Morto Troisi, Viva Troisi!”; “Scusate il ritardo”; “Non ci resta che piangere”; “Le vie del Signore sono finite”; “Che ora è?”; “Pensavo fosse amore…invece era un calesse”; “Il postino”.
Il suo modo di fare teatro e cinema e di rapportarsi con il pubblico, assume uno stile completamente nuovo, innovativo e originale rispetto a quanto fatto da altri comici suoi predecessori. In primis mette in discussione ironicamente i concetti di fede religiosa, di società e di valori in generale, portandoli in scena con una capacità espressiva sia verbale che gestuale, unica e innovativa. Si insinua come una sorta di “antieroe”, che evidenzia e narra tematiche in maniera quasi timida e incerta. Il napoletano non è più incasellato nei classici stereotipi: viaggia per il piacere di conoscere e di scoprire nuove realtà, non perché costretto ad emigrare per cercare un lavoro altrove più soddisfacente e appagante. Dice: “Il mio personaggio parla napoletano e la gente dice- È Napoli, ecco il napoletano- e invece secondo me questo è un personaggio che parla napoletano, che si vede che tutta la sua esperienza, tutta la sua cultura viene da Napoli, però ha una visione più generale perché il personaggio forse poteva pure essere torinese.” Rivoluziona il concetto di femminilità: la donna di Troisi cerca di riconquistare il suo ruolo dopo che è stata offuscata dalla società assumendo un aspetto differente anche nell’ambito cinematografico e della commedia, prevalentemente maschilista.
Di lui Antonio Ghirelli dirà: “Ha interpretato con grande intelligenza, con istinto straordinario e con notevole finezza culturale una importante fase di passaggio: dal vecchio comico napoletano, nutrito dalla commedia dell’arte, ambientato in un’atmosfera serena e ingenua, a un tipo moderno, sempre napoletanissimo ma nevrotico, tormentato al di là dell’apparente ironia e allegria…” Si spegne nel sonno, a casa della sorella Anna Maria a Ostia, per arresto cardiaco il 4 giugno 1994.
Fabiana Manna
Lo ricordiamo con una scena del film che lo rese famoso al grande pubblico la sua opera prima ” Ricomincio da Tre”.