Meditare e Sentire
Introduzione
“L’atteggiamento essenziale per una corretta meditazione è quello di mettersi in ascolto” (Swami Kriyananda)Aneddoti personali
Meditare e Sentire, riflettere,analizzare e analizzarsi, sentire, che non è, a mio avviso, ascoltare come invece sostiene Swami; ascoltare se stessi, forse, ascoltare ciò che la riflessione suggerisce, perché l’ascolto è pur sempre “contaminato” da influenze e interferenze esterne. Sentire invece è qualcosa che arriva dall’interno, dalla coscienza, da quel “grillo parlante” che ognuno di noi tende a relegare negli abissi della propria interiorità. Sentire le proprie percezioni, i propri sensi, i propri pensieri; predisporsi all’auscultazione di quella voce dell’Io più recondito per sentire vibrare le corde dell’anima a ogni respiro e, a ogni palpito del cuore, sentire di essere vivi, meditare sulla vita e sulle infinite possibilità che ci offre quotidianamente per amare e apprezzare ogni singolo battito di ciglia. Mentre di ascoltare si può anche fare a meno, sentire è quasi un’azione intrinseca, naturale, innata. Il mio può forse apparire un ragionamento troppo complicato e/o filosofico per qualcuno tanto quanto troppo banale e scontato per altri ma, ascoltare e sentire, al pari di guardare e vedere, appartengono a quella miriade di locuzioni della lingua italiana dove verbi, aggettivi, sostantivi, etc., acquistano una moltitudine di significati diversi, le cui similitudini apparentemente sottili, celano una molteplicità di percorsi tortuosi fatti di consapevolezza in continuo divenire.Recensione
Meditare e Sentire, due verbi danno il titolo a questa terza silloge poetica di Antonino Schiera, e sui quali potremmo disquisire a lungo, non solo sul loro significato sul quale mi sono brevemente soffermata ma anche, e soprattutto, su quella “e” congiunzione che li unisce dividendoli … Ma se quella congiunzione fosse stata invece la terza persona singolare del verbo essere? Sicuramente avrebbe, a mio giudizio, affermato e consolidato il significato del primo predicato sul secondo, rafforzando in tal modo il valore di quel concetto sintetizzato inizialmente. Cinquanta componimenti il cui trait d’union è un processo catartico raggiunto attraverso un vissuto fatto di sofferenza, malinconia, desideri, amore in senso lato, precarietà di sentimenti ed emozioni, paura, ricordo, nostalgia e quella grande voglia di rinascita e di non piegarsi alle sconfitte e alle delusioni che la vita inevitabilmente presenta. Già dalla scelta della copertina è possibile evincere l’amore per la natura e per il mare, elemento che ricorre spesso nelle poesie. Il mare come luogo di evasione e di libertà, posto ideale in cui meditare sulla propria esistenza e sentire il contatto con la maestosità del creato dove l’immensità del cielo si unisce e si confonde con il movimento perpetuo dell’acqua, fonte di vita per antonomasia. Varie le tematiche trattate. La natura con i suoi colori, i profumi, i suoni, dove immergersi allo stesso tempo tra pensieri calmi e tormentati, alla ricerca dell’amore provando a stemperare l’inverno dei cuori. Gli odori, i sapori, le tradizioni che si mescolano al vocio della gente al mercato della Vucciria. Lo scorrere del tempo che porta via la giovinezza facendo svanire sogni e incubi lasciando a volte rimorsi e qualche rimpianto, e la morte che pone fine alla sofferenza del corpo donando pace allo spirito anche quando arriva troppo presto avvolgendo nel suo mantello Alessio, anima innocente appena venuta alla luce. Speranza e determinazione nell’affrontare, vivere e amare la vita nonostante le avversità quotidiane ed esistenziali senza rimuginare sulle cose del passato che altro non fanno che privare della gioia del presente.Metafore, figure retoriche e similitudini ricorrono tra i versi del nostro poeta arricchendone il significato e procurando al lettore un forte impatto emotivo, come la poesia “Pensiero di un Migrante” , nella quale l’uomo che annaspa tra le acque della solitudine riporta a una tematica sociale diventata negli ultimi anni una sovente pagina di cronaca nera.
Pensiero di un migrante
Sono naufrago
nel mare della solitudine
che mi tiene lontano dalla terra mia.
Urla che non hanno un Dio,
ma una sola tonalità
quella dell’Uomo che nulla sa.
Rischio di soffocare:
acqua salata al posto dell’aria.
La stessa acqua
nella quale vorrei
gioiosamente nuotare
insieme ai miei affetti
più cari.
E ad attendermi sulla spiaggia
il sorriso di un mio simile
che mi ama.
Conclusioni
La poesia di Antonino Schiera non è composta da versi prevedibili o rime strappalacrime, ha uno stile quasi ermetico il cui significato può in taluni casi non essere immediatamente colto ma necessita di una pausa, per essere poi riletto al fine di assimilare quella scrittura fatta di parole delicate, ricercate, profonde e mai lasciate al caso. Uno scrigno di sentimenti e sensazioni sulle quali riflettere avviando un meticoloso e per nulla semplice lavoro introspettivo di auto-analisi,quel viaggio tra la moltitudine di processi mentali alla ricerca del proprio sé. Una silloge da regalare e regalarsi.Teresa Anania