“Mio Padre è un Boss”, di Maria Martino

Mio Padre è un Boss

Maria Martino

Lucia, ragazzina del profondo sud d’Italia, trascorre la sua fanciullezza in un paese apparentemente tranquillo. Una famiglia molto stimata che la ama, la coccola e non le fa mancare nulla. Quando la serenità familiare viene sconvolta dall’arresto del padre e del fratello, scopre con sgomento di far parte di un casato di mafiosi e di aver vissuto fino ad allora, dentro una bolla dorata. La realtà le appare sotto una veste nuova e inaspettata. Puntuale, la tragedia irrompe a casa sua, portando morte e terrore, sconvolgendo vite ed affetti. Proprio nella stagione più delicata della sua vita, le persone a cui tiene di più sono lontane dai suoi bisogni adolescenziali, impegnate a combattere una guerra destinata a devastare un intero paese e l’animo dell’innocente Lucia.

Introduzione

… Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola … (G. Falcone)

Aneddoti personali

Giungo a questo breve romanzo per “puro caso”, su segnalazione di un amico… Come non dargli ascolto?! E a lettura ultimata, posso solo ringraziarlo…

Recensione

Romanzo d’esordio per  Maria Martino, giovane autrice che narra all’interno di questa sua opera, una storia ambientata in un paese non citato del profondo Sud; una storia che pur se di fantasia, rispecchia lo spaccato triste e per certi aspetti reale di una società malata, detentrice di un background culturale di stampo tipicamente mafioso.  Lucia, la protagonista, è un’adolescente come tante. Una ragazza che dovrebbe preoccuparsi solo di cose appartenenti alla sua età: lo studio, le amiche, i primi amori, divertirsi; ma Lucia non sa di non essere una ragazza come tante … Vive in una sorta di limbo ovattato all’interno di una famiglia apparentemente normale, mamma, papà e due fratelli; un nucleo ove sentirsi la principessa di casa, innamorata del papà come tutte le figlie femmine, visto come il supereroe, il protettore di ogni male, il punto fermo, il modello da prendere come esempio … fino a quando il supereroe perde i poteri, il castello fatato perde l’incantesimo e il principe si trasforma in orco cattivo; le certezze quindi, iniziano tutte a vacillare, il Paradiso diventa Inferno e di colpo ti ritrovi a vivere imprigionato in un Purgatorio del quale ignori leggi, regole non scritte, conti da saldare con la vita all’interno di faide che affondano le radici nella notte dei tempi.  Rispetto, obbedienza, sudditanza, sottomissione, silenzio, omertà, sangue, cadaveri e vittime innocenti di vendette trasversali, diventano di punto in bianco il pane quotidiano che si spezza davanti agli occhi increduli di una ragazzina la cui unica colpa è quella di essere nata  nella famiglia “sbagliata”.  La storia raccontata, abbiamo detto è opera di fantasia anche se alcuni fatti narrati sono realmente accaduti.  La nostra giovane autrice riesce a definire, caratterizzare e ambientare i personaggi assegnando a ciascuno un ruolo ben preciso, delineandone perfettamente aspetto fisico, azioni, parole, movenze; tutto si sussegue, un fotogramma dopo l’altro in una lettura visiva che si dipana dalla prima all’ultima pagina in un crescendo di emozioni al punto tale da sentirsi parte attiva e integrante del tutto.  A enfatizzare ogni cosa ancora di più è, probabilmente, l’uso della forma simil-diaristica e della narrazione in prima persona, quasi come se Lucia volesse raccontare solo a se stessa qualcosa che dovrebbe essere taciuta, e questo non serve ad altro se non a esorcizzare la paura, prendendo coscienza che il cambiamento è possibile, ribellarsi è doveroso, che la paura si autoalimenta e muore di fame se fronteggiata dal coraggio di camminare guardando in faccia chi vorrebbe far abbassare gli occhi e serrare le labbra, che le nuove generazioni hanno il sacrosanto diritto e il dovere di denunciare chi tenta, con una serie di divieti e imposizioni, di tarpare le ali a chi vorrebbe spiccare il volo abbracciando la libertà di parola, di pensiero, di azione, la libertà di scegliere chi amare, la libertà di vivere …  Al di là di ciò che potrebbe sembrare, non è un romanzo-denuncia di tutte quelle oscenità più o meno gravi appartenenti alla mafia, ma ci troviamo invece davanti a chi, pur vivendo all’interno di una famiglia malavitosa e di un sistema criminale, non si rende conto di ciò che la circonda, fino a che quello stesso sistema ritenuto “normale” fa scattare la molla della consapevolezza che diventa necessità di sconfiggere l’ombra del male per consentire alla luce della legalità di prendere il sopravvento, illuminando con sempre maggiore imponenza il futuro di una generazione che sente il bisogno di prendere nettamente le distanze da una mentalità arcaica di rassegnazione a leggi non scritte, imposte da una ignoranza atavica, tramandate al pari di preziose eredità di nobili casati.

Conclusioni

Non sono volutamente entrata nel vivo del racconto, avrei rischiato di banalizzare una trama che non solo merita di essere letta attentamente ma è un romanzo che andrebbe adottato quale testo narrativo nelle ultime due classi delle scuole medie.  Sarebbe altresì auspicabile una trasposizione televisiva che, forse come in pochi casi, nulla toglierebbe al romanzo stesso divenendo al contrario un valido strumento educativo.  Un plauso all’autrice con l’augurio che “Mio padre è un boss” possa essere il romanzo d’avvio per un futuro ricco di grandi opere.

Teresa Anania

Voto

5/5

Citazioni

Oggi la nostra scuola ospiterà un importante convegno sulla mafia. A presiederlo è un alto magistrato con accanto il sindaco della città. Mi sento molto a disagio, ho l’impressione che gli occhi siano puntati su di me, la figlia del boss. Sapevo che sarebbe stato difficile per me … “io non ho mai fatto male a nessuno e non devo vergognarmi di niente”, pensavo. Così, oggi, sono qua, ma il disagio è forte.

Il 24 dicembre, assieme alla morte di mio zio, erano crollate tutte le mie certezze, i miei sogni. Quella vigilia di Natale, il diavolo aveva preso il posto di Gesù Bambino e non se ne sarebbe andato prima di avere vestito di nero le pareti delle case di tutto il paese.

Mi sono sempre sforzata di sentirmi una ragazza come tutte le altre. Invece non è così. Una ragazza che vive in una famiglia mafiosa, non può mai essere normale e se, come spesso succede, scoppia una guerra tra famiglie, ha finito di vivere.

Recensione di Teresa Anania

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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