Nessuno scrive al colonnello
L’autore
Considerata per ritmo e misura, per densità e asciuttezza di stile la prosa più riuscita del giovane García Márquez, Nessuno scrive al colonnello costituisce un prezioso tassello di quel ciclo di Macondo che troverà la sua grande sintesi in Cent’anni di solitudine. Il vecchio militare in attesa di una pensione che non arriva mai, e che sacrifica perfino i magri pasti per allevare un gallo da combattimento da cui si aspetta soddisfazioni e guadagni, appartiene a quella galleria di indimenticabili ritratti di cui è ricco l’universo di Macondo. La sua eroicità semplice e solenne, la sua profonda, dolente verità umana ne fanno uno tra i personaggi più riusciti del grande Gabo.
Introduzione
Inizialmente pubblicato in rivista a puntate tra maggio e giugno 1958, “Nessuno scrive al colonnello” è un romanzo breve, la cui prima edizione italiana è datata 1969 con Feltrinelli.Aneddoti personali
Sofferenze, stenti, sacrifici, dolori, ma anche speranze, illusioni, solidarietà. Questo si evince nel breve ma intenso romanzo di Márquez.Recensione
Ambientato nel 1956 in Sud America, il romanzo è incentrato intorno alla figura di un anziano ex colonnello dell’esercito liberale, sconfitto nella guerra dei Mille Giorni, sotto il comando di Aureliano Buendía, che vive insieme alla moglie nella provincia di Macondo, in condizioni di stenti e di ristrettezze economiche, con un gallo da combattimento e con il dolore indescrivibile della perdita del loro unico figlio, crivellato di colpi nell’arena dei galli, per aver distribuito notizie clandestine.Condizione altrettanto determinante è la speranza, quel piccolo barlume, quello spiraglio al quale il colonnello si aggrappa con tutte le sue forze: l’aspettativa di ricevere finalmente la pensione dovuta per diritto ai reduci di guerra che capitolarono nell’armistizio di Neerlandia, ponendo fine così alla guerra civile, che spinge l’uomo ad attendere la lancia che porta la posta, ogni venerdì, puntuale, ormai da quindici, lunghissimi anni.
La compostezza, la dignità, la serenità e la pacatezza con cui il colonnello affronta la sua esistenza, sono elementi quasi disarmanti che permeano tutta la lettura, perché ci troviamo di fronte a un uomo che ancora crede e sostiene fermamente ideali di giustizia e libertà.
L’illusione di un riscatto nei confronti della vita, l’ostinazione e la caparbietà sono simbolicamente rappresentati proprio dal gallo, designato a combattere per poi, ipoteticamente, vincere.
Un piccolo microcosmo, che ha sullo sfondo un profondo malessere sociale, nel quale si riflettono caratteristiche molto complesse e articolate, come la fame, il coprifuoco, le elezioni pilotate, la dittatura.
Un romanzo struggente, pregno di dolore e di malinconia, ma anche di solidarietà e speranza, con un finale tanto inatteso quanto inevitabile.
Conclusioni
La prosa semplice e scorrevole, consacra indubbiamente Márquez tra i grandi talenti della narrativa. Un romanzo di cui consiglio vivamente la lettura.Voto
Citazioni
Noi siamo orfani di nostro figlio.”
La vita e la cosa migliore che sia stata inventata
La vita e la cosa migliore che sia stata inventata