Next Stop Rogoredo Storia di chi è uscito dal bosco della droga di Micaela Palmieri

Next Stop Rogoredo – Storia di chi è uscito dal Bosco della droga

Micaela Palmieri
«Le persone come te non si rendono conto, l’eroina per quelli come noi è la vita, l’unica ragione di vita. Per questo è così bastarda, la provi e non puoi più vivere senza. È più forte di qualsiasi altro bisogno, di qualsiasi affetto. È il demonio in persona, capisci?»
L’Inferno esiste, è sulla Terra e ha un nome. Lo chiamano il bosco di Rogoredo e si trova a poche fermate di metropolitana dai grattacieli sfavillanti di Milano. È la più grande zona di spaccio a cielo aperto d’Italia, qui arrivano da tutta Europa dannati che per pochi euro comprano dosi di eroina da diavoli che vendono sogni di morte. Sono tante le storie raccontate in queste pagine: Carlo, che ha alle spalle tante perdite e tanto dolore e ora si aggira dentro il boschetto in una danza macabra e senza sosta, sempre alla ricerca di una dose; Regina, che ha il collo lungo come le donne nei quadri di Modigliani e vuole solo sballarsi; Luna che ha perduto se stessa e fatica a ritrovarsi e Silvia, una ragazza perbene, semplice, caduta per caso nel tranello della droga, mentre il padre continua a cercarla ogni giorno per le strade della città. La giornalista Micaela Palmieri, insieme a un cameraman e a un volontario, ha passato una notte nel bosco della droga e si è immersa in tutto il suo orrore e nella solitudine di queste vite piene di niente. Il risultato è questo libro: un’inchiesta dura, straziante e necessaria che, in forma romanzata, racconta storie di una vita drammaticamente vera. Ma oltre all’abisso della dipendenza e della violenza queste pagine parlano anche della voglia di ricominciare, perché nessuno esce dal bosco uguale a come ci è entrato.
L’autrice
Micaela Palmieri, laureata in giurisprudenza e storia all’Università degli studi di Milano, è giornalista professionista. Attualmente conduttrice del Tg1RAI. E’ autrice del libro Tre di una coppia perfetta.

Introduzione

” E’ dell’inferno dei poveri che è fatto il paradiso dei ricchi”.
Victor Hugo

Un libro inchiesta, la giornalista Micaela Palmieri insieme ad Ivan il suo cameraman con una videocamera nascosta nel bottone della camicia, trascorre una notte nel boschetto di Roveredo alle porte di Milano , accompagnati in questo giro all’inferno da Carlo un tossico ed Antonio un volontario che ogni sera porta brioche ai ragazzi.

Recensione

L’inferno in terra, vite buttate, morti che camminano nel pieno della metropoli milanese che gira il viso dall’altra parte.
La droga, la morte volontaria, spettri che si muovono tra la sporcizia, le spade usate che regalano malattie inguaribili, sempre se sei fortunato a non incappare in una partita di eroina tagliata con veleno. Ti inietti veleno e la tua giovane vita termina così …
Ma è vita vivere con una sola cosa nella testa? Come procurarsi i soldi per farsi un buco.

Un murales dalle tinte fioche mi toglie il fiato: una donna dai lineamenti delicati, con i capelli adagiati da un lato e un mantello con i colori della bandiera italiana che le copre appena il corpo, tiene in braccio il figlio esanime. tutt’intorno, troneggiano uomini in divisa che osservano la scena.”

Una metafora potente, simboleggia il disinteresse del mondo verso questi figli senza più vita, questi spettri che popolano il bosco , gli uomini in divisa simboleggiano lo Stato che non fa nulla.
Rogoredo è il bosco della droga, la piazza di spaccio più imponente del nord Italia, vengono disperati da tutta Europa a comprare roba a buon mercato, peccato che spesso è tagliata male e ti inietti veleno.
In un pellegrinaggio notturno accompagnati da Carlo, un tossico che potrebbe salvarsi, lui non ha nella testa solo la droga, se solo la vita non fosse stata così crudele con lui , le botte avute in famiglia da suo padre da quando era piccolo ed una madre morta suicida. Ma non sempre è così, la droga non risparmia nessuno, famiglie normali all’improvviso si ritrovano nel dramma di vedere una figlia trasformarsi in una larva umana, è il caso di Silvia.
Potremmo parlare di Luna, Regina , Silvia, Carlo e tanti altri disperati senza nome, nè dignità che affollano la scalinata della morte, c’è un lampione che usano per potersi fare una dose.

” Scusate avete visto una ragazza con i capelli rossi e la coda? Un padre, Capisco subito che è un padre. Ha lo sguardo perso nel vuoto . E’ fermo, ai piedi della scalinata che a metà è piena di persone. […] E’ tutta la sera che entro ed esco dal bosco . Non trovo più mia figlia, sto diventando matto.”

La fila sotto il ponte della tangenziale per acquistare la dose quotidiana, il morire un pezzetto alla vota, la siringa diventa una vera spada che miete vittime una dietro l’altra.
Un libro di denuncia, la droga non risparmia nessuno, non possiamo e non dobbiamo credere che tocchi sempre agli altri…
Un racconto senza filtri, l’orrore che ti si mette sotto la pelle, rabbia perché tutti sanno dell’esistenza del boschetto di Rogoredo, ma nessuno fa nulla, la polizia è alla stazione, ma per proteggere gli altri, per i disperati che popolano l’inferno nessuno fa nulla. Dov’è lo Stato perché permette tutto questo? Ogni tanto un’ambulanza va a raccogliere qualche overdose, tanto sono tossici , non sono più esseri umani.
I pusher difendono il loro regno con la violenza e l’arroganza di chi sa che nessuno oserà toccarli.
La manovalanza nigeriana e il capo pusher milanese che dice che ci sono giorni che si incassa anche trentamila euro . Ma la domanda che sorge è perché si lascia fare? I tossici possono morire ? Perché questi ragazzo hanno dentro il nulla che li spinge a sfidare la morte ad ogni dose?
Next stop Rogoredo la fermata del treno che diventa uno stop alla vita per tanti, per troppi.

Il boschetto siamo noi. E al boschetto al vita non vale niente, l’hai visto anche tu. Rogoredo è ovunque, ogni città del mondo ha il suo. Questo bosco è la livella, le persone che ci finiscono sono di tutti i tipi e fanno tutti la stessa fine.


Conclusioni

Un libro da leggere, ma non solo , bisogna soffermarsi su ogni immagine raccontata, ogni disperazione incontrata, bisogna chiedersi perché. Ma non è possibile tralasciare quelle figure torbide che reggono il sottile filo tra la vita e la morte, né si possono dimenticare i volontari che sfidano la paura ogni notte, cercano di far sentire umano chi umano non è più. Antonio porta brioche e qualcosa da bere a tanti disperati. Simone un ex tossicodipendente che si prodiga per salvare più vite possibili , attraverso un centro di disintossicazione.
Ma le autorità, lo Stato dove sta? Perché in merito ai narcotrafficanti in primis e la manovalanza in seguito, nessuno si prodiga a fa scelte coraggiose : chiudere questi orrori per sempre, nessuno lo fa, la vita dei tossici non vale nulla, meglio confinati nel boschetto che tra la gente. Quante domande senza risposta ti lascia questo viaggio nell’inferno in terra. Quanta amarezza e dolore. La crudezza e il realismo delle immagini raccontate, sono immagini non pagine scritte, ti mettono davanti al tuo disinteresse, chi di noi non ha pensato almeno una volta sono tossici hanno scelto loro questa vita.
Non è un romanzo verità, né una una storia vera, niente di tutto ciò, è un’ inchiesta che dovrebbe smuovere le coscienze, ricordiamo che la droga è democratica: colpisce famiglie disastrate, famiglie bene, famiglie normali, distrugge per sempre la vita di chi vive e di chi vive di riflesso questo orrore.
Un’inchiesta forte, molto forte che tutti dovrebbero leggere, per scegliere dove porsi in questa società malata : tra chi si gira dall’altra parte, o tra chi vuole combattere affinché tutti i boschetti di ogni città vengano chiusi per sempre?

Voto

5/5

Citazioni

Ma la verità è che che quello che abbiamo visto stasera sono persone non fastidi. Dobbiamo farcene carico, perché ci sono storie di sofferenze, genitori disperati, mogli distrutte, famiglie straziate.

Recensione di Elisa Santucci

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

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