“… Lunga e diritta correva la strada, l’auto veloce correva … non lo sapevi che c’era la morte quel giorno che ti aspettava … quando si è giovani, è strano poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano … Voglio però ricordarti com’eri pensare che ancora vivi e che come allora sorridi …” (F.sco Guccini – Canzone per un’amica)
E’ il 1° ottobre del 1994 quando il cuore di Nicholas Green, un bambino di appena sette anni cessa di battere per sempre … forse!? Due giorni prima, il 29 settembre, Nicholas insieme a papà Reginald, a mamma Margaret e a Eleanor, sorellina di appena quattro anni, viaggiava spensierato a bordo di una vettura lungo l’autostrada Salerno – Reggio Calabria per raggiungere la Sicilia, dove avrebbero dovuto trascorrere qualche giorno di vacanza. Era talmente tranquillo Nicholas, da addormentarsi sul sedile posteriore. Giunti nei pressi di Vibo Valentia, l’auto fu scambiata per quella di un gioielliere da rapinare e il tentativo di furto a mano armata si trasformò in terribile omicidio. Nicholas venne colpito alla testa. Dopo due giorni di coma, presso il centro neurologico del Policlinico Universitario di Messina, dove era stato ricoverato, il bambino si abbandonò al sonno eterno. I genitori con una forza d’animo poco comune e un enorme atto di generosità, autorizzarono l’espianto degli organi. La notizia non passò di certo in sordina e non solo per l’atrocità di cui erano stati vittime ma per il gesto d’amore immenso in un momento di profondo dolore, e di cui ancora si parlava troppo poco.
La donazione di organi, argomento ancora tabu all’epoca dei fatti, divise l’opinione pubblica e non mancarono gli attacchi da parte di alcune persone nei confronti di due genitori la cui unica intenzione era non certo quella di diventare famosi bensì di far continuare a vivere il loro bambino in altri corpi bisognosi d’aiuto.
“Nicholas era morto. Non potevamo cambiare questa realtà. Ma se avessimo donato i suoi organi altri bambini avrebbero potuto essere salvati e altre famiglie avrebbero evitato di perdere un bambino come è capitato a noi. Lo abbiamo fatto in Italia perché non abbiamo mai colpevolizzato gli italiani: il crimine fu commesso da poche persone cattive senza scrupoli”.
questo dichiararono i coniugi Green alla stampa poco tempo dopo.
Furono sette gli italiani che beneficiarono della grande generosità di una coppia di genitori affranti ma di una lucidità e di una fede ineguagliabili. Cuore, fegato, pancreas e reni vennero trapiantati in tre adolescenti e due adulti, mentre altri due riceventi riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee.
Sappiamo che nulla accade per caso e la morte di Nicholas non fa eccezione … fu un mezzo per arrivare a smuovere le coscienze della gente. Iniziò da lì quello che venne poi battezzato “l’effetto Nicholas” facendo aumentare nel corso degli anni la sensibilità, l’altruismo e la capacità di compiere un gesto che per quanto possa essere difficile è l’unico modo per regalare una seconda possibilità a chi lotta da anni per la sopravvivenza. Ma da lì iniziò anche la battaglia dei coniugi Green contro la legge italiana sui trapianti d’organo che prevede, a differenza degli Stati Uniti, l’anonimato tanto del donatore quanto del ricevente. Qualcosa rispetto al passato si è mossa ma la guerra non è ancora stata vinta.
La storia di Nicholas fu singolare anche da un punto di vista simbolico. Un bambino di 7 anni che morendo restituisce la vita ad altre 7 persone. Sappiamo che il numero 7 ha un forte significato spirituale e non solo, e sul quale si potrebbe parlare a lungo … basti ricordare che è il numero della completezza, che 7 sono i doni dello Spirito Santo, 7 sono i giorni in cui Dio creò l’Universo, 7 sono i colori dell’arcobaleno etc. etc.
I coniugi Green da allora vennero molte volte in Italia. Furono ospiti del Presidente Scalfaro al Quirinale dove ricevettero la Medaglia D’Oro al Valore Civile; in occasione del 25°anniversario dalla morte di Nicholas furono ospiti presso la cittadina di Polistena (RC) in Calabria, dove il Sindaco consegnò una targa in memoria della loro generosità. Il 1° Ottobre del 2019 il Policlinico Universitario di Messina, in loro presenza e alla presenza di tutte le maestranze locali e regionali, ha intitolato a Nicholas Green il nuovo reparto di Rianimazione. Numerose sono in tutta Italia le scuole, le vie, le piazze, i centri sportivi che portano il suo nome, quel bambino che oggi avrebbe 34 anni e che difficilmente potrà mai essere dimenticato.
La sua morte ha fatto da spartiacque tra il prima e il dopo Nicholas; è stata una forte cassa di risonanza per far sì che un atto considerato tabu, se non addirittura da condannare, iniziasse da allora,a diventare la cosa più naturale del mondo.
I coniugi Green che ebbero due anni dopo la scomparsa di Nicholas due gemelli, sono l’emblema di una famiglia capace di stringersi nel dolore per uscirne più forti donando speranza e dimostrando che anche la morte più illogica e senza senso come quella di un bambino innocente, non è mai la fine ma l’inizio di qualcos’altro.
Teresa Anania