
“ A che serve la verità? Assicurare i colpevoli alla giustizia fa forse resuscitare i morti? Certo che no. E colpevoli sono solo coloro la cui mano abbia premuto il grilletto? Ci sono invero responsabilità che nessun giudice mai sanzionerà e in nessuna galera si potranno scontare. Sono le colpe dell’ambiente circostante, della cultura imperante, della famiglia di appartenenza, le colpe della stessa vittima del reato. La verità è un bisogno impellente dei sopravvissuti che, tuttavia, si attenua con lo scorrere delle ore e poi degli anni, fino a diventare talvolta persino inopportuno riportarla alla luce, perché ormai nuovi equilibri si sono venuti a sovrapporre oppure perché le ulteriori esperienze vissute hanno comunque forgiato la coscienza dei rei, cosicché non ha più senso sottoporli a una punizione aggiuntiva. … È il tempo stesso il migliore giudice … ( cit. cap. “1961”).
Torre Santa Susanna (Brindisi) anno 1923. Parte da qui l’ultimo lavoro di Antonio Chirico, un giallo storico-giudiziario fitto di misteri e intrighi in cui la parte romanzata si fonde con un fatto realmente accaduto: l’omicidio del Dottor Pietro Caramia avvenuto in circostanze oscure. Arriva in paese il giudice istruttore Francesco Giove incaricato di far luce sull’omicidio e procedere alla risoluzione del caso. Caso che sembrerà definirsi appena venti minuti dopo l’accaduto grazie alla testimonianza della vittima prima di spirare e all’arresto del presunto assassino.
Ma le cose non sono mai come appaiono specie se troppo semplici da valutare. Il giudice si troverà ingarbugliato in una fitta ragnatela ben tessuta dove ogni cosa si incastra con fatti e circostanze accaduti anni prima e che nel corso del tempo hanno dato vita a un contenitore zeppo di intrighi, amori sbagliati, desiderio di vendetta, inganni e dissapori familiari, rancore, rabbia, odio, gelosie, alleanze segrete e interessi economici.
Il Dottor Caramia è un personaggio sui generis, amato, odiato, rispettato, stimato e forse anche un po’ temuto. Donnaiolo dalla molteplici relazioni e da un incontro fugace avuto con una delle cugine, Costanza, rimasta incinta e abbandonata con in grembo il frutto di quello che per lei era stato amore, un figlio non solo mai riconosciuto dal padre ma addirittura rifiutato, che ha origine l’intera vicenda.
Il romanzo affronta argomenti importanti specie per il periodo e per il contesto in cui sono avvenuti i fatti. Una società rurale priva di cultura, dalla mentalità arretrata, chiusa e fortemente maschilista in cui è sempre la donna a pagare, vittima di pregiudizi morali ma premiante l’uomo in quanto essere privilegiato, libero di dare sfogo a ogni istinto, giustificato e compreso in virtù della condizione di maschio bisognoso di assecondare i propri impulsi naturali.
Costanza si troverà sedotta e abbandonata, umiliata e in qualche modo derisa, colpevole di amare l’uomo sbagliato, ferita nell’orgoglio e col crescente bisogno di riscatto, finirà col covare un desiderio di vendetta che aumenterà di pari passo alla crescita del figlio.
Ma ciò che realmente cerca Costanza è la vendetta, la giustizia o il riscatto personale?
Lascio al lettore la curiosità di trovare la risposta e divincolandosi, man mano, nel complesso labirinto narrativo che il nostro autore è riuscito egregiamente a costruire. La moltitudine di testimonianze anche spontanee e inaspettate che il giudice Giove si troverà a raccogliere, sembrerà far allontanare dalla verità e ciò che sembrava un caso già risolto inizierà a generare una moltitudine di dubbi e incertezze.
Chi è il colpevole? La giustizia riuscirà a fare il suo corso?
Il romanzo è ben scritto, scorrevole e nonostante il susseguirsi in più punti della forma dialettale, pur se apparentemente ostica da comprendere, rende le testimonianze maggiormente reali considerato il contesto di provenienza prevalentemente analfabeta.
L’autore entra nella psicologia dei sui personaggi, nelle loro relazioni familiari e personali, indaga il non detto incastrando tasselli in un enorme puzzle fatto di verità e menzogna. Scruta le maschere indossate cercando di catturare ogni espressione celata per giungere alla verità di ognuno di loro, non a quella assoluta, perché alla fine più passa il tempo più si perde quella curiosità spesso scambiata per interesse.
Una lettura che induce a riflettere su quanto le scelte di ognuno di noi, giuste o sbagliate che siano, riescano a influenzare non solo la nostra vita, ma quella di tutti coloro con i quali ci rapportiamo.
Un romanzo piacevole da leggere e da regalare di cui si auspica poterne vedere trasposizione per il piccolo schermo.
Complimenti all’autore che, ancora una volta, ha saputo creare la giusta suspence per tenere il lettore incollato al libro nonostante le sue circa 400 pagine.
Lettura consigliata.
Teresa Anania
Ramondo Lo Scudiero di Antonio Chirico
“CHI NON AMA IL PROPRIO FRATELLO”, di Antonio Chirico
DESCRIZIONE
1923. C’era stata l’esplosione di tre colpi di rivoltella alla chiusura della farmacia D’Andria. Il morto prima di perdere i sensi era riuscito a ripetere più volte: «i miei cugini mi hanno ucciso.» Venti minuti dopo si era proceduto a un arresto. Due contadini, infatti, si erano imbattuti in uno strano figuro, che procedeva strisciando lungo i muri delle case. Uno dei due era rimasto a sorvegliarlo, mentre l’altro era corso ad avvertire le forze dell’ordine. Quando un carabiniere era giunto sul posto aveva appurato che si trattava di una donna travestita da uomo. Il giudice istruttore Francesco Giove giunse a Torre Santa Susanna convinto che avrebbe sbrogliato facilmente la matassa. Non sapeva che ne sarebbe rimasto irresolubilmente imbrigliato.
Titolo | Non avrai altra donna all’infuori di me |
Autore | Antonio Chirico |
Editore | Readaction, (02.09.2024) |
ISBN | 9791280844750 |
Prezzo Pagg: | €. 25,50 347 – Brossura |