Non ci salveranno i melograni di Maristella Lippolis

Non ci salveranno i melograni

Un’isola della Dalmazia nel 1991, nei giorni che precedono lo scoppio della guerra nei Balcani. Una donna che trasforma il tempo della vacanza in un viaggio dentro la propria vita. Un uomo che deve scegliere da che parte stare e quale senso dare alla propria esistenza.
Non ci salveranno i melograni racconta del momento in cui per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale in Europa si sono affermati i nazionalismi; di come una guerra fratricida abbia sconvolto le geografie e le anime, e delle ragioni di chi allora ha scelto di non arrendersi.
L’autrice
Maristella Lippolis ha esordito nella narrativa pubblicando racconti sulla rivista «Tuttestorie», diretta da Maria Rosa Cutrufelli. Vincitrice del Pre­mio Piero Chiara 1999 con la raccolta La storia di un’altra, in seguito ha pubblicato i romanzi Adele né bella né brutta (Edizioni Piemme, 2008), finalista al Premio Stresa 2008, Una furtiva lacrima (Edizioni Piemme, 2013) e Raccontami tu (L’iguana editrice, 2017). Collabora con la rivista «Leggendaria», il «LetterateMagazine», il Magfest.

Introduzione

Quasi trenta anni fa nei Balcani accadeva esattamente quello che succede oggi in tanti posti del mondo: popoli fratelli, etnie, come sarebbe più preciso denominarle, differenti si combatterono ferocemente in nome della supremazia della propria razza. In tali posti, oggi come allora, non vi è famiglia senza morti e vittime, è una battaglia di tutti contro tutti, e le radici di tale odio sono da ricercarsi negli antefatti della storia stessa, pregni di soprusi subiti e di follie perpetuate contro la dignità degli esseri umani.

Aneddoti personali

Quando ho iniziato la lettura di “Non ci salveranno i melograni” mi sono chiesta perché la “Punica granatum”, nome scientifico di questa pianta dalle infinite proprietà benefiche, non avrebbe potuto salvare la protagonista; ho terminato il libro con la consapevolezza che di fronte a certe vicende neppure il melograno, frutto in grado di contribuire alla prevenzione di malattie gravi come il cancro e l’aterosclerosi, può proteggere l’uomo dagli orrori che lui stesso è capace di partorire.
«Da noi si dice che il melograno è una pianta che porta fortuna,
simboleggia ricchezza e prosperità. Ne ho visti molti anche sull’isola.
Anche voi dite così?»
«Se bastassero i melograni saremmo un popolo molto fortunato,
da queste parti ce ne sono in abbondanza lungo tutta la costa e sulle
isole. Ma non saranno sufficienti a salvarci, quando sarà il momento».
«E quando sarà questo momento?»
«Accadrà molto prima di quanto tutti immaginiamo, sarà presto,
e senza altro preavviso».

Recensione

Laura ha tutto: è una donna in carriera, ha una buona disponibilità economica, è di aspetto gradevole. Ma Laura è sola e insoddisfatta. Sente il peso di una professione, l’avvocato, che ha come prerogativa il supportare e sopportare le problematiche dei clienti, sia dal punto di vista umano che professionale. Sente il vuoto di una famiglia assente, composta da genitori separati e da una sorella che vive oltre Oceano.
Quando c’è troppo rumore bisogna cercare il silenzio, perché solo così si può mettere ordine nei pensieri e nel cuore: Laura decide dunque di partire per una vacanza in “singletudine”, come lei chiama l’esser sola, verso un’isola selvaggia della Dalmazia.
In quel luogo Laura smette di essere Laura o meglio diventa una donna che si riappropria, non senza sofferenza, della sua vera o forse nuova identità.
Laura ci riuscirà misurandosi con le asperità della vita agreste, fatta di lavoro e essenzialità, con le difficoltà linguistiche, scegliendo di abitare in casa una contadina croata, Vera e con la limitazione che, in certi contesti, è la natura e non l’uomo che regola il ritmo della vita. La permanenza sull’isola riesce anche a far capire alla protagonista quanto sia spesso difficile comprendere le persone che amiamo e che ci amano, soprattutto se non si ha la stessa visione della vita, come nel suo rapporto con Goran, figlio di Vera, di cui Laura si innamora. Romanticamente fragile, come spesso sono i personaggi maschili descritti dalle donne, è infatti la figura di Goran, protagonista simbolo della tragedia che si sta abbattendo sul popolo croato.
La guerra personale di Laura contro i propri fantasmi e le proprie fragilità si svolge surrealmente nel più ampio scenario degli scontri che stanno per scoppiare nei Balcani, polveriera di aspri conflitti le cui radici antiche risalgono appunto alla Seconda Guerra Mondiale, che esplodono proprio durante la sua vacanza sull’isola.
Intensa la trama, pulsante di implicazioni e di emozioni che si rompono in mille pezzi nel vivere sofferto della protagonista; curato lo stile descrittivo dell’autrice, che sembra disegnare più che descrivere i paesaggi e la natura tutta della Dalmazia e molto originale l’alternarsi di narrazioni in prima persona con quelle in terza persona, al fine di mettere maggiormente in evidenza il flusso libero dei pensieri.

Conclusioni

Un romanzo davvero particolare, un viaggio interiore al termine del quale la protagonista scoprirà che quello che, in genere, si considera essenziale per la propria sopravvivenza, come benessere, prestigio, comodità o sentimenti low profile, in realtà non fanno altro che allontanarci sempre di più dalla vita vera e dalle emozioni autentiche.
Intenso lo scenario di guerra che fa da sottofondo alla narrazione, che ci appare ora più che mai, drammaticamente attuale, viste le tendenze nazionaliste e sovraniste che stanno diffondendosi ovunque.

Voto

3/5

Citazioni

“Sono ritornata a casa. Qui sull’isola, naturalmente. Che cosa ci fa
riconoscere un luogo come casa propria? Cosa ci spinge a dire: ecco,
adesso sono a casa? Non lo so. So che non ho provato nessuna
esitazione nel definire questo posto come la mia casa. L’ho scritto di
getto, ma questa era proprio la sensazione che mi ha accompagnata
nel percorso accidentato attraverso la pineta, in bilico nel furgoncino
che il vecchio Boris conduceva su e giù per i sentieri. Non era venuto
con la barca a causa della nebbia, mi sembra di aver capito, troppo
pericoloso girare intorno agli scogli della punta. Non mi aspettavo di
trovarlo al molo e ne sono stata così felice che gli ho buttato le
braccia al collo mentre lui rideva contento. Le cose che ho comprato
in città non erano un peso eccessivo e avrei potuto portarle da me
fino a Soline. Ma è stato bello dopo quel viaggio così triste sentirsi
subito a casa attraverso una faccia conosciuta e amica. Le sorprese
però non erano finite. Già a pochi metri dalla riva la nebbia si era
dissolta. Nebbia di mare, ha commentato il vecchio Boris…”

Recensione di Rita Scarpelli

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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