Notturno Bizantino. La fine di un impero.
Introduzione
“Tutti gli uomini in fondo desiderano la guerra. Essa porta con sé una semplificazione di tutto, che gli uomini sentono come sollievo.”PärLagerkvist
Recensione
Una storia spesso affonda le radici nei ricordi, lontani, tormentati, appassionati. Una fiammella che non si spegne, e che timidamente continua a illuminare sprazzi di vita vissuta, di avvenimenti, di sentimenti e circostanze a volte inspiegabili, ma che hanno il potere di cambiare radicalmente e definitivamente le esistenze di uomini, donne e bambini che si sono trovati a vivere un determinato momento storico, politico e sociale.Ed è quanto accade al medico Lucas Pascali, voce narrante e protagonista di “Notturno Bizantino”, splendido e avvincente romanzo storico, che racconta con profonda umanità la storia della sua vita, intrecciata indissolubilmente ad un evento pressoché epico: la caduta di Costantinopoli. Pascali sostiene che l’inizio della fine sia databile nel 1420, che coincide anche con l’anno della sua nascita, con l’arrivo di Cleofe Malatesta, promessa sposa di Teodoro Paleologo, despota di Morea.
“Sul matrimonio di Cleofe e Teodoro c’era l’ombra dello scisma tra le Chiese latina e greca, consumatosi già da secoli e impossibile da ricomporre, nonostante le mira di papa Martino V e del futuro basileus Giovanni VIII.”
È l’estate del 1425, quando Teodoro decide di presentare a sua moglie il filosofo Giorgio Gemisto Pletone, uomo di profonda saggezza e conoscenza, che auspicava di rendere più umano il mondo e più divine tutte le cose. I suoi concetti sono lineari, le sue idee chiare.
“Sapete che secondo me il Dio dei cristiani, dei musulmani e degli ebrei è solo il terribile strumento di caste votate al potere; e sapete che tali caste hanno fatto di tre libri in parte simili le armi con cui dominare i rispettivi popoli e combattersi per futili discordanze dottrinarie. (…) Nessuno potrà mai provare che è stato Dio a creare il mondo e dunque nessuno potrà dirvene il nome. Chiunque pretende di saperlo mente e chiunque vi dica che il suo Dio parla attraverso di lui mente due volte. I cosiddetti Libri Sacri sono opera dell’uomo; nessuna divinità ne ha ispirato un solo rigo!”
Il fato, Dio o chi per essi tracciano le strade che ogni essere umano è destinato a percorrere. Ed è ciò che avviene anche a Lucas quando, in occasione della nascita di Elena, figlia di Teodoro e Cleofe e ancora ragazzino, conosce Teodora e Clarice, figlie del medico di corte Demetrio Pepagomenos. Un incontro che segnerà in maniera ineluttabile la sua esistenza. Come inevitabile sarà la sorte di Costantinopoli, il cui destino si compirà in circa due mesi: il 29 maggio 1453, dopo una serie di violenti e sanguinosi attacchi, le truppe del sultano Mehmet fanno capitolare definitivamente la città, rendendosi artefici di uno scempio inenarrabile.
“Le donne più giovani e piacenti venivano messe da una parte, da destinare agli stupri, alla schiavitù e agli harem; i ragazzi di aspetto più gradevole da un’altra, riservati al trastullo dei sodomiti turchi, e in mezzo gli adulti e i vecchi. Tra essi chi poteva pagare un riscatto era custodito in un canto, gli altri, i più miserabili, venivano sgozzati, squartati o torturati per diletto.”
Ho amato questo libro fin dalle prime pagine. Le vicende storiche e politiche si alternano in un equilibrio perfetto a quelle personali. Appare l’essenza concreta degli individui, il concetto di “umanità” diviene tangibile nelle sue molteplici sfaccettature: passioni, debolezze, amori, rancori, voglia di rivalsa, rassegnazione, impotenza, frustrazioni, sconcerto, sentimenti variegati. Tutto ciò che alberga naturalmente nei cuori degli uomini, oltre ogni confine, trova la giusta collocazione in questa sublime narrazione. E non solo. L’autore dà voce a Lucas, che racconta di sè ma parla anche di noi. Perché sappiamo che la storia si ripete. E l’analogia tra Costantinopoli e la Grecia pare inevitabile.
“Ieri Bisanzio cadde perché Genova, Venezia, Ungheria, papato non seppero custodirne l’integrità; oggi la Grecia è ridotta allo stremo perché l’Unione Europea preferisce difendere le proprie banche piuttosto che le radici comuni.”
Un romanzo storico, dunque, che apre innumerevoli scenari al lettore e infiniti spunti di riflessione.
Conclusioni
Una splendida lettura, appassionante e sentita, accorpa in maniera eccelsa la cronaca storica a quella romanzata, trascinando il lettore in un vortice di emozioni e pathos. Un testo dalla scrittura fluida, ispirata, che ho letteralmente divorato e che mi ha conquistata, commossa, emozionata…Costantinopoli è stata per secoli una foresta d’oro e di reliquie; ha custodito la saggezza della Grecia e di Roma per più di un millennio. Avrebbe potuto essere il regno perfetto, ma non lo è stata.
Ad un certo punto la vita non è più battaglia, è resa