‘O regno di Igor de Amicis, edizioni Salani. Un viaggio nel ventre del male.
Come nasce il male?
Quali sono le motivazioni e le cause scatenanti che rendono un uomo capace di uccidere i propri simili senza il minimo senso di colpa e scrupolo?
Igor De Amicis, ci accompagna negli inferi, nel mondo senza anima di una delle roccaforti camorristiche più conosciute: le vele di Scampia e le case circondariali in cui si entra “piscitiello” e si esce delinquente incallito. Lo sguardo dell’autore è preciso e chirurgico di chi conosce da vicino la realtà che va a raccontare. E’ Dirigente Aggiunto di Polizia Penitenziaria. Ha visto con i suoi occhi il male negli occhi di chi entra nelle case circondariali, luoghi non di correzione, ma di perdizione aggiunta, non basta la strada, nelle carceri italiane la criminalità organizzata continua a stendere una coltre nera sugli esseri umani.
Quando si diventa rapinatori di vite? Sì, perché la camorra ruba la vita, si arroga il potere di decidere la vita e la morte, la perdizione e la salvezza, chi comanda e chi ne esce fuori annichilito o morto in un agguato. Nessuno osa ribellarsi…
‘O regno racconta una storia di fantasia, che di fantasia possiede ben poco, purtroppo…
Una storia di potere assoluto sulla vita e sulla morte, il Regno è l’unica legge. Malaffare, droga, estorsioni, ma soprattutto POTERE, è la brama di potere che muove uomini e donne in un microcosmo di vite davvero incredibile.
Il protagonista è Don Ottavio o’ Preziuso, dopo cinque anni di latitanza all’estero torna a Napoli, nel suo regno, in quel palazzo di Scampia, roccaforte di potere, criminalità assoluta e terrore. La gente del luogo lo accoglie come un dio minore, colui che decide la vita e la morte, e forse lo è davvero una piccola divinità che si arroga diritti sulla vita altrui. Ma le cose sono cambiate durante la sua assenza, se il quartiere lo accoglie festante, non è così per la sua famiglia. Sua moglie Rosaria, ha preso il potere, è diventata Donna Rosaria, e non ha nessuna intenzione di mollare lo scettro al Re che torna.
Si è trasferita in un appartamento attiguo a quello matrimoniale dove regna da regina incontrastata del quartiere. La donna ha usato il potere come una forma di rivalsa dalla vita terribile che ha condotto con suo marito, ma purtroppo non è una vittoria, ma semplicemente l’unica lingua che conosce è la violenza. Esercitare la violenza invece di subirla è ora il suo mantra.
Il figlio Achille, mandato in galera da suo padre, per non farlo ammazzare dai suoi nemici, in galera è entrato un ragazzino impaurito ne è uscito un delinquente con gli occhi cattivi che esercita la violenza senza battere ciglio. Il ragazzo intende uccidere suo padre: la causa di tutti i suoi mali.
Ottavio ritrova il suo amico di sempre Peppino. Senzadita, che lo accoglie come sempre, sono fratelli di malaffare. ma in Ottavio forse si è spezzato qualcosa di importante. Ha vissuto lontano cinque lunghi anni in cui ha capito che la vita non è quella che ha sempre condotto lui, da quando ragazzino si è fatto strada nel solo mondo che conosceva: la camorra, ha mostrato da subito la sua totale mancanza di anima e di scrupolo, disposto a tutto pur di emergere e detenere il potere. Il suo passo indietro, il suo riprendersi la vita e vivere come un uomo normale che ama la musica, non lo fa semplicemente andando via ma decidendo ancora per la vita e la morte degli altri decidendo chi dovesse esser l’ultimo topo.
Quello che trova tornando, lo rende ancora più consapevole che questo potere malsano, i nemici, la paura di essere ammazzati ad ogni passo non è la sola vita possibile, come aveva sempre creduto.
In un romanzo dal ritmo convulso, l’autore ci presenta la realtà senza sconti, senza buonismi né edulcorazioni della realtà. Un mondo in cui o cummanni o subisci, se non sei cacciatore diventi preda. Un contesto sociale dove l’unico sogno dei ragazzini è quello di diventare un boss. E per farsi notare dai clan si mostrano senza scrupoli, fuori controllo. Emblematica la figura di Antonio che a soli vent’anni cerca di scalare il potere, tenendo a mente sempre una frase che gli diceva la madre “Tu si nat’ pe cummannare.” Un mondo senza alcuna pietà, se una madre inculca al figlio che deve diventare un boss, deve essere più criminale degli altri, deve cummannare. Potente è la comparsa di Antonio all’inizio del libro: senza alcuna pietà lancia dal terrazzo un ragazzino che cominciava la sua carriera nella malavita facendo la vedetta, e solo perché aveva inneggiato al ritorno di Don Ottavio, considerato nella sua famiglia un semidio da rispettare.
Non voglio andare a scomodare discorsi sociologici, ma leggere questo romanzo ti lascia addosso un dolore infinito. Un mondo parallelo dove esiste solo dolore, sin dalla più tenera età, gli esempi dei ragazzini sono dati dalla criminalità, dalla ferocia, dagli assassini. Un mondo perduto. Una periferia abbandonata a se stessa, tutti sanno, nessuno muove un dito. È la morte della civiltà. È la morte dell’umanità stessa. Senza nessuna possibilità di redenzione. Il male guardato dritto negli occhi, sembra di vivere in un mondo parallelo. Ma purtroppo non è un mondo fantastico inventato da un buon romanziere: è la terribile realtà.
Un romanzo veramente potente, una prosa ricca, un racconto veritiero e senza sconti, senza nessuna possibilità di redenzione. Un romanzo di cui consiglio vivamente la lettura.
Dopo cinque anni di latitanza, Don Ottavio torna nel suo quartiere da uomo libero, acclamato come un re al termine dell’esilio, venerato come un santo. I più giovani trai suoi sudditi esplodono fuochi d’artificio, fanno foto coi cellulari, sparano in aria. I vecchi invece osservano in silenzio, sapendo che il ritorno del boss significa, anzitutto, dimenticare la pace con i clan rivali. Ma la guerra vera non è quella che aspetta Don Ottavio in strada, bensì dove ha seminato il dolore più feroce: nella sua stessa famiglia. Donna Rosaria, sua moglie, ha gestito gli affari per tutto quel tempo, si è guadagnata il rispetto della gente e adesso non ha alcuna voglia di farsi da parte, di tornare all’ombra del marito che ritiene responsabile di ogni male. Achille, loro figlio, sta in carcere per colpa del padre, e dietro le sbarre ha smesso di essere il ragazzino che era, diventando il prototipo del nuovo camorrista, abile nella strategia come nell’uso della violenza. Intorno a loro, altri interessi e altre vendette si agitano nell’oscurità, perché tutti vogliono il Trono, tutti vogliono comandare o’ Regno. Con teatrale maestria nel gestire il ritmo e l’ambiguità dei personaggi, Igor De Amicis racconta la criminalità organizzata nella sua dimensione meno nota, quella in cui i rancori privati possono divampare in una battaglia collettiva. E dove il fuoco si combatte con altro fuoco, il sangue con altro sangue.
Igor De Amicis è Commissario di Polizia Penitenziaria e ha scritto numerosi racconti presenti in diverse antologie e sul web, alternando storie per ragazzi a racconti e romanzi polizieschi.
È coautore con Trisi Fiammetta e Raciti Annamaria del libro Il carcere aperto. Un bilancio sociale delle nuove modalità di esecuzione della pena (Galaad Edizioni 2014), e con Paola Luciani di Il mare quadrato (Coccole Books, 2014), Giù nella miniera (Einaudi Ragazzi, 2016) e Fugees football club (Einaudi, 2019).
Autore: Igor De Amicis
Editore: Salani
Collana: Le stanze
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 21 giugno 2022
Pagine: 352 p., Brossura
EAN: 9788831009348
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