Oggi ricorre l’anniversario della nascita di Charles Baudelaire. Nacque infatti a Parigi il 9 Aprile del 1821, dal secondo matrimonio dell’ormai anziano Joseph Francois funzionario del senato con la giovane moglie Caroline Archimbaut-Dufays.
La madre, in seguito alla morte del marito sposa un tenente colonnello intriso di perbenismo borghese, l’uomo ha da subito un pessimo rapporto con Charles , a causa della sua freddezza e rigidità. Il ragazzo viene su ribelle e scavezzacollo, per il suo comportamento irrispettoso al college Royal viene costretto dal patrigno ad imbarcarsi su una nave che fa rotta nelle Indie.
Questo viaggio apre la mente di Charles verso nuove e diverse culture, e nasce il suo grande amore per l’esotismo che è presente pesantemente nella sua più importante opera “ I fiori del male”.
Diventato maggiorenne torna a Parigi per prendere possesso dell’eredità paterna, che spende a piene mani conducendo una vita all’insegna del divertimento e spese insensate, tanto che la madre resasi conto che il ragazzo aveva dilapidato metà del patrimonio, decide di affidare la restante eredità ad un curatore, a cui Charles deve chiedere e motivare qualsiasi spesa.
Nel 1842 si avvicina molto a Gutier, vedendo nel più anziano collega una guida morale e spirituale. Sul fronte dei sentimenti l’autore ha una duratura ed intensa relazione con Jeanne Duval che lo curerà fino alla fine dei suoi giorni. Ella è la sua musa ispiratrice, compagna, passione , e lui trae linfa vitale dal rapporto con lei.
Nel 1845 pubblica la sua prima raccolta di poesie “ A una signora creola”, mentre nel frattempo è costretto a scrivere per alcune riviste letterarie per sbarcare il lunario.
Nel 1857 pubblica la sua opera più famosa “ I fiori del male”, questo capolavoro sconcerta il pubblico, ma più che grande successo letterario si trattò di curiosità morbosa e scandalo, tanto che il libro fu processato per immoralità e l’editore fu costretto ad eliminare sei poesie.
La poetica di Baudelaire è varia e complessa ed apre la strada al simbolismo e sperimentalismo che avranno poi forti ripercussioni sulla poetica del Novecento. L’autore non appartiene a nessuna scuola fu indipendente ma la sua poesia trae comunque origine dal Romanticismo, le sue poesie traggono si origine da sentimenti puramente romantici, ma espressi in una forma nuova che mette in evidenza il mondo inconscio. Fu il poeta della città pervertita dei vizi e delle miserie degli uomini , ma anche della ricerca ansiosa dell’ideale, il desiderio e la paura della morte, e la fuga dalla realtà lenta e monotona.
“ Le fleurs du male” la sua più importante opera riassume a pieno l’idea del poeta, il male come il bene ha la sua bellezza, ed è più attraente ed accattivante. L’opera evoca il viaggio immaginario, tipico della concezione di vita del poeta. Anche la scelta del titolo è evocativa in quanto il fiore nascendo dalla terra fa parte della natura maligna, e perciò viene detto del male.
Il personaggio di Baudelaire ha alimentato il mito del bohemien e flaners lo studente povero o presunto tale amante dei piacerii notturni , incarna quella visione di gioventù romantica dedita all’eccesso ed alla poesia un pò rivoluzionaria.
Il modernismo e la trasformazione dei valori portarono alla nascita della poesia moderna, evolutasi grazie ai suoi seguaci come Rimbaud e Mallarmè che ha cominciato a decadere con l’inizio del XX secolo fino all’ascesa del post-modernismo ed all’inizio dell’età contemporanea.
Baudelaire è depresso e con la mente sconvolta e per questo motivo nel 1861 tenta il suicidio, in seguito lascia Parigi per andare a vivere a Bruxelles ma nemmeno nella città belga trova la pace della mente e quindi ritorna in patria.
Malato cerca negli oppiacei ed alcool sollievo alla malattia, muore nel 1867 a soli 44 anni, alla volontà di sfuggire alla realtà sono ispirati “ I paradisi artificiali”. E’ sepolto nel cimitero di Monparnasse accanto alla madre ed all’odiato patrigno.
Solo nel 1949 la Francia ha riabilitato la sua memoria e la sua opera letteraria.
Lo ricordiamo con alcune delle sue poesie più belle
A una passante
Ero per strada, in mezzo al suo clamore.
Esile e alta, in lutto, maestà di dolore,
una donna è passata. Con un gesto sovrano
l’orlo della sua veste sollevò con la mano.
Era agile e fiera, le sue gambe eran quelle
d’una scultura antica. Ossesso, istupidito,
bevevo nei suoi occhi vividi di tempesta
la dolcezza che incanta e il piacere che uccide.
Un lampo… e poi il buio! – Bellezza fuggitiva
che con un solo sguardo m’hai chiamato da morte,
non ti vedrò più dunque che al di là della vita,
che altrove, là, lontano – e tardi, e forse mai?
Tu ignori dove vado, io dove sei sparita;
so che t’avrei amata, e so che tu lo sai!
L’uomo e il mare
Uomo libero, sempre tu amerai il mare!
Il mare è il tuo specchio; tu miri,
nello svolgersi infinito delle sue onde, la tua anima.
Il tuo spirito non è abisso meno amaro.
Ti compiaci a tuffarti entro la tua propria immagine;
tu l’abbracci con gli occhi e con le braccia,
e il tuo cuore si distrae alle volte dal suo battito
al rumore di questo lamento indomabile e selvaggio.
Siete entrambi a un tempo tenebrosi e discreti:
uomo, nessuno ha mai misurato la profondità dei tuoi abissi;
mare, nessuno conosce le tue ricchezze segrete,
tanto siete gelosi di conservare il vostro mistero.
E tuttavia sono innumerevoli secoli
che vi combattete senza pietà né rimorsi,
talmente amate la carneficina
e la morte, eterni lottatori, fratelli.
Inno alla bellezza
Vieni dal cielo profondo o esci dall’abisso,
Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale,
dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine,
ed in questo puoi essere paragonata al vino.
Racchiudi nel tuo occhio il tramonto e l’aurora;
profumi l’aria come una sera tempestosa;
i tuoi baci sono un filtro e la tua bocca un’anfora
che fanno vile l’eroe e il bimbo coraggioso.
Esci dal nero baratro o discendi dagli astri?
Il Destino irretito segue la tua gonna
come un cane; semini a caso gioia e disastri,
e governi ogni cosa e di nulla rispondi.
Cammini sui cadaveri, o Bellezza, schernendoli,
dei tuoi gioielli l’Orrore non è il meno attraente,
l’Assassinio, in mezzo ai tuoi più cari ciondoli
sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
Verso di te, candela, la falena abbagliata
crepita e arde dicendo: Benedetta la fiamma!
L’innamorato ansante piegato sull’amata
pare un moribondo che accarezza la tomba.
Che tu venga dal cielo o dall’inferno, che importa,
Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo!
Se i tuoi occhi, il sorriso, il piede m’aprono la porta
di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto?
Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena,
tu ci rendi -fata dagli occhi di velluto,
ritmo, profumo, luce, mia unica regina!
L’universo meno odioso, meno pesante il minuto?
La morte degli amanti
Avremo letti pieni di leggeri odori,
divani profondi come tombe,
fiori strani sulle mensole
aperti per noi sotto i più bei cieli.
I nostri cuori saranno due gran fiaccole
nello sprazzo a gara degli ultimi ardori:
come rifletteranno i loro doppi splendori
negli specchi gemelli delle nostre anime!
Una sera fatta di rosa e mistico azzurro
ci scambieremo un unico lampo,
come un lungo singhiozzo carico d’addii;
un Angelo più tardi schiuderà le porte
e verrà a rianimare, fedele e gioioso,
gli specchi offuscati e le fiamme morte.