Resta quel che resta di Katia Tenti

Resta quel che resta di Katia Tenti, edizioni Piemme

Una storia forte, di confini rubati, di identità di una terra stravolta, apparentemente di tutti, in realtà di nessuno.

Resta quel che resta

Il concetto di patria oggi è del tutto scomparso nella percezione degli italiani. Vuoi per un’apertura mentale, vuoi che invece di Italia si dice Europa. Vuoi che spostarsi per lavoro, con una laurea in tasca, non è più emigrare ma scegliere. Il senso di appartenenza è completamente cambiato.


Non era così all’inizio del secolo scorso in una terra che il regime fascista aveva reso terra di nessuno. Parlo del Sudtirolo, regione tedesca annessa all’Italia che continuava a mantenere la sua essenza. I suoi abitanti erano tedeschi, si parlava tedesco e il sud Tirolo era sempre e comunque la loro terra.
Il regime fascista dalla sera alla mattina decide che il sud Tirolo è italiano e deve essere abitato dagli italiani. Diventa vietato parlare tedesco, le scuole in lingua tedesche diventano clandestine, gli abitanti di quella bella terra che oggi è l’Alto Adige, erano considerati stranieri in casa propria.
La decisione del governo italiano è togliere identità a un popolo e inserire in questo contesto gli italiani emigrati da altre regioni. Risultato? Bolzano non apparteneva più a nessuno. La città è divisa sia fisicamente che culturalmente. Tre quartieri dividono la città e i suoi abitanti.


Katia Tenti attraverso la vita di diverse famiglie che vivono in quegli anni a Bolzano racconta un pezzo di storia sconosciuto ai più, in un arco temporale di sessant’anni.
Scelte sbagliate, vite rovinate, in una miscellanea di origini, modi di vivere e di percepire la vita. La vita in quegli anni era difficile per tutti loro, da qualsiasi latitudine provenissero e qualunque lingua parlassero.


Le famiglie tedesche: gli Egger e i Gasser
Le famiglie che provengono da varie parti d’Italia, ogni nucleo familiare porta con sé il proprio vissuto e modo di vivere.
La famiglia Ceccarini, la famiglia Marchetti, la famiglia Galli, la famiglia Ranieri.
Sei nuclei familiari che sono estranei uno all’altro. Tutti stranieri in un modo o nell’altro.
Katia Tenti riesce a ricreare con perfette ricostruzioni storiche la difficile convivenza di persone di lignaggio e provenienza così diverso tra loro, difficile tanto da arrivare all’odio a compiere azioni che forse in un altro contesto mai avrebbero compiuto.


Gli Egger e i Gasser sono nella loro terra, benestanti con le loro proprietà tipiche del luogo. Gli Egger hanno un loro maso, una figlia e un figlio autistico che a quei tempi era considerato matto, Max che alla fine della storia è l’unico che non si è sporcato, il suo vedere le cose dal suo punto di vista è riuscito a mantenere la sua integrità.


Gli altri, chi in un modo chi in un altro si sono sporcati. Le famiglie povere che provenivano dal Veneto portano nella loro valigia di cartone tutta la loro voracità, l’assenza di scrupoli pur di arrivare ad una ricchezza che ha comunque il retrogusto della colpa figlia di azioni terribili. Una ricchezza che non è mai riuscita ad eliminare dal loro animo la grettezza e la povertà assoluta di valori umani.


I Gasser si trovano a pagare un prezzo troppo alto per chiunque. la disperazione della perdita delle figlie neonate. E anche l’integerrimo dottor Gasser si sporcherà… come tutti loro, del resto, lo farà nella sua integrità professionale e la sua vita politica mossa soltanto dall’odio.
I Marchetti vengono dalla toscana sono persone perbene, socialisti in un’epoca fascista… la guerra e il fascismo lascerà ben poco di loro solo Linda e Jacopo sopravvivono all’orrore, alla guerra alla cattiveria di chi li ha denunciati.
Infine, i Ranieri che arrivano dalla Puglia portando con loro un segreto e una delle figlie perdute dei Gasser.
Questo incrociarsi di vite, di storie, di scelte sbagliate non fa altro che alimentare odi e rovinare più vite possibili.


Una saga avvincente, si segue con grande partecipazione alle storie che la voce narrante racconta, e lo fa andando a sondare l’animo umano con tutti i suoi chiaroscuri. Nessuno in questa storia è solo vittima o solo carnefice. Tutti sono figli del difficile periodo storico in cui vivono. Nessuna vita esce indenne da questo terremoto messo in moto dal regime fascista nel lontano 1925.
L’Alto Adige da terra promessa diviene in quegli anni terra di scontri sotto tutti i punti di vista.
Gli italiani si sentivano stranieri e non accettati da chi abitava da sempre questa terra. I tedeschi si sentivano stranieri in casa propria.
Gli scontri sociali e politici erano quasi inevitabili. Troppo dolore, troppa morte, troppa grettezza.


Un libro che lascia il sapore della vita, dell’animo umano e le sue reazioni in situazioni difficili. Lee scelte politiche che distruggono vite. Conoscere la propria storia, la storia e i percorsi di vita dei nostri avi vissuti nel secolo più terribile diviso tra due guerre mondiali che hanno seminato dolore, morte e dislivelli sociali enormi, è fondamentale per riuscire a costruire un futuro migliore.
Io ne consiglio vivamente la lettura, mi sono appassionata a questa storia e l’ho vissuta tutta seguendo i percorsi letterari e narrativi creati ad arte dalla brava Katia Tenti.

Che cosa significa la parola patria? Per alcuni qualcosa di sfumato e astratto. Per chi nasce in una terra di confine, invece, ha lo stesso peso del corpo, lo stesso colore del sangue. Tra questi, chi viveva in Südtirol nel 1925. Else Steiner e suo padre, in realtà, hanno dedicato tutta la propria vita alla musica, e non ci sono mai stati né tempo né spazio per il conflitto. La musica non ha lingua, in fondo, è universale. Quando però la giovane cantante viene allontanata dal teatro, per far posto a un’italiana, qualcosa si spezza per sempre. È Alfred Gasser, medico di successo, ad approfittare della solitudine della donna. Non è un matrimonio d’amore, ma potrebbero essere felici se la loro storia non si intrecciasse a quella di altre tre famiglie. Gli Egger, tra i più ricchi e amati abitanti di Bolzano, il cui figlio minore ha un ritardo mentale che per sua madre è impossibile da accettare, così come ciò che i Walsche, gli estranei, stanno facendo alla sua terra. I Marchetti, arrivati da Vicenza per scappare da un destino infame e disposti a qualunque cosa per integrarsi e arricchirsi, a rubare, mentire, vendere ai Fascisti i nemici politici per un pugno di pane in più. I Ceccarini, orgogliosi comunisti toscani, pieni di figli e di sogni che in parte si infrangeranno nei campi per i dissidenti politici, ma che forse troveranno un riscatto. Lungo i sessant’anni di storia ripercorsi in questa straordinaria saga, Katia Tenti riesce a farci entrare nei mondi di tutti loro, raccontandoci però anche una storia più grande, quella di una terra dilaniata dall’odio e dagli scontri, in cui l’oppressore cambia faccia e bandiera ogni volta. Ma anche di un luogo amato profondamente da coloro che ci abitano e che per restare sono disposti a tutto.

Katia Tenti

è nata e vive a Bolzano. Ha dedicato gran parte dei suoi studi all’approfondimento dei fenomeni di devianza. Dopo diversi anni di attività in ambito sociale, è oggi un’operatrice culturale. Con Marsilio ha pubblicato nel 2014 Ovunque tu vada, e nel 2017 Nessuno muore in sogno i primi due episodi della serie che ha come protagonista il pubblico ministero altoatesino Jakob Dekas.

Autore: Katia Tenti

Editore: Piemme

Anno edizione:2022

In commercio dal: 3 maggio 2022

Pagine:458 p., Rilegato

EAN:9788856684209

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

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