Daniela Merola, giornalista e autrice del suo primo romanzo
“Marta, un soffio di vita” è con noi, per incontrare gli Amici del Blog “Il Mondo incantato dei libri”.
La nostra recensione del libro qui:
https://www.ilmondoincantatodeilibri.it/martaun-soffio-di-vita-di-daniela-merola/
Buongiorno Daniela e benvenuta !La tua carriera si è arricchita di questa nuova esperienza di scrittrice di un romanzo “Marta, un soffio di vita” pubblicato da LFA Publisher. Cosa ti ha portato a sperimentare questa nuova forma artistica?
Innanzitutto grazie Rita per questa intervista. In realtà io ho sempre scritto, sin da ragazzina appuntavo pensieri, riflessioni che poi ho tenuto per me. Poi ho iniziato a partecipare a concorsi letterari e a prendermi qualche soddisfazione.
Da qui il passo per scrivere un romanzo è breve o quasi. Ho pensato di potermi mettere alla prova anch’io, con grande umiltà e desiderio di migliorarmi ovviamente. Diciamo che ne ho letti troppi di libri per non pensare “perché non provarci!”.
Il tuo romanzo, seguito sin dagli inizi dal nostro Blog, e recensito subito dopo la tua prima presentazione, ci racconta di una donna, Marta, in lotta con se stessa e con il mondo che la circonda.
Quale è stata la genesi del suo personaggio?
Ringrazio infatti il blog “Il mondo incantato dei libri” che mi ha seguito sin da subito e tutto lo staff della redazione.
E’ accaduto un fatto strano, è stato proprio il ricordo di una persona che conoscevo nella mia adolescenza e che soffriva della patologia che poi tratto nel romanzo a bussare all’improvviso nella mia mente. Da questo ricordo è nata Marta, la protagonista del libro, e poi di conseguenza ho raccontato i suoi squilibri, le sue lotte con se stessa, ho raccontato la sua disistima, il suo enorme bisogno d’amore e di approvazione, il suo bisogno di appoggiarsi a qualcuno che le potesse dare conforto.
Tutto è accaduto in maniera naturale, ci ho messo del tempo però per capire come entrare immediatamente nella storia e quale tipo di linguaggio utilizzare, volutamente forte e crudo. Volevo che fosse esattamente così, se edulcoravo determinate scene non avrei ben fatto comprendere la situazione psicologica di Marta.
Il malessere esistenziale di Marta ha una radice che viene da molto lontano. Ce ne vuoi parlare?
Marta sin dall’infanzia subisce un’anaffettività da parte dei genitori che la portano a diventare quasi un “animale” braccato dalla propria voragine interiore, una perseguitata da una severità e da una moralità bacchettona che non sopporta la voglia di vivere di Marta.
Lei è una creatura generosa e pronta alla vita ma questa vita le viene sminuita e fatta a pezzi da questi genitori di cui non comprende la severità morale e con i quali non riesce ad instaurare un rapporto d’amore genitori-figli. Si sente in questo modo in trappola, da una trappola da “bisogno d’amore e d’affetto” dalla quale non riesce ad uscire se non autopunendosi e auto annullandosi in gesti autolesionistici inutili e che non la portano a niente ma che lei vive come fonte di ossigeno per la propria sopravvivenza mentale e fisica.
Insomma, tagliandosi su varie parti del corpo Marta riesce a ritrovarsi e a respirare.
Tu credi nella psicoanalisi come strumento per curare i traumi che provengono dall’infanzia?
Si ci credo. La stessa persona da cui io ho preso ispirazione per il mio libro ci andava saltuariamente e mi raccontava che la prima cosa che faceva era negare di avere un problema. Ed infatti poi non ci era andata più.
Allo stesso modo Marta rifiuta l’idea di avere bisogno di un supporto psicologico. Io credo che un medico psicoanalista possa dopo anni di terapia aiutare farmacologica e di dialogo aiutare chi ha bisogno.
Un altro aspetto della vita di Marta è il suo rapporto dai contorni molto complicati con gli uomini. Quanto ha contato il tuo lavoro di giornalista nel delineare, nelle dinamiche affettive e sessuali dei tuoi personaggi, atteggiamenti di grande realismo?
Decisamente Marta vive e forse cerca rapporti complicati con gli uomini quasi a volersi annullare in essi. Certamente il mio lavoro di giornalista mi ha portato a conoscere “varia umanità” che poi ho assorbito nella mia mente fino a creare due uomini completamente diversi e la cui tipologia esiste nella realtà.
L’uno sicuro di sé, un personaggio apparentemente perfetto, una specie di principe azzurro ma mentalmente e sessualmente “complicato e manipolatore”, l’altro coraggioso, immediato, sincero, disposto ad aspettare, terreno lo posso definire. Anche personalmente ne ho conosciuti di tipi così. Uno un sogno da consumare in tutti i sensi, un altro da assaporare e conoscere pian piano come la realtà della vita richiede. Volevo questo realismo perché credo che una storia raccontata bene debba dare l’impressione di “realtà vissuta” anche dal lettore stesso.
La tua protagonista vive, incredibilmente, in una “Super Stalla”: possiamo leggere un simbolismo in questa scelta narrativa?
Che bella domanda, grazie e che non mi è stata fatta ancora ma a cui tengo. Si, non è una scelta casuale, la “super stalla” è la vita transitoria che vive Marta, è la fase di instabilità che lei vive sulla propria pelle, rappresenta quel soffio di vita del titolo che lei cerca, che lei assapora per qualche attimo ma dal quale poi fuoriesce una volta guardata la sua disperazione.
E’ un simbolismo fortissimo che io volevo e che facesse capire come Marta si sdoppia tra realtà esterna e sua realtà interiore, come sorrisi e lacrime mischiati insieme, come saliscendi del suo equilibrio mentale.
La individuazione del cavallo come compagno di viaggio della storia della protagonista è molto singolare. Come va letta?
Sin dalla copertina, che personalmente ho scelto ed individuato, volevo individuare nella figura della cavalla Audacia il compagno d’amore e di libertà a cui Marta si appoggia letteralmente per trovare questo soffio di vita, il cavallo inteso come compagno di viaggio che non giudica ma a cui lei chiede protezione, il compagno di viaggio che è lì che la aspetta e la ascolta.
L’ascoltare, il comprendere, ecco cos’è la scelta di questo animale.
Quali sono i prossimi progetti di Daniela Merola?
Innanzitutto sono in promozione del libro e non è facile organizzarsi e fare scelte giuste di dove andarlo a presentare perché mi richiedono parecchio e questo costa fatica e tempo. Ci tengo a presentarlo dove ci possa essere un vero riscontro di emozioni. Poi devo far conciliare l’editing che curo per altri autori, gli articoli per la testata per la quale scrivo e che mi richiedono e la concentrazione per la creazione di nuovi progetti culturali.
Inoltre, ebbene si, sto scrivendo il secondo romanzo. Voglio continuare a farmi male
.E sarà il sequel della storia di Marta?
Sai io credo che i sequel non riescono mai bene. Lascio che il lettore immagini e si immagini da solo come possa andare avanti la storia di “Marta, un soffio di vita”. Voglio che Marta cresca e cammini per conto suo e lascio che chiunque possa immaginarsi il cammino successivo. Volendo i margini ci sarebbero ma trovo i sequel sempre un po’ forzati.
Piuttosto mi è stato fatto notare che il personaggio di Eugenio meriterebbe uno sviluppo suo, lontano dai suoi rapporti con Marta. Mi hanno detto che suscita curiosità quest’uomo. Staremo a vedere.
E allora in bocca al lupo Daniela Merola…per le tue mille interessanti iniziative!
Grazie davvero di essere venuta a chiacchierare qui con noi, nel nostro salotto virtuale!