Il Blog “Il Mondo incantato dei libri” incontra Nicola Della Volpe, fotografo per amore, le cui opere sono in esposizione al PAN, nell’ambito della mostra fotografica “Attraversamenti”, in allestimento fino al prossimo 6 aprile.
Benvenuto Nicola nel nostro spazio virtuale che ospita l’arte in tutte le sue forme. Tu come ti definisci?
Ciao Rita. Innanzitutto grazie per lo spazio che dedicate alla fotografia. Come mi definisco… più o meno come mi hai definito tu, sono fotografo per passione. Nel mio profilo Instagram ho scritto Maniscalco della luce, perché il mio approccio alla fotografia non è mai stato particolarmente teorico, mi piace sporcarmi le mani entrando dentro le cose che fotografo, e in quest’ottica il fatto di essere un fotoamatore aiuta moltissimo, perché non sono “costretto” a fotografare, ma lo faccio per il piacere di farlo, ecco la passione, l’amore.
Ho avuto modo di partecipare PAN al Vernissage della Mostra collettiva “Attraversamenti”, nella quale esponi insieme a altri quattordici fotografi. Perché “Attraversamenti”
Insieme a Luca Sorbo, ideatore e curatore della mostra collettiva, abbiamo scelto il titolo Attraversamenti perché il lavoro dei due gruppi, Ponticelli e Scampia – che hanno lavorato in parallelo ma in modo autonomo – ha preso le mosse dalle “passeggiate consapevoli” a sfondo fotografico, che hanno fatto conoscere la realtà di questi due quartieri periferici di Napoli, troppo spesso bistrattati e associati a tutto quanto di negativo si possa trovare nella nostra città. Da lì è partito un lavoro capillare di cammino, che ci ha portato ad attraversare i due quartieri nel vero senso della parola, conoscendo persone, attività, associazioni… tutto quello che di positivo si può trovare e che troppo spesso viene negato all’opinione pubblica, attirata solo da una sorta di voyerismo televisivo e cinematografico, che ama porre l’accento solo sugli aspetti negativi che, inutile negarlo, comunque esistono.
Qual è il filo invisibile che lega Scampia a Ponticelli…dunque?
Come ti dicevo prima, i due quartieri sono legati in modo forte dal percepito che di entrambi si ha. La realtà è che queste due periferie hanno conosciuto un’evoluzione/ involuzione negli ultimi 40/50 anni che, probabilmente, nessun’altro quartiere di Napoli ha vissuto. Sia Ponticelliche Scampia erano aree di Napoli a vocazione agricola -basti pensare che il nome Scampia viene ricondotto al termine “scampagnata”, perché era una delle terre più fertili del napoletano dove i cittadini andavano per la classica gita fuori porta della domenica – prima che il fabbisogno abitativo della città, accentuato all’ennesima potenza dal terremoto del 1980, li fagocitasse sommergendoli di colate di cemento, spesso buttate giù senza alcuna logica e senza tener conto delle esigenze di vita quotidiana di chi, in queste aree, è stato confinato. C
Cosa vi ha portato a organizzare questa mostra? E soprattutto cosa vi aspettate da questa mostra?
Abbiamo portato avanti i nostri progetti per dimostrare che c’è altro. Le fiction, il Cinema, tanti libri, hanno provato a fare luce su realtà che i due quartieri hanno vissuto (subito) senza che nessuno i soffermasse mai sulle tante realtà positive che animano il quotidiano in queste aree. Come dicevo prima, tutto è partito con le “passeggiate consapevoli”, abbiamo conosciuto le associazioni, e loro hanno conosciuto noi tutti, accogliendoci e guidandoci; ne è nato un percorso condiviso, un cammino sinergico che ha consentito di raccontare tante belle storie che, altrimenti, sarebbero rimaste confinate fra le strade, simili ad autostrade prive di presenza umana, dei due quartieri. Cosa ci aspettiamo? Questa chiacchierata rientra fra le nostre aspettative… il nostro desiderio è diffondere il bello e il buono che c’è anche in zone così complicate, far conoscere ai napoletani, vedere e far vedere…
Nel testo di presentazione della Mostra collettiva “Attraversamenti”, Luca Sorbo cita la Farm Security Administration, l’Agenzia che negli U.S.A. documentò le condizioni di vita delle aree rurali del Paese che stava venendo fuori dalla grande depressione del 1929. Ecco, l’obiettivo (con tutta l’umiltà del caso, dal momento che siamo fotoamatori) è proprio questo: vedere, e siamo andati in giro per vedere, e far vedere, e stiamo portando fuori quello che noi abbiamo visto.
Torniamo a te Nicola. Come è nata la passione per la fotografia?
Come dico nel breve profilo tracciato per la Mostra Attraversamenti, la passione nasce con una LomoLubitel 2, una vecchia fotocamera a pozzetto (per intenderci, una di quelle che per inquadrare dovevi guardare dall’alto) di mio padre. Avevo 13 anni.
In seguito l’attenzione dedicata alla fotografia è stata altalenante, diciamo che mi ci sono dedicato con alterne fortune…in realtà non avevo mai realmente approfondito la fotografia. Dopo un periodo di abbandono abbastanza lungo, decisi di passare al digitale, parliamo di una decina di anni fa; da allora non ho più smesso. Mi sono dedicato alla lettura dei maestri, dei grandi fotografi, perché, contrariamente a quanto si pensa comunemente – “che bella macchinetta che hai, chissà che belle fotografie che fa…” – l’unica cosa che conta veramente è allenare l’occhio, catturare il pensiero dei Fotografi, quelli veri, capire come si sono mossi e cosa hanno fatto per ottenere i loro scatti. Ecco, da quando ho capito che questo era il percorso, non ho più smesso di camminare.
E perché fotografare proprio Scampia, fra le varie periferie napoletane che sono accomunate da analoghi problemi di…“difficoltà infinita del quotidiano vivere”?
Scampia perché ci ho passato vent’anni della mia vita, i miei figli sono nati la, ma mi sono reso conto che l’avevo vissuta a lungo da “ospite”: ci dormivo o poco più. Poi qualche anno fa l’altra mia passione, la corsa, mi ha portato a girare per le enormi strade del quartiere, incrociando luoghi, persone e associazioni, che nei veloci tragitti in auto non avevo mai visto. La ciliegina sulla torta è stata la prima delle passeggiate consapevoli di cui ti dicevo poco fa. Ho conosciuto di persona i ragazzi del Comitato Vele Scampia, che da anni lottano per l’abbattimento di quei mostri che loro, a ragione, chiamano Carceri speciali, ed è stato un attimo: quando abbiamo deciso cosa raccontare, ho scelto Scampia e il Comitato Vele.
Tu quindi vivi a Scampia da tanti anni…ci vuoi raccontare cosa significa vivere a Scampia?
Purtroppo, ancora oggi, vivere a Scampia, significa notare, troppo spesso, quello strano lamponello sguardo del tuo interlocutore, lo sguardo di chi pensa: “ah… sei di Scampia…”, uno sguardo che, molto spesso, può essere tradotto con “ah… sei un malvivente”, e questo fa molto male. Non ci si nasconde dietro il proverbiale dito, sarebbe da idioti, ma ti assicuro che spesso è difficile scardinare il pensiero della persona comune, molto spesso del napoletano comune, che magari Scampia (ma anche Ponticelli, Barra, e tutte le altre periferie) l’ha vista in TV – per esempio appassionandosi a Gomorra – e crede che ancora oggi sia tutto così, che una città nella città (a Scampia vivono circa 80.000 persone) si regga sui traffici illeciti e sul delinquere. A Scampia c’è tanto da vedere, tanto da fare, tante associazioni che organizzano attività per bambini, per ragazzi di tutte le età, c’è il Carnevale sociale più antico della città – il Carnevale del GRIDAS – che da 37 anni puntualmente anima le vie del quartiere; ci sono associazioni culturali come il Caffè letterario, c’è il Centro Hurtado, dove si tengono corsi di musica per bambini, ci sono i Pollici Verdi che adottano il verde pubblico e lo trasformano in spazi per bambini e anziani del quartiere; c’è il Centro Territoriale Mammut, che organizza attività orientate al mondo dei teenagers; l’Associazione Dream Team Donne in rete, che si occupa dell’universo femminile. Ci sono talmente tante cose da fare che fai fatica a conoscerle e star dietro a tutte le iniziative. Se vogliamo riassumere potremmo dire che vivere a Scampia significa non avere tempo per annoiarsi. Però, per non cadere nel retorico, va detto anche che vivere a Scampia, spesso e volentieri, significa fare i conti tutti i giorni con un quartiere dove ci sono pochissimi negozi, non ci sono botteghe artigiane, mancano molti servizi e, soprattutto, manca il lavoro… se proietti questa mancanza su un quartiere che ha metà della popolazione nella fascia di età giovanile, capisci che vivere a Scampia può anche significare vivere una situazione drammatica.
La collettiva al PAN non è la tua prima esperienza espositiva; ci descrivi le tue emozioni alle precedenti mostre?
Vero. Attraversamenti è, in ordine di tempo, solo l’ultima esposizione a cui ho preso parte. E’ cominciato tutto quando ho incontrato gli amici del gruppo che al PAN ha esposto le foto di Scampia; durante una delle passeggiate consapevoli organizzate da Luca è nata l’idea di mettere su esporre una collettiva, dal titolo Tutti i colori di Scampia, che è stata esposta ad aprile dello scorso annoal Chiostro di Santa Maria la Nova. Da quel momento è partito un anno ricco di soddisfazioni. In occasione delMaggio dei monumenti 2018, una mia foto è stata esposta a Palazzo San Giacomo, nell’ambito della Mostra “Napoli inedita”, aggiudicandosi il premio della Giunta comunale.
Nello scorso mese di ottobre, due mie foto sono state esposte al MANN (è stata un’emozione unica entrare in uno dei luoghi deputati alla cultura e vedere due mie foto esposte), nell’ambito della manifestazione KukuaPamoja – Vivere insieme, l’integrazione possibile, curata dall’Associazione LESS.
Uno scatto realizzato a Via Tribunali è stato esposto nella Basilica di San Francesco d’Assisi, nell’ambito di una manifestazione patrocinata dal Comune di Napoli, sul tema ‘A fatica.
Mi chiedi delle emozioni… Tutte queste esposizioni hanno un comune denominatore: rappresentare Napoli, nelle sue diverse vesti. Con la mia città vivo un rapporto viscerale che, come tutti i rapporti viscerali, si nutre di amore e odio… l’amore per la città, per il suo calore e per quello che sa offrire, e l’odio per l’immagine che a volte riusciamo a rendere all’esterno e, soprattutto, per la rassegnazione che spesso si legge negli occhi delle persone. Più emozione di così…
Con il tuo portfolio “Un Popolo in Cammino” ti sei aggiudicato anche un prestigioso riconoscimento al Pistoia Photo Contest. Che valore ha avuto per te che la circostanza che una foto della Napoli “non convenzionale” sia stata apprezzata e premiata?
In realtà è stato premiato l’intero progetto, nel senso che ho partecipato al concorso con le 9 foto esposte al PAN nella Mostra Attraversamenti. A Pistoia ho deciso di partecipare nella categoria “Portfolio” per raccontare una storia ai più sconosciuta. La soddisfazione più grande, oltre all’innegabile piacere dato dal vincere un concorso nazionale, è stata la possibilità di raccontare una storia “diversa”. Pochi, anche a Napoli, conoscono il percorso lungo e tortuoso del Comitato Vele Scampia e del Popolo delle Vele, e mi pareva doveroso dar loro la giusta visibilità, in un momento in cui la battaglia che portano avanti da 35 anni, sta arrivando a conclusione, con l’abbattimento della prima delle Vele rimaste ancora in piedi. Il contesto era prestigioso, il Palazzo comunale di Pistoia, e per me è stato bello portare lì, a tanti km di distanza, il messaggio di queste persone che tutti i giorni fanno i conti con una realtà individuale spesso difficile, senza mai mollare, senza mai fare un passo indietro, forti della convinzione delle proprie idee e della forza data loro dall’essere uniti. Sentivo che fosse doveroso, e questo racconto mi ha dato una soddisfazione forse ancor più grande della vittoria in se.
Quale sarà la prossima tappa di “Un Popolo in Cammino”?
E quali sono i tuoi progetti futuri?
Un Popolo in cammino dovrebbe, forse ce la facciamo, partire per altri luoghi… è il momento di far conoscere altrove una realtà napoletana, forse unica nel suo genere. E’ per questo che sono in contatto con diverse associazioni, anche del profondo nord, per organizzare la presentazione di questo progetto, naturalmente alla presenza dei diretti interessati, il Popolo delle Vele, perché io posso raccontare un pezzetto del loro percorso, ma i depositari di tutta la storia sono loro.
Progetti… per Maggio dei monumenti esporrò al Museo di mineralogia dell’Università Federico II, nell’ambito di una Mostra dal titolo Pentology, e a Palazzo San Giacomo, dove sarà esposto un mio scatto, parte di una mostra dal titolo NapoliTen.
Il progetto più importante però, non è la prossima esposizione, bensì il tentativo di preservare l’entusiasmo che questo genere di fotografia ha saputo regalarmi. La passione mi porta a fotografare, sempre, ma ho imparato a godere del piacere che mi da il racconto: si può raccontare in tanti modi diversi, io provo a farlo fotografando.
Grazie a Nicola Della Volpe di essere venuto nel nostro salotto culturale virtuale…e soprattutto grazie per i riflettori che, insieme a altri fotografi per così dire “veristi”, Nicola sta puntando su quartieri della nostra complicata città che vengono spesso dimenticati!
Il nostro Blog auspica che alla mostra Attraversamenti seguano altre occasioni di riflessione e che, soprattutto, il cammino intrapreso dai quindici artisti sia condiviso da un numero sempre più consistente di napoletani come testimonianza di un amore responsabile per la loro città!