Salvare il fuoco di Guillermo Arriaga

Salvare il fuoco

Salvare il fuoco, l’ultimo romanzo di Guillermo Arriaga, edito Bompiani

Salvare il fuoco

“La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima. E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima.” (Annie Marquier)

Marina Longines è una coreografa appartenente all’élite della società messicana. Sposata con Claudio, finanziere di fama internazionale, ha tre figli, una condizione notevolmente agiata, vive in un quartiere residenziale, in una bella villa insieme a tate, autisti e cuochi. Tutto perfetto, tranquillo, invidiabile. Apparentemente… 

Una sera qualunque, un suo carissimo amico, Pedro, che insieme a Julián Soto, uno dei maggiori romanzieri dell’America Latina, ha organizzato diverse attività culturali per i detenuti, le propone di portare la sua compagnia, Danzamantes, proprio nell’ambiente carcerario, e nella fattispecie nel Reclusorio Oriente. 

Accettare quella proposta cambierà per sempre la vita di Marina, il suo senso e le sue priorità.

“La vita scorre a velocità e ritmi dissimili. Per lunghi periodi avanza con lentezza e di colpo, in intervalli brevissimi, succedono eventi frenetici e radicali che la sconvolgono fino a renderla irriconoscibile. Come e perché si entri in quei fiumi caotici e furiosi è un mistero. Ci lamentiamo del grigiore della quotidianità, ma spesso è la nostra ancora di salvezza. Un’esistenza priva di ordine finisce per spiazzarci. Nella maggior parte delle persone si annida la mentalità del funzionario: uno stipendio sicuro, le giornate organizzate ora per ora, svegliandosi accanto allo stesso uomo. Una vita prevedibile dove l’energia non si spreca tentando di decifrare quello che ci riserva il domani. Sapersi tranquilli, sereni, senza salire su montagne russe che ci lascino senza respiro e sull’orlo del vomito. Tuttavia, una nostra parte è indomita e si ribella, e malgrado contrari la nostra ragione, ci precipitiamo verso ciò che è ignoto, pericoloso, letale. Il senso comune ci chiede di fermarci, ma è impossibile: sentiamo dentro il palpito dell’adrenalina. Non importa che possiamo perdere tutto, non importa mettere in pericolo la nostra vita e quella di chi amiamo, non importa sfiorare la morte, andiamo avanti. Il sangue pulsa a fiotti, le viscere si annodano, lo sguardo si annebbia. La vita che si afferma in quanto vita, la vita che torna alla sua forma più primigenia e brutale. La vita per la vita.”

Tra gli oscuri meandri carcerari, in mezzo a pareti anonime e sguardi invadenti, Marina conosce José Cuauhtémoc Huiztlic Ramírez, genio delle parole, affascinante e intrigante, con una condanna già scontata di quindici anni per parricidio e ora condannato ad altri cinquanta anni per duplice omicidio. 

Nel laboratorio di scrittura creativa JC è leader indiscusso: i suoi testi evincono una passione dirompente, inarrestabile, implacabile. È fuoco quello che scorre nelle sue vene, che si tramuta in parole impetuose, in racconti selvaggi, in aneddoti atipici. Lo stesso fuoco che si è scatenato quando decise di scagliarsi contro il padre costretto su una sedia a rotelle a causa di una emorragia cerebrale. Un padre ossessionato dalla disciplina, dal rigore, dalla severità, privo di slanci affettivi, convinto di operare nel giusto, senza mai prendere in considerazione le inclinazioni naturali e le volontà dei suoi tre figli e della moglie, succube, anche lei, di un uomo prepotente e autoritario fino alla tirannia. Aveva la pulsione di preservare l’orgoglio della sua razza.

“Una marea nera si era impadronita di lui. Era sceso in garage, aveva preso il bidone di benzina e in tre balzi era risalito. Aveva innaffiato il padre, acceso un cerino e gliel’aveva gettato addosso. Era partita una fiammata e stalagmiti di fuoco si erano innalzate fino al soffitto. Gli ululati da coyote di Ceferino avevano allertato il resto della famiglia. I tre erano saliti di volata e si erano fermati sulla soglia, paralizzati dall’incendio. Il vecchio andava a fuoco e nessuno dei tre aveva cercato di spegnerlo se non quando le urla erano cessate…”

Marina è sempre più incuriosita da quell’uomo singolare e misterioso. Ma in realtà cosa l’affascina di quell’assassino? È solo un pretesto o forse un capriccio per ribellarsi alla sua classe sociale e ai suoi valori o c’è altro che cova nel suo inconscio? La via per rispondere a questi quesiti è breve, perché l’innesco tra la donna e JC è ormai partito. Una passione inarrestabile li travolge e diviene fuoco che parte dalle viscere e brucia, spietato, tutto: il senso del pudore, la logica, le certezze, le paure, il controllo razionale delle proprie azioni.

Marina è catapultata in una nuova dimensione, in quella parte di ignoto che riesce a donarle una vitalità che non conosceva e che si riflette anche sul suo lavoro: quelle coreografie prima piene di tecnica ma prive di enfasi, acquistano una nuova esaltazione e un inedito estro. 

Come possono essere definite tutte le inevitabili conseguenze scaturite dall’incontro di due fuochi implacabili? Si tratta di amore? Follia? Assurdità? 

Cosa spinge realmente una persona a cambiare completamente il proprio modus vivendi, abbandonando certezze e stabilità per fiondarsi verso il precario, il pericolo, la perdita?

Arriaga, nel suo complesso e appassionante romanzo, delinea un quadro notevolmente articolato del mondo interiore degli esseri umani, delle scelte dettate da impulsi irrefrenabili e dalle inevitabili, talvolta catastrofiche, conseguenze. Non solo. Attraverso l’ausilio di più voci narranti, pone ripetutamente l’attenzione sui meccanismi dei cartelli del narcotraffico messicano, sulla collusione tra delinquenza, politici e forze dell’ordine, sulla sofferenza atavica e mai dimenticata degli indigeni patita a causa dell’invasione spietata dei conquistadores. Gli elementi primordiali insiti in ogni essere umano si intrecciano in una trama perfettamente articolata: amore, passione, senso di libertà, sete di vendetta, necessità di prevaricazione, voglia di riscatto, delusione, paura, complicità, sesso, odio, perdono.

E poi c’è la morte, spietata, cruda e immancabile. Quella che mette fine alle esistenze o quella peggiore, forse, che ne impedisce i voli, tarpa le ali, blocca la vera essenza di ogni individuo: la morte in vita.

“La morte è una bocca sdentata che ci assorbe la vita minuto dopo minuto. Si alimenta dei nostri fiati fino a lasciarci secchi e ci succhia la memoria fino a trasformarla in oblio. Poi ci sputa via come un nocciolo di albicocca. Sprofondiamo nella terra per l’ultima volta e sciupati e macilenti chiediamo perdono a noi stessi: non abbiamo potuto essere ciò che volevamo.”

Nonostante le numerose pagine di cui si compone il libro (844!), la lettura risulta essere piacevole e accattivante. I personaggi, i luoghi e contesti si concretizzano quasi fino ad apparire tangibili e reali. Senza melodrammi, l’autore ci trascina nelle dinamiche complesse dei penitenziari, mettendo in risalto il dolore che si respira tra quelle mura, la violenza anche brutale e feroce, l’iniquità, i suicidi, la follia, ma anche la speranza, la voglia di redimersi in qualche modo, la solidarietà, il desiderio imperante di poter tornare un giorno a respirare da uomini liberi. 

Anche se dal finale mi sarei aspettata una marcia in più, è sicuramente un libro che consiglio vivamente di leggere. Gli spunti di riflessione sono innumerevoli e non dubito che ognuno riesca a ritrovare un pezzetto di sé in questa complessa storia travagliata, che rapisce, coinvolge, infiamma. 

Perché un fuoco, quando divampa, può distruggere, ma può anche, paradossalmente, creare…

“Ah, La Vita! Così, con le maiuscole. Senza preavviso ti fa fare una piroetta e di colpo finisci in un posto completamente inaspettato. Circostanze isolate all’improvviso s’intrecciano e, zac! La barchetta che tu sei viene trascinata da una corrente sotterranea nella direzione contraria a quella in cui pensavi di andare.”

Con sfumature shakespeariane, un ritmo teso, una costruzione sapiente, Salvare il fuoco mostra i paradossi di un paese, le contraddizioni più feroci dell’amore, e conferma Guillermo Arriaga come uno degli autori più audaci e appassionanti della letteratura contemporanea.

La fiamma di un cerino dura solo pochi secondi, ma è capace di incendiare un boscoMarina appartiene alla buona società messicana: è una coreografa, sposata con tre figli, vive in un bel quartiere residenziale, frequenta i ristoranti di classe e le persone giuste. Un giorno il suo amico Bernardo la coinvolge in un progetto che la spinge fuori dal suo mondo: dovrà avvicinare i detenuti di un carcere di massima sicurezza all’arte. E proprio in carcere Marina incontra José Cuauhtémoc: “aspetto europeo ma sangue indio”, lui è il fuoco che infiamma una donna rassegnata a una vita senza scosse. Dà nuova linfa alla sua arte, la accende di passione e arriva a farle commettere reati in nome del legame fortissimo che da subito li unisce. José è in prigione perché colpevole di omicidio e proprio dal suo passato violento arriva un cacciatore in cerca di vendetta. E lui è la preda perfetta, chiuso com’è tra quattro mura. Ma né Marina né José, animati da un fuoco che purifica e dà speranza, sono disposti a rinunciare alla loro occasione senza lottare.

Scrittore e sceneggiatore cinematografico messicano.
Cresciuto in un quartiere molto violento della capitale messicana, a 13 anni perde l’olfatto per un pestaggio. Inizia a scrivere fin dagli anni universitari, affermandosi in breve come uno dei più importanti scrittori latino-americani.
Guillermo da piccolo non legge romanzi, ma enciclopedie e libri di storia. Alla scuola secondaria studia teatro e più tardi si avvicina alla letteratura, folgorato da Il vecchio e il mare di Hemingway.
Affianca alla scrittura il lavoro di insegnante alla Universidad Iberoamericana de México, attività che porta avanti per vent’anni.
Nel 1991 pubblica Pancho Villa e lo Squadrone Ghigliottina. Tre anni più tardi esce Un dolce odore di morte e nel 2000 esce Il bufalo della notte e la raccolta di racconti Retorno 201.
È come “scrittore” e non come “sceneggiatore” che si avvicina al mondo del cinema, ed è il lavoro in questo campo che gli dà fama internazionale. Riceve riconoscimenti dalla critica la sua collaborazione con il regista Alejandro Gonzaléz Iñarritu per il quale scrive Amores Perros (2000) che vince il Gran Premio della Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes 2000, 21 Grammi (2003), interpretato dai premi oscar Benicio Del Toro e Sean Penn, che vince il British Awards come migliore sceneggiatura.
Con Le tre sepolture di Tommy Lee Jones, vince la Palma d’Oro per la sceneggiatura al Festival di Cannes 2005 mentre Babel (2006), per il quale scrive la sceneggiatura per la regia di Alejandro Gonzaléz Iñarritu, è il film vincitore della Palma d’Oro per la regia al Festival di Cannes 2006, oltre ad aver ricevuto la nomination all’Oscar per la sceneggiatura.
Guillermo Arriaga è anche regista di documentari e cortometraggi ed è produttore di programmi radio e televisivi.
In merito ai rapporti tra Messico e Stati Uniti Arriaga afferma: «Nel 2050 i “latinos” saranno più degli “anglos”. Washington dovrà accettare questo. E dovrà accettare che noi messicani abbiamo prestato agli Usa gran parte del loro territorio (Texas, California, Colorado, New Mexico, Arizona), e che prima o poi ce lo riprenderemo. Forse lasceremo il Texas a Bush. Ma ci terremo Disneyland».
La complessità di trame e personaggi, l’efficacia dei dialoghi, la forza della vita e la costante presenza della morte sono le qualità e i temi che l’hanno imposto come uno dei più importanti scrittori messicani contemporanei. Tra le ultime pubblicazioni si ricorda: Salvare il fuoco (Bompiani, 2021).

Autore: Guillermo Arriaga
Traduttore: Bruno Arpaia
Editore: Bompiani
Collana: Narrativa straniera
Anno edizione: 2021
In commercio dal: 14 aprile 2021
Pagine: 848 p., Brossura
EAN: 9788830105096

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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