Scriverò di te
Introduzione
Un nonno amatissimo ha voluto lasciare testimonianza di sé, scrivendo appunti sulla sua esistenza, ribadendo ogni volta il suo amore per la vita, a sua volta fatta di amore. Non una biografia, non un romanzo, ma lampi di vita, idee, riflessioni di Mario Stival, che il nipote Gianluca, trascrivendoli, ha voluto conservare in tutta la loro integrità e la loro forza.Recensione
Di primo acchito, quando ho preso in mano questo libro sottile, ho pensato subito che fosse qualcosa di speciale. Il termine “speciale”, sebbene sia profusamente usato nella nostra lingua italiana, sia scritta, sia parlata, ha sempre un significato profondo. Speciale è una poesia, perché si differenzia dalle altre per la sua profondità, speciale è una persona perché colma di virtù, speciale è un luogo perché la sua bellezza o magari la sua storia lo distinguono da tutti gli altri.Ebbene, Scriverò di te è speciale, perché l’autore è voluto uscire dai canoni letterari della c.d. biografia classica, di formazione. Se avesse voluto indirizzarsi in questo senso, sono convinto che l’effetto scaturito una volta letta l’ultima pagina del libro non sarebbe stato quello di un ritrovato benessere. Sì, benessere, perché da ogni riga traspare una persona radiosa, amante della vita, virtuosa e positiva. E oggi, più di sempre, abbiamo bisogno di positività, di ottimismo, in questo mondo spesso pervaso dal pessimismo, dalla tristezza e dall’incertezza.
Mario in questo scritto si racconta e mentre narra, sembra di vederlo, magari seduto al fresco di albero, in un pomeriggio d’estate; più in là i suoi vigneti, la sua amata terra: il Veneto. E mentre racconta sorride e fa battute, magari gesticola per dare enfasi a ciò che dice. E chi l’ascolta è assorto a udire quel racconto, perché in ogni aneddoto, in ogni vicenda ci sono saggezza e sincerità, trasparendo sempre la gioia di vivere e la soddisfazione del vissuto. Con commozione, parla della sua giovinezza, dalla sua età adulta e della sua terza età. In quest’ultima, il termine “ormai” non ha spazio, perché Mario vuole che la sua vita pulsi fino a quando Dio glielo concederà.
Mario odia l’ipocrisia, amante della sincerità e dell’onestà intellettuale; ha sempre amato la vita e questo glielo si legge negli occhi, che mi immagino intelligenti, attenti e benevoli. Il Mario buono, proteso verso gli altri, nonché onesto e infaticabile lavoratore. Il Mario che ha vissuto uno periodi più tragici del ‘900, ma che non ha mai perso la speranza, la resilienza e la tenacia, senza mai arrendersi, neanche nei momenti più bui. Un Mario all’avanguardia, che odia il pregiudizio e non generalizza mai. Significativo il suo raffronto della condizione femminile del mondo islamico con quello occidentale, la sua condanna del Dio denaro e della frenesia che insiste nel mondo odierno a discapito di una smarrita concezione spirituale della vita. Non un venerando, però, che incensa i suoi tempi, ma che sa vivere il presente, con la curiosità di vedere, conoscere il mondo e capire le altre culture. Mario non si è arroccato mai in se stesso, ha sempre guardato le vicende politiche, antropologiche e sociali da più prospettive: ha sempre avuto la mentalità aperta.
Dice Mario:
“Sono arrivato a 90 anni sapendo di aver dato tutto anche al mio prossimo. Ho avuto la fortuna di viaggiare, ho coltivato e allevato terreni come fossero i miei figli, ho perseverato nei miei progetti perché sapevo che mi avrebbero fatto sentire vivo. In questi anni mi sono divertito, ho creduto molto in me e soprattutto ho amato, ho amato veramente tanto. Ho amato la mia vita perché di errori ce ne sono stati tanti, ma la soddisfazione di poter guardare indietro e sorridere non ha pari.
Questo è il messaggio che vorrei trasmettere al prossimo: non demordere, non cedere alle sconfitte, perseverare e godersi i risultati. È giusto insistere nei propri intenti, ma è anche necessario fermarsi e osservare i propri successi. La vita è sorprendente ma dobbiamo abbracciarla per arrivare in alto.”
Questo è il suo testamento spirituale, l’essenza della sua vita, un monito gentile rivolto a tutti, affinché non si arredano mai e vinca sempre la positività, perché la vita è sorprendente bella e va abbracciata.
Grazie Gianluca per averci donato questo gioiello letterario di alta densità umana, grazie davvero.
Conclusioni
Un libro breve, ma intenso, commovente, dalla cifra letteraria pulita e scorrevole. Ogni parola è messa al posto giusto, conferendo alla lettura ampio respiro.Gianluca Stival, con questo libro, rende testimonianza a suo nonno, perché riconosce quanto coloro che sono venuti prima di noi siano un tesoro prezioso, da proteggere e difendere con rispetto e amore. Chi ha vissuto prima di noi ha costruito il passato, ma senza il passato e i suoi valori, non ci sarebbe il presente e noi, progenie dei nostri avi, non potremmo guardare al futuro mossi dalla speranza.
Siamo di passaggio su questa Terra, ma ognuno di noi, secondo le sue possibilità, fornisce un contributo indispensabile per il progresso dell’umanità. Un detto arabo dice: “Se non esistesse neanche un granello di sabbia, non esisterebbe il deserto”.
E riguardo al messaggio che Mario ha voluto inviarci, concludo con questo pensiero di Martin Luther King:
“Se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore, piccola saggina sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio.
Se non puoi essere un’autostrada, sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole, sii una stella.
Sii sempre il meglio di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere. Poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita.”
Giovanni Margarone, 2020