Segnalazione libro in uscita: “Il Profumo del Glicini”, di Francesco Pilieci

Francesco Pilieci torna con un nuovo romanzo dal titolo “Il Profumo dei Glicini”, Edito da Apollo Edizioni, in uscita e disponibile dal 20 marzo p.v.

Nota dell’Editore:
Scrivere le pagine introduttive a un romanzo non è mai cosa semplice. Rappresentano quel biglietto da visita la cui realizzazione, di solito, viene demandata a un conoscente, a un amico, a uno studioso vicino all’autore. Questa volta, quasi per gioco, la scelta è arrivata sulla mia scrivania. Di certo non mi dilungherò nell’elencare le doti creative dell’Autore, la sua scrittura pulita e matura che rendono la lettura scorrevole e piacevole e tanto meno farò l’analisi della storia narrata: elementi che lascio con piacere e dovere al vaglio del lettore. Conosco Il profumo dei glicini, così come i romanzi che lo hanno preceduto, un po’ come le tasche di quei vecchi cappotti che ci ostiniamo a indossare anno dopo anno perché ci vestono bene dal freddo. Sono quelle opere che a ogni lettura ci riservano una nuova chiave interpretativa e la rilettura diventa una piacevole presenza. Pertanto, il mio scritto sarà semplicemente frutto del mio sentire. Ed ecco che, pagina dopo pagina, spoglio il romanzo dalla storia narrata e cosa mi resta? Elementi caratterizzanti che fanno da collante alla narrazione e, in un gioco di coppie, personaggi che riprendono il filo di conoscenze annidate tra i ricordi per diventare di nuovo spunto di ricerca e di approfondimento di una curiosità mai sopita. L’intenso profumo dei fiori del glicine e la leggenda della pastorella di nome Glicine danno colore, sensualità e femminilità all’intera narrazione. E un desiderio, volutamente non espresso, diventa, come l’arrampicarsi dei rami della pianta, appiglio fantasioso di una storia dalle tante esegesi. E poi c’è il sogno che in un alternarsi a tratti molto sfumato tra conscio e inconscio mostra un mondo parallelo fatto di conoscenze, di rimpianti, di nostalgie e di sentimenti. Un mondo pulito dove l’onestà intellettuale giustifica sempre le mancanze. Di certo, in tutto questo discorrere, non posso e non voglio dimenticare l’abile gioco di coppie che l’Autore muove con elegante maestrìa ad ogni atto: Enea e Lavinia, Marco Polo e Hao Dong, Rocco Pisani ed Elena Marcucci. L’incontro nel romanzo con Enea e Marco Polo attinge al nostro bagaglio culturale. Ma Rocco ed Elena chi sono? Di certo sono i due personaggi da cui si dipana tutta la storia narrata. E tolta la storia cosa resta? Un uomo, una donna e il loro vissuto: il maschile e il femminile metafora di un’umanità dove, senza colpi di scena, nella quotidianità ci si incontra, ci si relaziona, ci si confronta, ci si perde, e poi si creano nuovi rapporti (come con Stefania), si vive di desideri, di aspettative, di paure, di incertezze e di sogni in un tempo dove tutto scorre senza tregua e dove tutto diventa attuale: Covid-19 compreso. Pandemia, Governanti, scuola, denaro elettronico e poi ecco ritornare quel profumo dei fiori del glicine, quasi a voler suggellare il romanzo, e la nostra stessa esistenza, con una nota di certezza.

Titolo: Il profumo dei glicini

Autore: Francesco Pilieci

Uscita: 20.03.2021

Editore: Apollo Edizioni

Collana: FantasyBorn/26

n. pagine: 150

ISBN: 9788831202961

Prezzo: euro 10,00

Quarta di copertina:
“Mi chiamo, anzi mi chiamavo Hao Dong ed ero la figlia del grande Kublay Khan e pronipote del più noto Gengis Khan, nonché la prima moglie di Marco Polo. Dopo diversi anni di matrimonio vissuti felicemente nel Kathay, circondata dall’affetto della famiglia reale e dal rispetto dei sudditi che mi consideravano una giovane dea, seguì Marco, di cui ero innamoratissima, fino a Venezia. Qui, però, sia per le mie diversità fisiche, sia per l’unione non cristiana con Marco, vissi come una segregata, poiché tanto il popolo quanto la Chiesa non mi vedevano di buon occhio…
…Non è che i fiori da te menzionati sono i nostri ziteng? Ti prego, accompagnami a casa, o meglio a quello che una volta era il nostro palazzo, distrutto completamente da un incendio e al posto del quale costruirono il teatro Malibran. Ora soggiorno negli scantinati del teatro dove custodisco un bonsai di ziteng, da me stessa amorevolmente realizzato non i semi che portai dal Kathay. Quei semi derivavano da una semenza concimata con gocce del grumo di sangue nero, simbolo di regalità, che il mio avo Gengis Khan aveva in mano quando fu partorito. C’è qualcosa di soprannaturale nei semi di ziteng che portammo a Venezia! Lo sai che Alan-Kua, la donna dalla quale discende il nostro clan, fu fecondata da un essere superiore giunto a lei sotto l’aspetto di una grande luce gialla?…” “Lo immaginavo, perché anche l’Enea dei miei sogni è simile, perfettamente identico a lei, caro Rocco. C’è pure un banchetto nel mio sogno durante il quale Enea racconta le vicende vissute a partire dalla fine di Troia, che suscitano tanta emozione in me. E c’è anche la grotta con la nostra sfrenata passione ivi consumata, ma niente battuta di caccia e concomitante tempesta. La scena che, però, ricorre sistematicamente, assorbendo la stragrande parte del sogno è sempre la stessa, immutata: presa dalla disperazione più profonda, con lo sguardo fisso alle navi troiane che si allontanano, mi trafiggo il cuore con la spada avuta in dono da Enea e mi getto tra le fiamme del rogo, che io stessa ho fatto costruire sulla più alta loggia della reggia…”

Aletta:
Rocco alzò gli occhi al cielo, quasi in segno di ringraziamento, rimanendo di stucco per l’inatteso spettacolo che gli si presentò, e non notato precedentemente in quanto giunto in taxi da un accesso laterale. Un variopinto tunnel, formato da arbusti rampicanti con splendenti cascate di grappoli di fiori in colore pastello, faceva da soffitto naturale, alternando le tonalità del bianco, del blu, del viola e del rosa. “Sono glicini, fiori originari della Mongolia. Lo sa che i loro semi, da me piantati diversi anni fa, provengono da quelli originari portati in Italia da Marco Polo? Pare che il loro nome derivi da Glicine, una pastorella perseguitata dalla tristezza. La leggenda narra che un giorno, esasperata dalla malinconia, Glicine si mise a piangere a dirotto e le lacrime si trasformarono in fiori viola e gli arti in numerosi rami… “Non si preoccupi, non sono una ladra e non ho cattive intenzioni. Mi chiamo Glicine e penso che lei sappia chi sono e come sono entrata, pur essendo il cancello chiuso. Ho le risposte alle domande che l’assillano da diversi giorni, anzi, forse, non c’è bisogno di tante spiegazioni. Non crede di sapere già abba-stanza? Come ha più volte intuito, sono i glicini a causare tutto quello che di apparentemente misterioso le sta capitando. E io ne sono l’artefice occulta. Sì, sono proprio io la famosa regista, la burattinaia che muove i fili. Le corolle dei fiori captano la tri-stezza delle persone che si trovano nelle loro immediate vicinanze e, nel caso in cui lo sconforto è all’ennesima potenza, ne fanno giungere fino a me il grido di dolore. E quale migliore soluzione potevo pensare per lei e per Rocco se non quella di farvi mettere insieme?”
Si avvicinò a Elena, le fece una carezza e, poi, con quella stessa mano, toccando il tronco dell’altro laburno, si dileguò risucchiata dai glicini, che rilasciarono un intenso profumo dolciastro.

Biografia dell’Autore:

Francesco Pilieci, nato a Filadelfia (VV) e ivi residente. Laureato in Giurisprudenza all’Università “La Sapienza” di Roma. Lavora in un Ente pubblico con mansioni dirigenziali. Ha pubblicato, con Apollo Edizioni, Oltre il suono delle rime sparse (2018), Lettere dalla rete (2019), Il dipinto di Aristide (2019), Il diario della sacerdotessa di Ashtart (2020) e Castelmonardo 1783, Macerie e Prodigi (2020).

“Il Diario della Sacerdotessa di Ashtart”, di Francesco Pilieci

“Castelmonardo 1783, Macerie e Prodigi”, di Francesco Pilieci

Teresa Anania

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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