Ciao estate che lentamente scivoli via da settembre; mi ricordi chi, allontanandosi di schiena, sorride ancora. (Fabrizio Caramagna)
Settembre, nono mese dell’anno in base al calendario gregoriano, prende il suo nome dal numero sette. Prima che Giulio Cesare introducesse il calendario giuliano facendo iniziare l’anno il 1° gennaio, settembre era di fatto il settimo mese, poiché l’anno cominciava a marzo. Il calendario giuliano, detto così proprio perché adottato e promulgato da Giulio Cesare, fu elaborato da Sosigene d’Alessandria, astronomo egizio, che lo impostò sul ciclo delle stagioni.
Mese di transizione tra l’estate e l’autunno, porta d’accesso all’inverno, è il mese in cui ricade l’equinozio d’autunno, ovvero quel particolare periodo dell’anno in cui su tutto il pianeta le ore di luce e quelle di buio hanno uguale durata.
Nell’antica Roma, nel mese di settembre si svolgevano i festeggiamenti in onore di Giove Capitolino che insieme a Giunone, sua sposa, e a Minerva, divinità della saggezza e della lealtà in guerra, formavano la Triade Capitolina, centro del massimo culto a carattere politico. I festeggiamenti in onore alla Triade duravano sedici giorni durante i quali si poteva assistere a parate militari e circensi, sfilate di danzatori, giocolieri e musicanti. Le statue delle tre divinità venivano portate in processione e in loro onore venivano sacrificate sugli altari molte vittime, cosparse prima di mola, ovvero germe di grano tostato, e sale. Da qui sembrerebbe trarre origine il verbo immolare: offrire in sacrificio, sacrificarsi.
Alla Triade venivano collegati tre animali: Aquila, Pavone e Civetta. L’Aquila, simbolo di potere e di forza, associata anche al patriottismo e al valore militare, rappresentava Giove, Padre degli Dei. Giove, proprio sotto forma di un’aquila divina rapì Ganimede, principe dei Troiani, che Omero descrive come “il più bello di tutti i mortali”, per sottrarlo alla vita terrena e condurlo sull’Olimpo dove ne fece il suo amante. Il Pavone, simbolo di vanità, veniva chiamato dagli antichi romani “l’Uccello di Giunone, e in quanto rappresentante di bellezza e regalità, conduceva nell’Ade le anime delle Imperatrici. La Civetta, emblema di filosofia e di saggezza accompagna tutte le manifestazioni legate alla dea Minerva.
Tutti gli aspetti simbolici e i significati religiosi, leggendari e massonico-esoterici di questi animali, e non solo, meritano un approfondimento successivo …
Settembre quindi “sentito” da molti non come mese di transito verso la fine dell’anno bensì, al contrario, come mese d’inizio di un nuovo anno. E’ il mese in cui, presto o tardi, si salutano le spiagge e si ripongono ombrelloni e costumi da bagno. Le giornate cominciano lentamente ad accorciarsi e le prime piogge smorzano la calura agostana. E’ il mese dei cambiamenti, dei bilanci e dei nuovi inizi. Si risveglia il mondo agricolo, mutano i colori della terra e dei suoi frutti. E’il periodo della vendemmia e della preparazione dei terreni alla fredda stagione invernale.
Riaprono le scuole, cessano i ritmi frenetici, le ore piccole, la vita da nottambuli della stagione estiva in cerca di refrigerio dal quotidiano caldo africano. Tutto sembra gradualmente ritrovare un equilibrio e, pur se a malincuore, ci si prepara a sfidare i lunghi mesi invernali.
La nostalgia dell’estate ormai al tramonto si accompagna a un nuovo modo di affrontare le giornate cercando nuovi spazi fuori e dentro se stessi ma con la consapevolezza che, in fondo, nessun inverno dura per sempre …
Molti autori e molti poeti hanno scritto racconti, poesie e filastrocche sul mese di settembre così come hanno fatto Hermann Hesse e Antonio Machado con questi due splendidi componimenti:
SETTEMBRE – HERMANN HESSE
Triste il giardino:fresca
scende ai fiori la pioggia.
Silenziosa trema
l’estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d’oro
giù dalla grande acacia.
Ride attonita e smorta
l’estate dentro al suo morente sogno.
S’attarda tra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude
i grandi occhi pesanti di stanchezza.SETTEMBRE – ANTONIO MACHADO
Verdi giardinetti,
chiare piazzole,
fonte verdognola
dove l’acqua sogna,
dove l’acqua muta
finisce sulla pietra.
Le foglie di un verde vizzo,
quasi nere dell’acacia,
il vento di settembre le bacia,
e alcune si porta via
gialle, secche,
giocando
tra la bianca polvere della terra.
Teresa Anania
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