“Siamo in grado di farci vedere?”
Recensione
Libro d’esordio per Veronica Pecorilli, giovane autrice appassionata di comportamento umano e che prova, partendo da se stessa ad “analizzare” gli altri affinché possano “analizzarsi”. Il libro, è erroneamente catalogato come romanzo, ma poco o nulla ha di tale genere letterario: non vi è una trama ben precisa né una collocazione spazio-temporale, tanto meno la presenza di personaggi. E’ il lettore, con le sue mille sfaccettature che dovrebbe personalizzare ciò che sta leggendo e divenire di conseguenza un personaggio del libro. Non può neanche essere annoverato tra i saggi, tutt’al più ci si potrebbe sforzare di inserirlo tra i romanzi sociali e/o psicologici ma, nonostante le argomentazioni trattate, non vi è quella conoscenza “professionale” fondamentale per poterlo collocare tra i prontuari di auto-aiuto. Si tratta a mio avviso, di una serie di contenuti nozionistici, sicuramente utili a far riflettere, ma tanto quanto potrebbero esserlo i consigli disinteressati di un amico o di un familiare particolarmente dotato di empatia.Punti principali della narrazione sono l’accettazione di se stessi e la capacità di saper guardarsi dentro per andare alla ricerca e trovare, ciò di cui si ha bisogno. Prendere consapevolezza del proprio potenziale senza dare mai nulla per scontato. Si parla della caducità dell’essere umano e di quanto il comportamento di ognuno di noi sia determinato e condizionato non solo dalla conoscenza in senso lato, ma da tutto ciò che ci circonda. Si tratta di una sorta di vademecum di pensieri e riflessioni personali su eventi e circostanze che tutti, almeno una volta, nella vita abbiamo vissuto e sui quali chiunque di noi si può ritrovare. Un excursus sulla differenza tra apparire ed essere, così come suggerisce lo stesso titolo, e sui diversi modi di approcciarsi alla conoscenza di se stessi e alla relazione con gli altri : guardiamo ma non vediamo, ascoltiamo ma non sentiamo. Sicuramente un buon punto di partenza per i totalmente neofiti del settore, che aiuta a riflettere sulla propria vita e sul proprio modus operandi ma che nulla aggiunge a quanti posseggono in merito, un buon bagaglio culturale. Apprezzabile il tentativo di mettersi in gioco e voler grazie alle proprie esperienze e il proprio vissuto, provare ad “aiutare” gli altri attraverso un processo introspettivo di conoscenza personale.
Conclusioni
La narrazione è fluida e scorrevole. Il linguaggio è semplice e privo di terminologie forbite o prettamente tecniche. Molti i refusi ortografici e pur non togliendo nulla all’insieme, prima di giungere alla pubblicazione sarebbe stato necessario un accurato editing e un attento beta-reading. Sicuramente consigliata la lettura a chi tende al vittimismo convinto che alcune cose siano “privilegio” di pochi.Teresa Anania