Silva e il filo delle storie, Luisa Mattia
Questa non può essere una recensione come le altre.
Voglio parlare di quest’albo di Luisa Mattia per delle ragioni che anch’io comprendo soltanto ora e spero di riuscire a seguire il mio filo della storia, per ritrovare quello di cui parla la scrittrice e quello dell’amicizia che segna il mio rapporto con quest’albo.
Quante volte l’ho sentito citare e magnificare dall’amica Graziella Ferraccù! Quante volte l’ho ascoltata con attenzione senza però condividere in modo consapevole il suo entusiasmo.
Col passare del tempo, quando anch’io mi sono lasciata conquistare dagli albi illustrati, lei ha pensato che era giunto il momento per farmi un regalo e finalmente condividere la bellezza, ma il libro di cui mi ha sempre parlato, non è più in ristampa. È del 2009 e già dal 2012 è stato pubblicato con una nuova veste “Per filo e per segno – Luisa Mattia – Vittoria Facchin – Donzelli”.
La mia amica però desidera farmi conoscere il libro che ha utilizzato, al quale è particolarmente legata.
Quando il postino suona con un’insistenza insolita, come se il suo motorino andasse a fuoco, per recapitarmi una raccomandata non penso al libro e invece …
Eccolo qui, ben confezionato, mittente sconosciuto, provenienza Sicilia. Un mistero in parte svelato, visto che la mia amica ha dovuto far ricorso all’universo dei lettori per recuperare “Il filo delle storie”. Ciò che ancora non sa è che insieme all’albo ci sono santini, preghiere, una lettera di benedizioni e un segnalibro molto singolare.
Non mi resta che leggere per comprendere l’emozione che accompagna la mia amica ogni volta che ne parla. MeLe Racconti con le sue narrazioni musicate mi sorprende sempre e la foto che arriva appena apro il libro mi proietta nel 2010 con Silva insieme ai bambini dell’oncologia pediatrica …
Ecco il valore del dono, la condivisione, l’emozione che mi stringe il cuore.
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Accarezzo l’albo, lo sfoglio … in copertina Silva, sul retro sedici quadrati con frammenti di immagini, occhi, volti, gambe, mani, orologio, forbici, penna, che richiamano le tavole illustrate che incontrerò in corso di lettura.
Leggo e rileggo, le parole scivolano nel cuore: storie di libri, di narrazioni, di racconti che inciampano nella vita, che s’impigliano alle orecchie di Silva, una bambina dagli occhi scuri come castagne, quegli occhi che s’affacciano dalla tavola illustrata a guardare il mondo.
Silva chiede storie a tutti, ancora e ancora ed ecco qui la parola magica che dà il senso della continuità di ciò che non vogliamo che finisca: ANCORA!
E a narrare son proprio tutti: vecchi, giovani, bambini. E le storie crescevano, “salivano dal cuore, dalla mente, dalle ore.”
L’immagine delle storie che vengono su dal cuore è evocativa del magma dei sentimenti e delle emozioni che trova spazio nella parola scritta, in quel flusso di pensieri affidati alla parola e alla carta stampata.
Le storie nascono e crescono.
Silva vuole raccattare i fili persi dalla sarta del paese, li raduna e ne fa un grande gomitolo colorato, poi una tela, intreccia una rete. È con questa rete che la mattina dopo, seguendo tutti gli abitanti del paese, rincorrendo i contadini, i legnaioli e i bambini, pesca le storie.
“Alla fine della giornata, nella sua rete c’erano storie guizzanti e fitte come un branco di acciughe, storie feroci come gli squali dell’oceano mare, storie nascoste come granchi di scoglio, storie splendenti come perle d’abisso storie brillanti come coralli di roccia.”
Luisa Mattia sceglie ogni aggettivo per caratterizzare le storie e comunicarci il significato profondo di ciascuna, la bellezza della narrazione che consente al lettore di abbracciare il mondo, di sentirne le vibrazioni e vivere da protagonista ciascuna di esse.
Quando Silva non ha più numeri per contare le storie decide di dar loro un nome, ma le storie continuano a crescere e la rete fatica a contenerle.
Scrivere le storie è senz’altro una soluzione, ma ci vuole uno straccio bianco e dell’inchiostro e tanto lavoro per guadagnarseli. Il pescatore e il cenciaiolo le saranno d’aiuto e Silva potrà continuare la sua opera senza fine: pescare le storie raccolte, copiarle, sciogliere la rete, raccoglierla in un filo e farne un gomitolo da usare come cuscino. E se la tela delle storie sarà troppo grande, le toccherà separarle.
A questo punto Silva avrà tanti piccoli fogli di tela con storie da ricordare, la lancetta del pendolo diventerà ago per infilare il filo del gomitolo e così il tempo sarà segnato dalle pagine che Silva cuce: il tempo delle storie.
Mi perdo dietro le immagini e le parole. Mi fermo a pensare quanto il tempo scandito dalla narrazione sia la dimensione magica in cui il lettore è chiuso: una fantastica bolla di parole scritte. Un tempo tutto suo …
Nasce il libro e Silva lo fa sbirciare ai bambini promettendo di narrare il bello e il brutto, l’allegro e il triste, il dolce e il salato.
La libertà di raccontare, di leggere e di scrivere, però non è assicurata, perché le storie sono pericolose. “Nelle storie c’è la memoria del tempo e leggere, poi, fa pensare.”
Il capitano lo impedirà: un paio di forbici per scucire fogli e distruggere tutto il lavoro di Silva.
La cultura aggredita, la libertà violata, il pensiero imbavagliato, ma le menti pensanti non si sono addormentate.
I bambini raccolgono pezzetti di filo, fogli con le storie e tutti al lavoro per ricucire il libro delle storie.
“C’era una volta…” torna invincibile, perché raccontare e raccontarsi sarà sempre il dono più bello per tutti, la determinazione e la speranza non si lasciano sconfiggere, la cultura trionfa, la libertà di pensiero viene rivendicata con forza.
Ora riguardo le foto di MeLe Racconti con “Silva e il filo delle storie”, scenografie con fili, stoffe multicolori, le parole della storia su nastri trasparenti e i bambini …
Guardo la foto del libro in scena e mi commuovo, perché Silva non è soltanto il filo delle storie, è lì per il filo della vita che vorremmo resistente per tutti quei bambini che stanno ad ascoltare.
Maria Teresa Lezzi Fiorentino
Foto dall’archivio di MeLe Racconti. Grazie Graziella Ferraccù
Cera una volta…”, cominciavano così le storie che Silva ascoltava. Chiunque avesse da raccontare, sapeva che Silva sarebbe passata di lì, pronta a orecchiare, immaginare, domandare e chiedere storie. Ancora e ancora. Età di lettura: da 6 anni.