Solo danni collaterali di Pier Bruno Cosso

Solo danni collaterali

Pier Bruno Cosso
Un giudice prende di mira un medico professionalmente serio e corretto, e fa saltare per aria tutta la sua vita. Sembra incredibile, ma quella raccontata da Cosso è una storia vera, che segue in presa diretta la discesa di una persona onesta in un inferno giudiziario. Di fronte ci sono due mondi che si scontrano: un magistrato in delirio di onnipotenza, e la sua vittima occasionale. Ma il prezzo altissimo dell’ingiustizia lo paga solo il perseguitato incolpevole, perché il giudice in Italia non è perseguibile per il suo cattivo operato. La vicenda, ambientata in Sardegna nel periodo attuale, inizia col protagonista che viene buttato giù dal letto all’alba di un sabato mattina e subisce una lunga perquisizione, senza spiegazioni e senza rispetto. Privato della libertà, del lavoro, dello stipendio, e infine degli affetti familiari, il medico, aiutato da un’amica giornalista, si lancia in un’indagine serrata per comprendere l’origine delle accuse infondate di cui è fatto oggetto. In questo romanzo, se le vicende giudiziarie sono ispirate alla realtà, i risvolti umani, gli amori e le passioni sono di pura invenzione, così come i nomi e i luoghi, che sono di fantasia e non possono essere attinenti alle persone reali, se non per pura casualità. Cosso ha saputo costruire con abilità una storia drammatica, scavando nel profondo dell’animo umano. Più che una critica serrata alle nostre strutture giudiziarie, la vicenda narrata vuol lanciare un grido d’allarme verso un sistema senza difese immunitarie.
L’autore
Pier Bruno Cosso è nato a Sassari nel 1956, e la Sardegna è l’unico posto dove immagina di poter vivere. Scrive da sempre e finora ha pubblicato tre libri: Il giorno della tartaruga (2013) e Dannato Cuore (2015), entrambi Parallelo45, e Fotogrammi slegati (2018), Il Seme Bianco (Gruppo Elliot–Castelvecchi). Ha partecipato a tre antologie e i suoi racconti sono stati premiati o segnalati in diversi concorsi nazionali. Collabora con le riviste “Cultura al Femminile”, “Oubliette Magazine” (referente di Google per la cultura) e “Tottus in pari – emigrati e residenti”.

Introduzione

Platone sosteneva: “Il capolavoro dell’ingiustizia è il sembrare giusto senza esserlo.”

Aneddoti personali

Quante volte abbiamo sentito parlare di ingiustizia? Quante volte abbiamo assistito e ci siamo indignati di fronte a processi giudiziari volti prevalentemente a danneggiare il cittadino comune piuttosto che a tutelarlo? Tante, forse troppe volte…

Recensione

Sassari, un comune giorno di primavera, un sabato mattina come tanti, una famiglia come tante. Con un risveglio, però, tanto inaspettato quanto infausto: alcuni carabinieri fanno irruzione nella casa del dottor Enrico Campanedda con un regolare mandato firmato dal giudice che li autorizza a perquisire la sua abitazione. Senza premura alcuna, e tra lo shock e l’incredulità del medico, della moglie e della giovanissima figlia, iniziano a mettere a soqquadro l’intera dimora. Nel giro di poche ore un sabato qualunque si trasforma in un incubo tremendo e il caos più totale la fa da padrone, nella casa e negli animi dei congiunti. Riluttante a credere a ciò che sta accadendo, il dottor Campanedda viene comunque tradotto in caserma, dove gli viene comunicato che c’è un’ordinanza restrittiva firmata dal giudice, che lo accusa di esercitare abusivamente la professione medica. La condanna giunge inflessibile: arresti domiciliari. Non solo. Il magistrato che segue l’indagine, si è premurato preventivamente di avvisare la stampa, in modo tale che l’indomani i giornali possano titolare a caratteri cubitali l’ennesimo caso di malasanità. Reale o presunta tale, non conta. Troppi gli interessi in ballo. Urge un capro espiatorio.
“Sbatti un mostro in prima pagina per drogare la gente. Accompagnalo sul patibolo, che così si placano la fame e non pensano ad altro. Sacrificane uno qualunque, che non importa la sua storia, se ha fatto bene, se ha fatto male, se gli rovini la vita e non era il caso. Tutto nel tritacarne; l’importante è un risultato patacca e il mostro in prima pagina. Ma il mostro, in questi casi, è la giustizia.”
La mostruosa macchina giudiziaria è partita, lesta, diretta, inesorabile. Scagliandosi di fatto contro un uomo, contro un medico onesto e integerrimo, ligio al suo dovere e alle sue responsabilità, con un’unica reale colpa: rappresentare per un magistrato arrivista e privo di scrupoli, la pedina giusta in grado di offrirgli la possibilità di una tanto agognata promozione.
Un calvario logorante, drammatico, estenuante, che strazia, sfinisce, devasta.
Quanto può divenire deleterio uno smisurato e improprio uso del potere e quanta sofferenza può generare? Tanta, tantissima, forse troppa.

“Mi dico che forse è il potere che dà alla testa. Si può capire, tenere tra le mani la vita delle persone, avere la facoltà di salvarle o di condannarle, alla fine porta a non rendersi più conto, del valore, del valore della vita.”

Nel suo romanzo Cosso punta i riflettori su una triste pagina della giustizia (o ingiustizia) italiana. Abilmente traccia gli innumerevoli stati d’animo dei personaggi, coinvolti in una vicenda inattesa e paradossale: in un tragico valzer, tristezza, inquietudine, solitudine, paura, rabbia, diffidenza, delusione, si alternano alla speranza, agli affetti, alla fiducia, alla coesione familiare, al senso di umanità, alla determinazione di voler far emergere a tutti i costi la verità. Lineare e scorrevole, l’autore riesce a trasferire perfettamente il senso di angoscia e di impotenza maturati dal protagonista in un clima quasi claustrofobico.
Notevoli i ruoli dei personaggi femminili che ruotano intorno alla figura del dottore, che divengono sprono, forza, collaborazione.
Altresì puntuale giunge il caso emblematico di Enzo Tortora, che subì un arresto plateale e un processo mediatico vergognoso e che rappresentò “il più grande esempio di macelleria giudiziaria del nostro Paese”, che fece di un uomo innocente un agnello sacrificale.
Un romanzo di grande intensità, che dà spunto a molteplici riflessioni e che narra una storia agghiacciante e terribile. Ma non una qualsiasi storia. Una storia maledettamente vera

Conclusioni

Quando ci si accosta alla lettura di una vicenda realmente accaduta, non si può fare a meno di instaurare con i personaggi una sorta di profonda empatia. Quantomeno è ciò che capita a me. Ho avvertito, quasi sotto pelle, tutte le angosce, le paure, le delusioni. Ho percepito l’indignazione, lo sgomento, la rabbia. Sono divenuta consapevole del fatto che tutti, indistintamente, potremmo finire nella macchina giudiziaria impazzita, attivata da una mina vagante, che può fare di un potere conferitogli, uno strumento subdolo da utilizzare per perseguire i propri fini, infimi e diabolici. Tanto, ahimè, restano immuni dal pagare le loro malefatte. Ovviamente, come Cosso sottolinea più volte nel suo romanzo, si tratta di eventi rari e occasionali, che però possono minare irrimediabilmente la vita di persone innocenti e oscurare il lavoro della maggior parte dei giudici, che operano in maniera onesta e scrupolosa, cercando di garantire a noi cittadini la giusta applicazione delle leggi.

Citazioni

“Il tempo è lo specchio deformante che riflette.”

“Superare una salita non dipende dalla salita, dipende da te.”

Recensione di Fabiana Manna

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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