Presentazione libro : Sono qui per te – L’uomo delle scatole, Ilario Giannini. Edizioni Dialoghi
SONO QUI PER TE – L’uomo delle scatole
È un thriller psicologico che accompagna il lettore in una indagine di stampo poliziesco che si intreccia in modo in modo sempre più profondo e pressante con l’indagine psicologica del protagonista.
E’ un viaggio nei sensi di colpa, nei ricordi più intimi e dolorosi, quelli che vorremmo tanto dimenticare e di cui tuttavia non riusciamo del tutto a lasciar andar via.
L’ispettore Matteo Viani è “l’uomo delle scatole”: lui è diventato molto bravo a gestire i suoi sensi di colpa e i suoi ricordi più dolorosi, impacchettandoli in scatole che chiude e nasconde tra gli scaffali polverosi del magazzino della sua memoria, nei meandri più remoti della sua mente.
Ma per quanto sia diventato bravo, qualcosa riesce sempre a strisciare fuori da quelle scatole.
Descrizione
Matteo Viani, un ispettore di polizia, si trova in un periodo difficile della sua vita. Ha subito vari “incidenti sul lavoro” che lo mettono a dura prova sia fisicamente sia psicologicamente: prima è rimasto ferito in una sparatoria, poi ha avuto un grave incidente durante un inseguimento in macchina. Le indagini sulla sanguinaria banda di malviventi responsabili dei suoi guai obbligano Matteo a frugare nei meandri della sua mente, per trovare il codice che decifrerà tutto. Ma questo comporta anche andare a scavare tra quelle scatole che forse non voleva più aprire.
L’autore
ILARIO GIANNINI è nato e vive a Empoli (FI), dove esercita la professione di avvocato penalista. “Sono qui per te – L’uomo delle scatole” è il suo primo romanzo pubblicato da Edizioni Dialoghi.
Estratto
L’ispettore Matteo Viani era al riparo dietro l’auto della polizia, con la pistola puntata verso la saracinesca del magazzino in cui si nascondeva la banda dei criminali. L’occasione era perfetta, per prendere finalmente tutta la banda a cui davano la caccia da tempo.
Aveva aspettato che i due agenti che erano con lui si fossero messi in posizione di copertura, con le pistole in pugno, prima di intimare a quei bastardi di arrendersi, rendendo così nota la loro presenza. Vincenzo era alla sua sinistra subito dietro l’angolo. Luca a destra al riparo nel vano di ingresso dell’edificio a fianco. Viani si preparò a dare il via all’incursione. Era teso e concentrato. Sentiva il sudore che gli colava lungo la schiena. Ma aveva tutto sotto controllo.
All’improvviso fu sorpreso dal trambusto che proveniva dall’interno. Dalla ricetrasmittente, la voce metallica del suo vice, appostato sul davanti dell’edificio accerchiato, lo informava che erano stati scoperti.
«Stanno scappando dal retro! Tenteranno di uscire dalla vostra parte!».
Viani si preparò a fronteggiare la fuga imprevista dei bastardi. Dette una voce per avvisare i due agenti che erano sul retro con lui.
«State pronti! Escono da qui!».
La saracinesca dell’uscita tergale si spalancò, sferragliando. Due persone armate si stavano per fiondare all’esterno. Appena videro la volante della polizia si fermarono e tornarono dentro, al riparo.
«Fermi, siete circondati!».
Viani si sporse appena da dietro l’auto per controllare i movimenti nel locale. Uno dei due criminali si azzardò a uscire con la pistola puntata. Il bastardo era sotto tiro di tutti loro e loro erano tutti al riparo. Si preparò a gestire la situazione. Poi il bastardo lo individuò, si spostò a destra per cercare di avere una traiettoria di fuoco verso di lui. Viani si ritirò indietro, al riparo. Con la coda dell’occhio, però, vide Luca che si spostava in avanti per puntare la pistola contro il bastardo.
«Stai indietro!» gli gridò Viani, mentre realizzava che così facendo Luca si sarebbe trovato allo scoperto.
Tornò a sporgersi dall’auto pronto a sparare per coprire Luca, se lui non fosse rientrato subito al riparo. Dalla finestra del piano di sopra vide che un altro di quei banditi si era sporto con la pistola puntata verso Luca.
«No!» gridò Viani e scattò in piedi per sparargli prima che quel bastardo sparasse a Luca.
Bum. Bum. Bum.
L’ispettore Viani registrò nella memoria tre spari.
Poi fu il buio.
Estratto 2
“La stanza delle scatole”
Matteo ricordava ancora molto bene la prima volta che lo aveva fatto entrare nella stanza delle scatole. Era la sua prima seduta con la dottoressa.
«Chiudi gli occhi e rilassati» gli aveva detto la dottoressa Doria. «Fai finta che la memoria nella tua mente sia conservata in una stanza piena di scaffali sui quali sono conservati i ricordi di tutta la tua vita. Belli, brutti, normali… Ci sei? Riesci a visualizzare la stanza dei tuoi ricordi?»
«Sì» mentì lui, mentre pensava che tutto quel parlare era solo una perdita di tempo e di soldi, che non avrebbe fatto cessare né gli incubi notturni né la depressione per quello che era successo.
«Visualizzi i contenitori? Come sono?».
Matteo non sapeva che inventarsi. Come sono i contenitori dei ricordi? Si disse… Boh!
«Beh, sono… scatole?».
«Scatole, ok. E come sono fatte?».
«Normali scatoloni di cartone…».
«Tipo quelli che usiamo per mettere via la roba in soffitta?».
«Sì, esatto».
D’un tratto, nella sua mente si formò l’immagine di una stanza enorme, piena di scaffali da terra fino al soffitto. Gli scaffali erano pieni di scatoloni di cartone di varia forma e dimensione, appoggiati sui ripiani di metallo. Solo che non era una stanza, era un magazzino intero! Un hangar, dal soffitto altissimo con scaffali disposti su una serie di file di cui non riusciva a vedere la fine… I corridoi tra una fila di scaffali e l’altra sembravano comporre un labirinto, in cui non vedeva né porte né finestre… Nessun varco per entrare o uscire…
Aver saputo immaginare quella situazione in modo così vivido, lo sorprese.
«Bene. Le vedi sul serio ora?» gli chiese.
«Sì!».
«Sono tutte uguali, queste scatole?».
«No!… Sono diverse… Alcune più grandi, altre più piccole… Molte sono di colore neutro, ma alcune sono colorate…».
«Bene. Immagina di voler cercare la scatola che contiene uno dei ricordi più belli della tua vita. Diciamo… La nascita di tua figlia, ok?».
«Ok».
«Non pensare subito a quel momento. Prova a cercare la scatola che lo contiene su quegli scaffali. Pensi di poterla individuare?».
«Immagino che si possa fare…».
«Credo di sì. Prova».
Matteo, nello stanzone che visualizzava nella sua mente, provò a immaginare di avvicinarsi a uno degli scaffali. Non sapeva perché, ma pensò di sapere che doveva andare un po’ più avanti in quel corridoio e poi cercare sulla sua destra. E così fece fare al suo avatar materializzato nella stanza visualizzata nella sua mente.
Si avvicinò allo scaffale e notò che la scatola che aveva scelto aveva un nome, una data e una piccola foto a colori stampata sul cartone, nella parte rivolta verso di lui.
«È questa davvero!» fa Matteo stupito.
Per la sorpresa quasi stava per aprire gli occhi! Era il nome e la data di nascita di sua figlia, con tanto di orario, le 17:35! E là nella foto riconobbe Chiara appena messa nella culla della nursery, con quella faccina raggrinzita, i pugni stretti ai lati della testa e quel ciuffetto di capelli neri, sparati sulla testa, che li aveva fatti tanto ridere quando la avevano messa in braccio alla mamma per la prima volta…
«Non aprire gli occhi!» lo avvertì la dottoressa «Resta lì. Proviamo a guardare nella scatola. Riesci a prenderla?».
«Sì, l’ho tolta dallo scaffale».
«Come la senti? È pesante, leggera?».
«Leggerissima. Sembra vuota… Credo non ci sia niente dentro…».
Matteo nella stanza dei ricordi, solleva i lembi che chiudono la scatola e… Di colpo rivive il momento bellissimo della nascita di Chiara. Sua moglie che gli stringe la mano, mentre per spingere soffoca un grido… L’ostetrica che sembra prendere al volo la piccola che esce di colpo… Il pianto della bambina… Non subito… Lui che si preoccupa temendo che non fosse normale che non piangesse subito… Il sollievo di quando aveva cominciato a piangere…
Aveva smesso subito appena appoggiata in grembo alla mamma. Le dita minuscole, gli occhietti gonfi e chiusi, la pelle così tenera e scura, ancora congestionata dall’esperienza meravigliosa della nascita… Sua moglie che piangeva di gioia, dopo la fatica…
Anche Matteo sentiva gli occhi umidi di lacrime. Era felice come non lo era mai stato.
«Bello, vero?» sentì dire alla voce dolce della dottoressa.
«Sì… è il più bel ricordo della mia vita…».
«Probabile, sì… Per questo è stato facile trovare la scatola, aprirla e guardarci dentro… Non per tutte le scatole sarà così, purtroppo».
«Perché?» Matteo uscì piano piano dal ricordo della nascita di sua figlia.
Riaprì gli occhi e guardò la dottoressa Doria ancora emozionato per il momento che aveva rivissuto.
«Non ti avevo chiesto di tenere gli occhi chiusi e restare lì?».
«Ops! Scusa. Mi sono distratto…».
Matteo si asciugò gli occhi ancora umidi di lacrime di commozione.
«Bene. Dobbiamo tornare nella stanza delle scatole» gli dice lei. «Questa volta dobbiamo aprirne una un po’ meno facile. Sei pronto?».
Matteo si risistemò sulla poltroncina, chiuse gli occhi di nuovo e si rilassò, per quanto possibile.
«Ok» rispose. E tornò di buon grado nella stanza dei ricordi.
No. Non tutte le scatole erano così facili da gestire e belle da rivivere.
Lo scoprì già quel giorno.
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