Stirpe e Vergogna di Michela Marzano

Stirpe e Vergogna, Michela Marzano, Rizzoli Editore. “Il disonore, La colpa, L’amnesia, Il riscatto”.

Stirpe e Vergogna

“Chi scrive lo sa bene che con i romanzi si fanno sempre i conti con se stessi, ci si imbatte nei propri fantasmi, si proiettano le proprie ansie e le proprie vergogne…”

Quando finisco di leggere si presenta alla mia mente la chiara immagine di una distesa di panni che ondeggia al vento. Continuo a guardarli, con la stessa intensità delle emozioni provate, seguendo la narrazione in cui l’autrice scandaglia la propria vita familiare facendoci partecipi “della sua stirpe e della vergogna che l’accompagna da sempre”.


È ancora con me però il momento d’avvio, con il libro tra le mani, guardando quella figura femminile in fuga perfino dalla stessa copertina. Mi sono chiesta cosa volesse comunicare, anche se qualche accenno è già nel sottotitolo. Il corpo vive l’emozione della paura collegata alla colpa e alla vergogna e allora non resta che fuggire dalla punizione e dall’umiliazione.


L’ho letto con un ritmo lento che non m’appartiene, vuoi per i molteplici temi che confluiscono nella narrazione, vuoi per le emozioni messe a nudo con una spontaneità sorprendente e forse anche per questo tanto coinvolgenti, o per le relazioni familiari nelle quali ciascuno può ritrovare tratti di sé e del proprio cammino.
“Il disonore, La colpa, L’amnesia, Il riscatto”: quattro parti in cui si sviluppa il romanzo, in cui il Sé è messo a nudo, candidamente. Non si tratta però solo di un’autobiografia.


La scoperta del passato fascista del nonno, angosciante per l’Autrice, “perché lei è sempre stata dalla parte giusta”, è accompagnata dall’excursus storico sul periodo fascista, sulle leggi razziali (dal 5-12-1938 l’ingiustizia diventa diritto) e il romanzo diventa anche la storia della nostra Italia…
Potremmo aggiungere ancora “non solo…”, perché gli aspetti messi in campo sono molteplici e ogni lettore potrà dare una lettura diversa, seguendo il percorso che più gli sta a cuore. Ce n’è davvero per tutti.
Anche il giovane lettore, infatti, può trovare spunti interessanti di riflessione e di maturazione entrando nel vivo del clima familiare e della complessità delle relazioni interpersonali, di percorsi di crescita irti di difficoltà, dei meccanismi di difesa messi in atto, della capacità di ricercare punti di forza e di fragilità della propria esistenza, facendo leva sulla memoria, senza rinunciare all’eredità “familiare che persiste e vive in ognuno di noi,… ci plasma, influenza modi di essere e di fare, si sedimenta persino nel linguaggio, nel nostro modo singolare di nominare le cose.”


Romanzo di formazione? È anche questo.
La scrittrice, alla ricerca di informazioni sul nonno Arturo, ascolta chi può saperne di più, ritrova documenti importanti, vuole ricostruire il passato … la vita degli altri scorre come in un film e lei diventa una cara amica che si racconta.
Si interroga sulla vergogna provata per tutta la vita, si chiede se sia il punto di partenza o una conseguenza della propria ansia di perfezione,
e quando per ricordare la vergogna fa un passo indietro nel tempo, la figura del padre domina la scena, con la sua condanna della “joie de vivre”.
“…ridere o scherzare, per mio padre significava prendere le cose con superficialità, non dare spessore all’esistenza.”
“Come si fa a non sbottare quando hai di fronte un padre che capisce tutto, conosce tutto, sa tutto meglio di te.”
“A casa era come vivere in un acquario: papà era onnipresente, non c’era nessuna possibilità di sottrarsi al suo controllo.”

Ricordi d’infanzia indelebili, che riaffiorano all’improvviso, come le liti tra i genitori con quelle urla che ci spaventano da bambini e che continuano a infastidire da adulti.
“Violenza subita o assistita … ma in fondo poco importa che la si sia subita direttamente o indirettamente, ciò che conta è averla vista, sentita, annusata, ingoiata, odiata, vomitata.”
L’unica certezza è che, se non lo si rielabora, “Il passato non passa mai”. Bisogna farci i conti per non tramandarlo di generazione in generazione.
E poi, accade qualcosa … Michela scopre che la tessera fascista non è l’unico segreto del nonno.
Grazie alla ricerca e alla riflessione può accostarsi a padre e nonno in maniera diversa. Prova per loro empatia e comincia a capire ciò che non aveva mai colto e che le fa dire:
“Di mio padre non ho capito nulla.”
“Ho sentito il dolore di un bambino di otto anni che di punto in bianco vede cambiare tutto intorno a sé senza che nessuno gli spieghi nulla.”

La giustizia! Quanto era stata giusta?
Si potrebbe parlare all’infinito di questo libro scegliendo sempre spunti diversi, perché il dialogo con la scrittrice ci restituisce di continuo nuove risposte, mentre ci pone altri interrogativi.
Ci sono ancora due nuclei importanti, trattati con la spontaneità che la contraddistingue: identità di genere e disturbi alimentari (anoressia).
“Che ti manca? Come si fa a spiegare che nonostante tutto quello che si ha, manca la gioia, manca la voglia, manca la semplice ed evidente certezza che vivere è bello?”

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

L’amore che mi resta di Michela Marzano

Michela Marzano intreccia il passato familiare alle pagine più controverse della storia del nostro Paese. Michela non sapeva. Per tutta la vita si è impegnata a stare dalla parte giusta: i fascisti erano gli altri, quelli contro cui lottare. Finché un giorno scopre il passato del nonno, fascista convinto della prima ora. Perché nessuno le ha mai detto la verità? Era un segreto di cui vergognarsi oppure un pezzo di storia inconsciamente cancellato? “Sono stata pure io complice di questa amnesia?” si chiede Michela dopo aver ritrovato una vecchia teca piena di tessere e medaglie del Ventennio. Inseguendo il filo teso attraverso le vicende della sua famiglia, tra il nonno Arturo e il nipotino Jacopo, l’autrice ridisegna il percorso che l’ha resa la donna che è oggi, costellato di dubbi e riflessioni: il rapporto complicato con la maternità, il legame tra sangue, eredità e memoria, e quel passato con cui l’Italia non ha mai fatto davvero i conti. Il risultato è uno spietato autoritratto che va molto al di là del dato personale, in questo Paese di poeti, di eroi, di santi e (così pare, ad ascoltarne i nipoti) di milioni di nonni partigiani, mettendo in luce la rimozione collettiva dell’humus fascista in cui affondano le radici di molti alberi genealogici. Tra romanzo e memoir, un libro dalla voce schietta e incalzante, che pur sospendendo il giudizio non smette di interrogarci e di invitarci a coltivare la memoria, perché “solo così si può sperare che certe cose non accadano più”.

  • Marchio: Rizzoli
  • Collana: La scala
  • Prezzo: 19 €
  • Pagine: 400
  • Formato libro: 21.7×14.2×2.9
  • Tipologia: BROSSURA
  • Data di uscita: 05/10/2021
  • ISBN carta: 9788817159708

Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

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