L’indimenticabile storia di un giovane che ha impresso la sua orma nella storia della musica.
Bello, geniale, dannato, talentuoso, stravagante, Roger Keith Barrett, soprannominato “Syd”, nasce a Cambridge il 6 gennaio 1946. Si appassiona alla musica solo verso i 14 anni e inizia a suonare la chitarra folk dopo l’interesse per l’ukulele e il banjo. L’anno successivo acquista la sua prima chitarra elettrica. Dopo varie esperienze musicali, è nel 1965 che, insieme a George Roger Waters al basso, Nicholas Berkeley “Nick” Mason alla batteria e Richard William “Rick” Wright alle tastiere, metterà su una band destinata a spopolare in tutto il mondo: The Pink Floyd Sound. “Sound” verrà presto abolita mentre l’articolo “The” resisterà fino al 1970 per identificare i lavori dell’era Barrett ma che Gilmour continuerà ad usare fino al 1984.
Ai giornalisti fu proprio Barrett a dichiarare che il nome gli era stato suggerito dagli alieni, idea che invece partorì in uno dei suoi soliti sprazzi di pensiero deviante associando i nomi di due bluesman della Georgia da lui particolarmente amati: Pink Anderson e Floyd Council. Gli esordi caratterizzano la musica della band da uno stile fortemente innovativo e di tipo psichedelico. Pete Brown, ricordando i primissimi concerti del gruppo dice: “Syd Barrett faceva un incredibile lavoro sul palco. Era estremamente poetico e potevi quasi dire che prendeva vita nei “light shows”: una creatura dell’immaginazione. I suoi movimenti parevano orchestrati per armonizzarsi con le luci e sembrava un’estensione naturale, l’elemento umano, di quelle immagini liquide.”
È quello il periodo immediatamente antecedente alla rivoluzione del ’68, e l’uso di droghe, particolarmente di LSD, è molto frequente e Syd è divenuto ormai un consumatore assiduo. A tal proposito Andrew Rawlinson dice: “In quel,periodo era talmente tanta la gente che prendeva acido che, se avevi già assunto ingenti quantità di LSD in passato, era normale “farsi un trip” anche solo guardando chi lo stava facendo. A quei tempi l’acido era cinque volte più potente di quello in circolazione oggi; prendendo 250 microgrammi, potevi fare un “trip” lunghissimo; alcuni però credevano che potevi apparire normale e contemporaneamente fare brevi “trip” prendendone 50 al giorno: e forse era proprio questo che faceva Syd.”
Il 5 agosto 1967 esce il primo album “The Piper at the Gates of Dawn”, abbastanza elogiato dalla critica. La band è tra le prime a coinvolgere il pubblico con proiezioni di immagini, diapositive e particolari giochi di luce. Ormai le droghe hanno minato irrimediabilmente la salute mentale di Barrett. I suoi atteggiamenti diventano sempre più stravaganti e insostenibili dagli altri musicisti, tanto che nel dicembre 1967 il chitarrista David Jon “Dave” Gilmour, lo affianca per poi sostituirlo definitivamente. L’ultimo concerto al quale Barrett prende parte è a Hastings, il 20 gennaio 1968, e l’ultimo brano da lui composto per la band è “Jugband Blues”, appartenente all’album “A Saucerful of Secrets”.
Con l’uscita di Barrett, il gruppo abbandona lo stile psichedelico per abbracciare il rock progressivo, ben chiaro nell’album “Atom Heart Mother” uscito il 10 ottobre 1970. Tra i dischi più famosi della storica band ricordiamo “Ummagumma”; “The Dark Side of the Moon”; “Wish you Were Here”; “Animals”; “The Wall”; “The Final Cut”; “The Division Bell”; “The Endless River”. Prima di ritirarsi definitivamente dalle scene, Barrett riesce a pubblicare due dischi da solista: “The Madcap Laughs” e “Barrett”.
I Pink Floyd nel 1975 gli dedicano un intero album, “Wish You Were Here”. Al termine di questo lavoro, i musicisti si ritrovano negli studi un personaggio particolare, calvo e grasso. Il primo a riconoscere Syd in quella figura completamente alienata è Gilmour, che lo invita ad ascoltare l’album. Alla fine Barrett sorridendo dice:“Mi sembra un po’ datato, che ne dite?”
Il crollo del chitarrista dei Pink Floyd è ormai definitivo. Si isola da tutto e da tutti ritirandosi nella sua casa a Cambridge dove muore il 7 luglio 2006 per un tumore al pancreas. L’influenza di Barrett è stata determinante non solo per la sua band. Anche dopo l’uscita dal gruppo la sua presenza è stata sempre costante, divenendo una sorta di icona maledetta e visionaria. E noi, oggi, vogliamo ricordarlo con una canzone a lui dedicata “…Ricorda quando eri giovane Splendevi quanto il sole Continua a brillare pazzo diamante…”
Fabiana Manna
Ecco la canzone che i Pink Floyd hanno dedicato al loro pazzo diamante.