Troppo tardi per tutto di Ivan Ruccione

Troppo tardi per tutto

Ivan Ruccione
Quattordici racconti senza filtri, radiografie di una società iperconnessa ma che allo stesso tempo sa inquinare e recidere ogni empatia. I protagonisti si muovono sul filo di un equilibrio già compromesso, in una quotidianità caliginosa e inafferrabile, alle prese con muri d’indifferenza, disperato bisogno di affetto o furia cieca. Il nucleo familiare può trasformarsi in una trappola senza vie d’uscita, e la tecnologia fornire un supporto effimero e incapace di creare una realtà migliore.
Il denominatore comune delle vicende narrate è la sensazione che il tempo a disposizione per invertire la rotta sia esaurito e che, per risolvere o accettare la propria situazione, a volte occorra spingersi davvero oltre.
“Se è Troppo tardi per tutto per gran parte dei protagonisti”, come suggerisce Helena Janeczek nella prefazione, “non lo è invece per raccontare le loro storie né per scoprire la voce narrativa di Ivan Ruccione: autentica, immaginifica, a tratti poetica, piena di stupore”.
L’autore:
Ivan Ruccione (1986) è nato e cresciuto a Vigevano. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su “Nazione Indiana”, “Poetarum Silva”, “Altri Animali”, “Pastrengo” e “Cattedrale”. Nel 2017 è uscito il suo romanzo A fuoco vivo (Miraggi Edizioni). Lavora come cuoco ed è un appassionato lettore di poesia e short stories. Questo è il suo primo libro di racconti.

Introduzione

I quattordici racconti contenuti nel libro descrivono il disagio sociale e morale in cui si muovono i protagonisti : ragazzi sbandati, figli di famiglie ormai disgregate, uomini sull’orlo della follia, donne che fuggono dalla violenza vissuta nelle mura di casa o dall’amico che le stupra nell’indifferenza generale… Tutti hanno un’unica sensazione , che ormai e troppo tardi per recuperare una vita accettabile e degna di essere vissuta.

Recensione

Con la foto della bambina vietnamita che scappava nuda dopo lo scoppio di una bomba al napalm, il fotografo Nick Ut descrisse meglio di qualunque inchiesta o trattato le brutture della guerra, vincendo poi il premio Pulitzer.
Ebbene , il libro di Ivan Ruccione, con i suoi mini racconti, mi ha fatto pensare alla forza evocatrice della fotografia: con un fotogramma si può dare un pugno allo stomaco a chi lo guarda e cogliere il momento clou di una situazione.
Infatti, con un flash , lo scrittore ci porta tra i binari abbandonati di una stazione dove c’è un padre diventato barbone per non voler accettare la morte prematura della figlia. Con un clic, siamo nella stanza buia di una ragazza in preda all’angoscia per la violenza del fratello drogato . Altro flash, ed ecco la ragazza disabile che guarda atterrita il televisore in attesa degli inevitabili maltrattamenti del fratello in preda alla follia.
Tutti esempi di esistenze vissute borderline, di vite rovinate dagli abusi di alcool , droga, sesso, che si muovono come zombies sullo sfondo della provincia grigia e piovosa della piatta Lomellina.
Tutti i mini racconti sono narrati in prima persona , con un linguaggio crudo e attuale che rende ancora più riconoscibili e credibili le storie.

Conclusioni

Anche se l’universo narrato da Ivan Ruccione in questo libro di poco più di 80 pagine, è molto duro e angosciante, tanto che sembra riportarci alle cupe atmosfere di scrittori come Fante o Palahniuk, convince e cooinvolge il lettore, dimostrando la maturità stilistica degna di un ottimo narratore.

Recensione di Anna Gelardi

Pubblicato da Anna Gelardi

Avvocato per tradizione familiare, lettrice per passione. Tirata per i capelli in questa avventura del blog dalla mia amica Rita, ci sto prendendo gusto. D’altronde è quello che ho sempre fatto fin da piccola: leggere, leggere, leggere. Spero di essere all’altezza delle aspettative e di riuscire a stimolare alla lettura tutti coloro che vorranno seguirmi.

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