Tutte feriscono, l’ultima uccide di L. Costantini, L.Falcone

Tutte feriscono, l’ultima uccide di Laura Costantini e Loredana Falcone. Edizioni Il vento antico.

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“Il rituale è una specie di scultura umana. Da un certo punto di vista, è come l’arte, perché dà forma all’energia, ma d’altro canto è anche una consuetudine o una ripetizione, un evento ricorrente o una rappresentazione che ha un significato. È qualcosa che pervade tutto quanto. È come un gioco.”

Jim Morrison

Monica si è trasferita a Roma, dopo aver deciso di vendere la sua gioielleria ad Arezzo. Si appoggia presso una zia, Nerina, e fa il volontariato per aiutare i senzatetto. Più che altro, è alla ricerca del suo papà, che l’ha lasciata vent’anni prima, quando lei aveva solo dodici anni, per scappare da una vita che ormai gli stava stretta. E ora anche lui ha scelto di fare il clochard, per dileguarsi completamente, e sparire, lasciandosi inghiottire dall’oblio, anche se questo gli ha procurato non poca sofferenza…

E mentre la donna continua la sua ricerca imperterrita, nella capitale si consumano omicidi efferati, di cui le forze dell’ordine preposte, capitanati dal luogotenente Quirino Vergassola, non riescono a capire né il movente, né chi possa essere implicato in questa macabra faccenda, tanto complessa quanto assolutamente anomala.

Il primo cadavere ad emergere dal Tevere è quello di Tullio, un senzatetto romano. All’interno del suo stomaco vengono ritrovate dosi massicce di assenzio e residui di una focaccia al farro. In più l’uomo indossa una tunica bianca e sul torace presenta delle cicatrici in rilievo, una vera e propria marchiatura derivante dall’applicazione di lettere di metallo precedentemente rese incandescenti. La parola evidenziata è “LABLA”. Nel giro di poco, vengono ritrovati altri tre cadaveri che hanno subìto lo stesso modus operandi del primo, anche loro marchiati a fuoco.

Labla è affiorato tra ponte Palatino e ponte Aventino, l’ha segnalato una turista. Lahos si è incagliato sotto il ponte Testaccio. Pes è spuntato dalle rapide dell’isola Tiberina e ce l’ha segnalato un paziente del Fratebenefratelli. L’ultimo, Vla, era bloccato da un tronco sotto le arcate di ponte di Tor di Quinto.”

Sarà la polizia fluviale a fare un’altra importante segnalazione: su una parete lungo l’argine di ponte Regina Margherita c’è uno strano disegno dipinto con pastelli a cera, e una scritta che troneggia accanto: OMNES FERIUNT ULTIMA NECAT. Tutte feriscono l’ultima uccide. Anche le ricerche sul contenuto di quelle strane ostie al farro vengono approfondite. Pare possa trattarsi di ciò che un tempo veniva chiamata “mola salsa”.

Veniva preparata dalle Vestali in occasione dei sacrifici con farro macinato, sale e acqua. Le focaccine venivano poi sbriciolate e cosparse sulle vittime. Da cui il termine immolare.”

Ma come è possibile che queste morti possano essere ricondotte a rituali così lontani nel tempo? Cosa sta accadendo realmente nella capitale?

“Esisteva a Roma, da qualche tempo, una corrente sotterranea. Non se ne parlava. Le sette sataniche facevano più scena, garantivano audience. Ma i movimenti neopagani erano una realtà. Gente che rimpiangeva la grandezza di Roma. Quella dell’Impero, quella dell’orgoglio di dichiararsi civis Romanus. Quella che il papato aveva annientato, distruggendo templi, spegnendo insieme la fede in un ideale laico e il sacro fuoco che la alimentava.”

I morti aumentano, e le ricerche continuano inesorabili, approdando ad argomentazioni fino ad allora assolutamente sconosciute per gli inquirenti. Sarà Attilio Vittori, figlio di un gioielliere ed esponente della Brigata Coclite a chiarire alcuni punti oscuri a Vergassola.

“Il nostro ideale è la Roma imperiale, ma non deve immaginarci come dei nostalgici fascisti. È la difficoltà più grande che incontriamo quando organizziamo convegni e dibattiti. Mussolini si servì della romanità come di un paravento per giustificare una dittatura. Noi ci rifacciamo alla storia. Il nostro nemico non è la democrazia. Ci battiamo contro l’annientamento che Santa Romana Chiesa ha perseguito dello spirito laico di Roma. Non abbiamo nulla contro Gesù Cristo e la sua concezione del mondo. Ma la sua figura è stata snaturata e strumentalizzata dal Papato in nome del potere temporale. L’idea di accoglienza, di solidarietà, di conoscenza e accettazione dell’altro brillava nello spirito della Roma imperiale più di quanto abbia mai brillato nella Roma papalina. Quando l’imperatore Costantino ha venduto se stesso alla religione cristiana per mantenersi il trono, è iniziata una persecuzione che i libri di storia si guardano bene dal riportare. Templi distrutti, sacerdotesse oltraggiate, uomini e donne costretti a inginocchiarsi al nuovo dio oppure a subire la prigionia in campi di concentramento. Ma la cosa peggiore è stata la fine del libero pensiero.”

Dunque, è verosimile che una serie di senzatetto, considerati relitti sociali, siano stati sacrificati in nome di credenze che affondano le radici nell’antichità? E se anche fosse, quale sarebbe il reale scopo di queste pseudo sette? A cosa servono tutte queste morti? E fin dove potrebbe spingersi la mano assassina? La città trema, e con essa Monica, che teme per l’incolumità del padre e, come tutti, aspetta risposte esaustive. E intanto la giustizia approfondisce ulteriormente questa tematica astrusa e inaspettata.

“Gli Argei sono figure mitiche legate alle origini di Roma. Si trattava di principi giunti in Italia al seguito di Ercole per stabilirsi sul Campidoglio nel villaggio fondato da Saturno. Erano ventisette e in ricordo dell’usanza greca di seppellire i guerrieri in acqua, i romani sacrificavano ventisette poveri cristi gettandoli nel Tevere. Poi il rito divenne meno cruento, sostituendo gli esseri umani con dei fantocci. (…) Nella tradizione romana è l’unico esempio di rituale legato al fiume. Pare che il rito degli Argei si celebrasse il 14 maggio, in occasione dei Lemuria, con una processione diretta al ponte Sublicio dove le Vestali gettavano nel Tevere i fantocci. (…) Secondo Ovidio tutto comincia col responso di Giove Fatidico che avrebbe ordinato ai primi abitanti del luogo, che al tempo si chiamava Saturnia, di offrire tanti vecchi quante erano le loro tribù. Ci fu bisogno di Ercole perché a quei poveri vecchi venissero sostituiti dei pupazzi di giunco, detti scirpea. (…) Gli schiavi venivano marchiati a fuoco. (…) I ponti di Roma, da ponte di Castel Giubileo a ponte di Mezzocammino sono ventisette precisi, proprio come gli Argei.”

Pagina dopo pagina, il tenore del pathos si alza toccando picchi notevoli. La trama è estremamente intrigante, e le storie che si intrecciano sono perfette. Si percepisce la netta sensazione di camminare nella città eterna, lungo i ponti citati, nel caos metropolitano e tra le meraviglie di una Storia che si avverte in ogni angolo. I sentimenti e le emozioni si delineano e si avvertono in un crescendo naturale e ininterrotto: amore, passione, fiducia, temerarietà, speranza, si alternano e si fondono con l’odio, i sotterfugi, l’omertà, la menzogna, la ferocia.

Un libro avvincente, quasi magico, che spalanca le porte su un passato non a tutti noto, che personalmente ho divorato, e di cui consiglio vivamente la lettura.

«Uno è un caso, due una fatalità, quattro fanno una maledizione.» Così il maresciallo Quirino Vergassola dice al suo amico Nemo Rossini, giornalista, di fronte all’ultimo cadavere affiorato dalle acque del Tevere. Tutti senzatetto, apparentemente suicidi, ma tutti indossano una tunica bianca, sul petto portano lettere marchiate a fuoco e gli esami tossicologici evidenziano tracce di assenzio. L’unico testimone della loro morte è un altro clochard, che affida al suo talento per il disegno il compito di lanciare l’allarme: a Roma, di notte, qualcuno accompagna i condannati a un sacrificio rituale. Un’indagine complessa, quella che il maresciallo Vergassola si trova tra le mani mentre a Roma impazza il Carnevale. Ben presto si rende conto che nulla è come appare e i più sospettabili sono, forse, innocenti.

Autori: Laura Costantini – Loredana Falcone

Editore: Edizioni Il vento Antico

Collana: I Vintage

Formato Brossura

Pubblicato 30/09/2021

Pagine 221

Lingua Italiano

ISBN 9791280324153

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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