
Tutti i particolari in cronaca, Antonio Manzini. Mondadori edizioni
“Sa qual è il problema di chi non crede in Dio?
La giustizia su questa Terra. Non avendo altro ci concentriamo solo su quella. Si divide in giustizia con la G maiuscola e giustizia degli uomini. In quella degli uomini ho perso la fiducia tanti anni fa.”
Scrivere a caldo sul libro appena chiuso dovrebbe essere la cosa migliore da fare per poter esprimere il pensiero, l’emozione e la riflessione e invece no, io ho bisogno di tempo.
Ho scelto questo libro per l’autore e perché no, per il “colore”. È un giallo e come tale esercita sempre un grande fascino su di me.
Ho lasciato Manzini con “Gli ultimi giorni di quiete” e con il vicequestore Schiavone, un personaggio scolpito nella memoria per la sua singolarità, e lo ritrovo con questo suo nuovo romanzo, che divoro, nonostante gli sforzi di procedere con calma.
È un tema che mi interessa, quello della giustizia, e qui, seguendo i personaggi principali, che viaggiano a lungo su linee parallele, nascono tanti dilemmi su cui ragionare:
– cos’è la giustizia? Quando è veramente tale?
– è giusto coltivare il desiderio di trovare da soli una via d’uscita?
– farsi giustizia da soli non equivale a mettersi alla stregua di tanti assassini?
Non sono di fronte a Charles Bronson ne “Il giustiziere della notte”, anche se in parte la narrazione lo richiama, così come mi vien da pensare ai tanti “Cold case”, che attendono qualcuno che possa riaprire il caso e trovare i colpevoli.
Ho tra le mie mani un giallo psicologico in cui i pensieri hanno una prevalenza sulle azioni, perciò seguo la mente di chi cova pensieri di vendetta, la mente di chi si ritrova a indagare. La cronaca è vita, tutti i particolari sono i tasselli per ricomporre il quadro, ma non basta.
C’è la trama del pensiero di chi giorno dopo giorno acquisisce elementi per arrivare a uno studio accurato per farsi giustizia, per rendere giustizia alle vittime e alle loro famiglie.
Il prologo ci dà le chiavi d’accesso alla storia: una donna riceve dal portiere una busta marrone contenente un plico voluminoso. È il diario del giornalista sportivo Walter Andretti, iniziato il giorno in cui lui è passato alla cronaca nera.
La narrazione si sviluppa proprio partendo da questo diario che scotta, seguendo due binari paralleli su cui camminano Carlo Cappai e Walter Andretti, le cui vite si intrecciano proprio per quella nera in cui si ritrovano per motivi diversi.
Ma chi è Carlo Cappai?Figlio di un giudice che avrebbe desiderato per lui una carriera ben diversa e più prestigiosa, ha scelto di lavorare nell’archivio del tribunale, tra i faldoni che ogni giorno gli parlano, gridando la loro verità inascoltata e la loro richiesta di giudizio. È la sua non vita, archiviata insieme al proprio dolore.
La figura di Carlo fagocita l’attenzione, come il nero che assorbe gli altri colori. È un uomo solitario, metodico, grigio e sfuggente, si mimetizza nell’ambiente e nessuno sa che da anni tesse la sua tela per vendicare la morte della sua amica Giada Cannavò. “La mannaia del giudice aveva decretato l’innocenza del suo assassino” e Carlo da quarant’anni attende il momento giusto, in quell’angusto spazio polveroso, memoria delle ingiustizie.
Troppi elementi per continuare a leggere? No. Proprio perché forse non mi attendo particolari colpi di scena, quanto uno sviluppo degli eventi in questa contestazione silente delle ingiustizie, ma chiaramente consapevole dell’inutilità delle istituzioni, di un tribunale merce di scambio. Il padre di Carlo, il giudice Cappai, come tanti altri, lo utilizzava per gestire il potere.
La grigia monotonia dell’archivio, tra sussurri di voci inascoltate e desideri di vendetta, viene briosamente interrotta dagli spazi narrativi dedicati al cronista di nera, che, ancorato al lavoro precedente, esordisce con espressioni legate alla cronaca sportiva, come osservatore del suo nuovo ambiente e delle relazioni con colleghi e capi.
“Andretti, due, stronza uno! Il pubblico esulta, la mezzala va a salutare i sostenitori in curva e riceve l’abbraccio dei suoi compagni.”
Walter ancora non sa quanto l’incontro con Carlo cambierà la sua vita.
“La nera è una specie di olio viscoso che non si assorbe e resta sempre sulla pelle.”
“Si è sempre responsabili di quello che non si è potuto evitare.”
Manzini non mi delude mai.
Maria Teresa Lezzi Fiorentino
Antonio Manzini, il creatore dell’indimenticabile vicequestore Schiavone, entra nel catalogo del Giallo Mondadori con una storia serrata e sorprendente che si interroga sull’equilibrio tra legge e giustizia, e su ciò che saremmo disposti a fare pur di guarire le nostre ferite.
La corsa all’alba, la colazione al bar, poi nove ore di lavoro all’archivio del tribunale, una cena piena di silenzi e la luce spenta alle dieci: Carlo Cappai è l’incarnazione della metodicità, della solitudine. Dell’ordinarietà. Nessuno sospetta che ai suoi occhi quel labirinto di scatole, schede e cartelle non sia affatto carta morta. Tutto il contrario: quei faldoni parlano, a volte gridano la loro verità inascoltata, la loro richiesta di giustizia. Sono i casi in cui, infatti, il tribunale ha fallito, e i colpevoli sono stati assolti “per non aver commesso il fatto” – in realtà per i soliti, meschini imbrogli di potere. Cappai, semplicemente, porta la Giustizia dove la Legge non è riuscita ad arrivare – sempre nell’attesa, ormai da quarant’anni, di punire una colpa che gli ha segnato la vita. Walter Andretti è invece un giornalista precipitato dallo Sport, dove si trovava benissimo, alla Cronaca, dove si trova malissimo. Quando il capo gli scarica addosso la copertura di due recenti omicidi, Andretti suo malgrado indaga, e dopo iniziali goffaggini e passi falsi comincia a intuire che in quelle morti c’è qualcosa di strano. Un legame. Forse la stessa mano…
Attore e sceneggiatore, romano (allievo di Camilleri all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica), ha esordito nella narrativa con il racconto scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l’antologia Crimini. Del 2005 il suo primo romanzo, Sangue marcio (Fazi).Con Einaudi Stile libero ha pubblicato La giostra dei criceti (2007).Un suo racconto è uscito nell’antologia Capodanno in giallo (Sellerio 2012).Del 2013, sempre per Sellerio, ha pubblicato il romanzo giallo Pista Nera. Secondo episodio della serie: La costola di Adamo (Sellerio 2014).Nel 2015 pubblica Non è stagione (Sellerio), Era di maggio (Sellerio) e Sull’orlo del precipizio (Sellerio). Del 2016 è Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (Sellerio). Altri suoi romanzi pubblicati…
Autore: Antonio Manzini
Editore: Mondadori
Collana: Il giallo Mondadori
Anno edizione: 2024
In commercio dal: 9 gennaio 2024
Pagine: 304 p., Brossura
EAN: 9788804775669
In questa pagina sono presenti link di affiliazione che garantiscono a questo sito una piccola quota di ricavi, senza variazione del prezzo per l’acquirente.