Un cappio per Archibald Mitfold di Dorothy Bowers

Edizioni Le Assassine, presenta un giallo classico di Dorothy Bowers ” Un cappio per Archibald Mitfold. Lo ha letto per noi Maria Teresa Lezzi Fiorentino.

Appassionata del genere, mi sono accostata con curiosità al libro edito da questa nuova casa editrice, Le Assassine, che si occupa esclusivamente di autrici straniere di oggi e di ieri che scrivono gialli, noir e thriller.
Concordo pienamente sia con la scelta editoriale di storie avvincenti e di scrittrici che colpiscono per la loro personalità, che con l’obiettivo di riconoscere la giusta dignità alla letteratura gialla.
Mi piace molto anche l’idea di ripercorrere con questi romanzi i cambiamenti di costume e del ruolo delle donne nel tempo. In tal senso la figura di Dorothy V. Bowers mi sembra emblematica della lotta per l’emancipazione della donna. Antesignana del giallo inglese, fu infatti una delle prime donne a essere accettata alla Oxford University ed ebbe la soddisfazione di far parte del Detecton Club, un prestigioso club di scrittori di romanzi polizieschi.
Nulla di straordinario, forse, se non stessimo parlando di una donna vissuta nella prima metà del 1900, molto determinata e spesso costretta a sbarcare il lunario scrivendo cruciverba e mistery.
A DEED WITHOUT A NAME è il titolo originale del libro, tradotto con “Un cappio per Archibald Mitfold”, quello stesso che appare in primo piano in copertina, insieme ad una poltrona su cui si intravede un disegno di uccelli.
Quando inizio a leggere resto colpita dallo scorrere lento delle immagini e dal disvelamento graduale di particolari e di indizi.
Mi par quasi di trovarmi dinanzi a una serie di fotogrammi in cui i personaggi, di volta in volta, si arricchiscono di particolari che servono a meglio definirli, rendendoli vivi sulla scena e nella mente in ogni loro relazione.
Per non perdere il filo è necessario districarsi tra gli elementi che la scrittrice ha lasciato in sospeso per tenere alta la tensione. Ci si ritrova così coinvolti in un’analisi degli accadimenti, ad affiancare l’ispettore Pardoe e il sergente Salt, e a dipanare con loro gli intrecci costruiti con grande precisione.
Archibald Mitfold, il giovane che si prepara a concorrere per un impiego nella carriera diplomatica, ospite di una zia a Londra, viene ritrovato impiccato nella sua stanza.
“Impiccarsi può rivelarsi una faccenda complicata quando hai solo una mano buona e diventa impensabile farlo al buio” commenta Pardoe, pensando che si tratti soltanto di una goffa simulazione.
Ma perché mai Mitfold nelle settimane precedenti, pur sapendo di essere in pericolo, non ha fatto nulla per proteggersi?
Forse perché “Archy era un giovane ribelle sognatore…che voleva avere l’onore e la gloria di risolvere un caso che aveva scosso l’intero Paese.”
Il mistero gradualmente viene svelato, in uno slalom tra “aringhe rosse” che cercano di portare fuori strada. Ogni qualvolta Pardoe e Salt trovano la risposta a una domanda, da questa ne scaturiscono subito delle altre.
Pardoe ricorda un po’ il tenente Colombo, quando conduce gli interrogatori. Svagato all’apparenza, con il suo parlare del più e del meno, in realtà è molto attento agli altri, ne studia le reazioni e coglie tutti i particolari che gli consentono di ricostruire la scena del crimine con la dovuta accuratezza.
“Pardoe notò che il prof faceva tutto con deliberata lentezza, una caratteristica che aveva notato in persone decise a non farsi cogliere alla sprovvista.”
Per lui qualunque cosa è ben accetta quando si ha in mano poco di concreto. “Dove non ha attinenza col caso, è una testimonianza sul carattere, le manie, le abitudini della vittima, e serve al nostro lavoro per comporre il ritratto di un uomo vivo da uno morto.”
Salt, razionale e pratico, “possedeva quel carattere cupamente negativo che trovava alimento nel faticoso impegno di investigatore non accompagnato dalle dovute soddisfazioni.”
I due, insieme, riusciranno a scoprire l’identità dell’uomo che, ispirandosi a “Nodo alla gola” di P. Hamilton, ha inteso realizzare il suo atto artistico: l’omicidio! È proprio quanto dichiara nella sua confessione, di cui vengono riportati vari frammenti.
È un libro di piacevole lettura, nonostante la complessità della trama. Merito della scrittura elegante di Dorothy V. Bowers, che non rinuncia ai riferimenti letterari, come testimoniano le citazioni che fanno da sottotitolo ad ogni capitolo, di varie opere di W. Shakespeare.
Da leggere? Assolutamente sì. E direi anche da rileggere, perché una volta svelato il mistero, c’è il piacere di ripercorrerla per apprezzarne ulteriormente la bellezza.

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

La storia è ambientata nel 1939, poco dopo la dichiarazione della Seconda Guerra mondiale: Archibald Mitfold, Archy per gli amici, racconta a due vecchi compagni di scuola una serie di tentativi che sono stati fatti per ucciderlo, ma proprio nello stesso giorno è trovato morto nella casa della zia. Come sia morto è subito chiaro, ma chi l’abbia ucciso e perché non sembra di facile soluzione. Il caso è allora affidato all’ispettore Pardoe, che scavando nella vita del giovane troverà di continuo nuovi elementi che complicano le indagini. Ci sono la testimonianza della cameriera che riporta di strani commenti criptici del giovane; la scomparsa del suo diario; la curiosa passione del giovane per il disegno e il calco in gesso di un uccello che accompagna con il simbolo di un martello; un incontro alla Nordic Bond, un’organizzazione che simpatizza per i nazisti, e infine la scomparsa di un milionario a cui Mitfold sembrava essere molto interessato. Insomma un vero giallo disseminato di aringhe rosse ovvero di quelle tattiche narrative fatte per indirizzare il lettore verso una conclusione sbagliata. Riuscirà l’ispettore a risolvere il caso prima che il killer colpisca di nuovo per mantenere il suo anonimato?

Come Dorothy L. Sayers, la Bowers amava includere riferimenti letterari nei suoi romanzi: un Cappio per Archibald Mitfold ha come titolo originale Deed Without a Name, un titolo preso direttamente dal Machbeth di Shakesperare, così come le frasi che fanno da sottotitolo a ogni capitolo del libro.

Dorothy Bowers nacque a Leominster, Herefordshire, nel 1902 e morì di tubercolosi a soli 46 anni. Figlia di un panettiere, fu una delle prime donne a essere accettata alla Oxford University. Ritornata nella sua città natale, lottò diversi anni per ottenere un posto come insegnante di storia, nel frattempo integrò i suoi magri guadagni creando parole crociate per le riviste John O’London Weekly e Country Life. Portata alla scrittura si dedicò ai romanzi polizieschi che all’epoca erano soprattutto appannaggio di signore che non avevano bisogno di guadagnarsi da vivere. Riuscì comunque a farsi un nome in questo genere letterario, tanto che ebbe la soddisfazione di far parte del Detecton Club, un prestigioso club di scrittori di romanzi polizieschi costituitosi nel 1930, che includeva Agatha Christie, Dorothy L. Sayers e GK Chesteron. I cinque romanzi della Bowers ebbero ottime recensioni, grazie all’abilità con cui sapeva inserire indizi nel contesto delle sue storie, facendo in modo che il lettore non se ne avvedesse e dunque fosse sviato fin quasi alla risoluzione del caso. Le sue trame sono complesse e la prosa è attentamente studiata, così come i suoi personaggi sono sapientemente mossi quasi fossero pezzi di una partita a scacchi, seguendo un approccio comune nelle crime stories della Golden Age. A detta di molti, l’impegno come insegnante e la precaria salute furono un impedimento nel renderla la naturale erede di Dorothy L. Sayers.

Pagine 400
Prezzo brossura € 20,00
ISBN 978-88-94979-24-4

Prezzo eBook € 7,99
ISBN ebook 978-88-94979-26-8

Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

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