Un cinese napoletano, Letizia Meuti

Un cinese napoletano, Letizia Meuti

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  • Maronne’, gli ho insegnato tropp’ a buono.
  • Maronne’, n’agg’ capito niente, i cinesi so’ bravi assai.
  • Va a finire che mi adottano i cinesi a me.

Il titolo “Un cinese napoletano” mette subito in moto la mia curiosità e la copertina è un ulteriore invito ad affacciarmi tra le pagine di questa proposta di lettura che dal blog mi arriva con un allettante “ti piacerà”.

Un primo sguardo d’insieme rivela una narrazione breve, strutturata in sei capitoli più un prologo e un epilogo. In prefazione un utile strumento per orientarsi tra le pagine del romanzo: un albero genealogico della famiglia Dae Wang di Dongguan (Wei, Ting, Lang, Li, Ai) con gli zii d’Italia sparsi per la penisola (Liu, Mei, Shin, Xi, Kiew – Napoli, Roma, Bologna, Milano, Torino), ma già ci si smarrisce tra nomi e luoghi.

Seguire le traversie di questa famiglia cinese arrivata in Italia carica di attese è veramente piacevole e interessante, grazie alla narrazione di Letizia Meuti, che affronta con leggerezza temi importanti, e ci porta a riflettere sulle grandi verità senza abbandonare il sorriso.

Fin dall’inizio vediamo a confronto la Cina con il mondo occidentale, in particolare con l’Italia. È proprio quella Cina in grado di rivaleggiare con le più importanti superpotenze, ma che di fatto restringe la libertà, il Paese da cui i Dae Wang sono dovuti andare via, perché lì, “chi ha un credito sociale basso non può chiedere prestiti, non può uscire dal paese, resta bloccato in una situazione di stallo per un tempo indeterminato, perché la burocrazia è inesorabile, ma lenta.”

E l’Italia? Che percezione hanno del Paese in cui sono arrivati? Se si soffermano su quanto appare in tv, è sicuramente distorta, e il rischio di una generalizzazione indebita è tutto a nostro carico.

 “Alcuni spezzoni di programmi televisivi mostravano persone entusiaste di ridicolizzarsi in vari modi pur di avere cinque minuti di gloria.”

Ebbene sì, dobbiamo riconoscerlo che a guardare il nostro mondo con occhio critico le banalità sono palesi.

L’arrivo della famiglia a Roma fa sorridere e ridere. Dov’è l’idioma italiano che il capofamiglia pensava di trovare, quello conosciuto nell’orientamento al lavoro? Ora nessuno lo parlava. Era tutto un …

«Daje!», «Lassame perde…» «A coso, famme passà!»

Da immaginare l’espressione di sconcerto dipinta sul viso del cinese!

E poi il trasferimento a Napoli, voluto dallo zio Lin, un autentico imbroglione a cui si sono rivolti. Per quel che concerne la parentela scopriamo che è fittizia, in quanto l’appellativo zio è riservato a uomini a cui ci si rivolge con rispetto.

E il sorriso continua a farci compagnia se pensiamo alla prima notte dei Dae Wang a Napoli, spaventati da suoni e rumori provenienti dalla strada, da tutte le direzioni e che facevano pensare a persone molto agitate. Mistero da scoprire…

L’Italia sconcerta con programmi televisivi e calcio!

Significativo l’incontro con il professor Andrea Costanzo, ormai rimasto vedovo e solo, con i figli che si disinteressano della sua esistenza. Lui, che sa cosa vuol dire vivere l’esperienza del razzismo sulla propria pelle (nel Veneto lo chiamavano terrone), conosce il vero significato dell’accoglienza, che non è fatta soltanto di parole. Nasce così un ricco scambio culturale colorato da affetto sincero.

Fin da subito è colpito dallosguardo di Ai, il piccolo della famiglia, che in Cina veniva considerato strano, sempre perso dietro le proprie elucubrazioni. Andrea Costanzo è invece incuriosito da lui, sente che potrebbe accadere qualcosa di straordinario. Ha di fronte un piccolo genio!

“L’aria con cui Ai diceva cose complessissime: non aveva nessuna emozione né paura di sbagliare né orgoglio per il suo sapere infinito.”

Anche Lang e Li, fratello e sorella di Ai, si adattano alla nuova realtà come possono, alla ricerca di espedienti per la sopravvivenza. Li, studentessa brillante, si difende con una doppia identità: ha il suo business di merce di contrabbando!

Il vuoto di Andrea, che lui ha sempre colmato leggendo e scoprendo, incontra il calore di una famiglia straniera, e il maestro di caffettiera non sarà più un italiano ma un cinese napoletano.

L’effetto esilarante dei cinesi che si appropriano in modo originale della nostra mimica gestuale è tutto da gustare.

“… avevano difficoltà a capire tutto ma presero a gesticolare e a ripetere certe frasi per far piacere al loro maestro di tradizioni locali e per integrarsi meglio nel tessuto sociale del posto”.

Alla fine della lettura torno a guardare la copertina. Vedo una Napoli vivacemente colorata, con i fili del bucato che legano le case, quasi a indicare quanto la narrazione rivela: l’importanza di unire le proprie forze e fare fronte comune alle difficoltà della vita. 

Insieme si può e se i raggi del sole contribuiscono a far evaporare l’acqua dai panni stesi ad asciugare, la disponibilità dell’essere umano a servire l’altro, a vederlo fratello, riesce a far evaporare ogni stereotipo.

Un libro che vi farà buona compagnia.

“A Napoli siamo tante cose, siamo chiassosi, siamo pettegoli, siamo indolenti … ma teniamo ‘o core dalla parte giusta.”

Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Se c’è una cosa che dovremmo aver imparato dal 2020 è che le barriere sono una nostra idea, un’invenzione con cui credevamo di proteggerci da ciò che ci era alieno. Eppure, le barriere non contano. La famiglia Dae-Wang non avrebbe voluto partire alla volta dall’Italia, ma costretta da cause di forza maggiore, i cinque cinesi si sono trovati spaesati in un mondo completamente diverso da quello di casa. Napoli è una città per molti versi problematica, caotica, misteriosa… ma sicuramente aperta e accogliente. A far loro da cicerone, il professor Andrea Costanzo, napoletano DOC, che però non riesce più a fare un caffè decente e che indossa la vita come un abito sgualcito. In questo mirabile connubio internazionale, due culture distanti scoprono la solidarietà e la fratellanza, fino a superare il peggior anno della storia recente nell’unico modo possibile: insieme.


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Pubblicato da Maria Teresa Lezzi Fiorentino

Maria Teresa Lezzi Fiorentino vive a Lecce, sua città natale, dedicandosi alla famiglia e al lavoro. Coltiva da sempre due grandi passioni, lettura e scrittura, per sé e per tutti coloro ai quali riesce a trasmettere il proprio entusiasmo. Il fulcro intorno a cui hanno ruotato i suoi scritti, articoli e recensioni, è stato per lungo tempo l’assetto metodologico-didattico, con un’attenzione particolare alla sfera emozionale e al benessere degli alunni. Dopo un appassionante percorso professionale in varie scuole del Salento, che ha visto l’autrice insegnante di scuola materna, psicopedagogista e docente di materie letterarie, nel 2018 avviene la svolta ed inizia una nuova stagione della vita,in cui la scrittura privilegia la narrazione, partendo dalla quotidianità e dalla memoria del tempo vissuto. È tempo di racconti brevi, lettere, autobiografie e recensioni. Sono dell’autrice, pubblicati con Youcanprint:Di vita in vita, La via maestra, Spigolando tra i ricordi, Passo dopo passo … e altri racconti.

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