“La mafia delle città babbe”
Da buona siciliana, ho sempre saputo a cosa fosse legato il fenomeno della mafia e da giurista spesso ci ho avuto a che fare. Quindi quando ho deciso di leggere questo libro l’ho fatto con cognizione di causa, perché quando si parla di mafia si pensa a Palermo e a Caltanissetta ma mai alla Sicilia orientale e quindi Siracusa e Ragusa denominate dalla gente del settore come le città babbe. Ovvero quelle città ove la mafia agisce inosservata e nella noncuranza della gente del posto. Ma in realtà non è così perché con “Un morto ogni tanto” di Paolo Borrometi si denuncia a trecento sessanta gradi la mafia in questa parte della Sicilia. In sostanza con questo libro Borrometi ci permette di capire ciò che accade anche oggi, con le donne sfruttate nei campi di pomodoro, mal pagate, abusate sessualmente insomma le nuove schiave del mondo di oggi a cui nessuno presta attenzione. Preciso però, che nel raccontarlo il giornalista fa anche un’incursione nel passato dove certi fenomeni venivano definiti: “cose di fimmine” oppure venivano proferite frasi come:“se l’è cercata”. Così come molti oggi dicono di Paolo Borrometi: se le è cercate le botte quel giorno nella sua casa fuori città, se le è cercate le minacce dei capi bastone locali, se l’è cercata la sua vita sotto scorta.
Insomma, questo è un libro scritto da un giornalista coraggioso che non si ferma difronte alla paura di essere ammazzato, che ha il coraggio di chiamare le cose e le persone con il loro nome, pur di fare giustizia. Infatti il romanzo è scorrevole e piacevole nonostante tratti di certi argomenti perché lo scrittore lo fa facendo trasparire il suo amore per la sua terra, la fame di giustizia e verità. Come pochi giornalisti sono soliti fare, forse perché non si accontenta della verità giornalistica ma vuole arrivare a quella reale e difficile da trovare. In particolare ho apprezzato il brano in cui ricorda Giovanni Spampinato, il collega che aveva cominciato inchieste troppo scomode e che poi è stato ammazzato. Per questo motivo ritengo che il romanzo dovrebbe essere letto anche nelle scuole affinché i giovani possano venire a conoscenza di certe modalità mafiose che fa affari nel silenzio più assoluto e nella noncuranza della gente che vi abita intorno.
In poche parole “Un morto ogni tanto” è una interessante inchiesta che lascia attoniti coloro che molte storie contenute nel libro non le conoscevano o non le avevano lette tutte insieme. Ma è anche una meravigliosa testimonianza di cosa può accadere a un giovane che voleva “solo” fare il giornalista normale in una terra (o un Paese) anormale.
Per farvi capire il senso del libro vi riporto una frase che spesso cita Borrometi:
“Questo paese non ha bisogno di eroi, ma di cittadini che facciano il loro dovere. La legalità non è un concetto astratto legato alla giustizia o alla morale, è un percorso fatto di costante impegno”.
Concludo questa mia recensione consigliando assolutamente questo libro e augurandovi buona lettura.
Grace Di Mauro
Autore: Paolo Borrometi
Titolo: Un morto ogni tanto
Editore:Solferino
Collana: I Saggi
Anno:2018
Pagg: 264-Brossura
Prezzo:€. 16,00
TRAMA:
Paolo Borrometi, giornalista, sfuggito a un attentato delle cosche, racconta la criminalità che affronta ogni giorno in Sicilia.
«Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!»
Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali. Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le inchieste raccontate in questo libro compongono il quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud-orientale. Il tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea, costretto a una vita sotto scorta: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l’impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio. Il primo libro di Paolo Borrometi è una denuncia senz’appello su un fenomeno ritenuto in declino e in realtà più pervasivo di sempre, da combattere anzitutto attraverso la conoscenza del nemico. Perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta.
Paolo Borrometi nasce a Ragusa il 01 febbraio del 1983. Studia al Liceo Classico “Tommaso Campailla” di Modica prima, per poi laurearsi in Giurisprudenza. Tre grandi passioni: Affetti, Scrittura e Giornalismo. “Il 29 marzo del 2009 pubblica il primo romanzo: “Ti amo 1 in più dell’infinito…”. A fine 2012, il 22 dicembre, arriva il secondo libro: “Passaggio a Sud Est”. Mentre il 27 gennaio presenta all’Auditorium “Pietro Floridia” di Modica, il terzo lavoro: “Blu Maya”. Oggi collabora con: l’Agenzia Giornalistica “AGI” ed altre testate giornalistiche”.