Vicarìa, un’educazione napoletana di Vladimiro Bottone

Vicarìa, un'educazione napoletana di Vladimiro Bottone

Napoli, 1841, Serraglio.

Tutto ha inizio con un omicidio nell’albergo dei poveri, un’opera mastodontica nata per volere di un sovrano illuminato e finalizzata a risanare le sette piaghe cittadine; per dare dunque asilo agli ultimi, orfani, infermi, disabili, donne perdute, ma destinata a divenire da subito l’ottava piaga della città.

In una città buia e pericolosa in cui regnano la miseria materiale e l’inevitabile suo corollario, la miseria morale, l’unica legge sembra essere il sopruso, esercitato attraverso la sopraffazione dei più deboli.

E’ qui che si incrociano Bene e Male.

Da una parte si muove tra le pagine, come luminosa e suprema incarnazione del bene, Emma Darshwood, aristocratica inglese approdata a Napoli per coltivare la sua passione per il canto. Messe da parte le sue personali aspirazioni, Emma sceglie, però, di rimanere per dedicarsi all’insegnamento della musica nel Serraglio. Accanto a lei Gioacchino Fiorilli, Commissario capo della Vicaria, uno dei quartieri più malfamati della città, si batte, solo contro tutti, per la ricerca della verità e il trionfo della giustizia, nel tentativo di ripristinare un ordine che qui, nel microcosmo del Serraglio, e, più in generale, nel macrocosmo della città, è sovvertito da disonestà, corruzione, lotta per la sopravvivenza.

Dall’altra, come somma personificazione del male, spicca su tutti gli individui impegnati nel malaffare a vario titolo, un medico, il dottor De Consoli. Personaggio apparentemente rispettabile, che in realtà opera nell’ombra, sfogando i suoi perversi appetiti con la complicità di crudeli sottoposti e grazie alla posizione di potere di cui gode.

De Consoli guarda a se stesso con lucidità e si descrive come diviso in due: fino alla cintola è l’emblema della rispettabilità, della cultura, della filantropia; dalla cintola in giù, invece, è immerso del tutto nel verminaio della depravazione e della corruzione.

Anche la Napoli descritta dall’autore ha due facce, è bella e svergognata, è piena di luce, di aria, di sole, è capace di accogliere e in grado di generare la volontà di rimanere, ma è immersa per sempre nel fango e nella polvere.

Apparentemente non c’è speranza per la città e i suoi abitanti.

Pare che nulla possa mai cambiare, perché l’abiezione ha toccato il fondo, perché secoli di malgoverno, di collusione, di tolleranza, di abusi hanno piegato chiunque. Perché altro non resta se non sopravvivere, cercando di schivare i colpi della malasorte o del prepotente di turno.

Pare non esserci, dunque, redenzione possibile, pare che violenza e sopraffazione siano le uniche cifre del vivere, perché chi ha subito violenza e sopraffazione, a sua volta, la infliggerà a qualcun altro.

Eppure l’autore, proprio quando sembra dipingere l’alba dell’ennesimo giorno senza speranza, del volto dell’ennesimo personaggio senza voce né diritti, è come se incitasse il lettore ad una caparbia volontà di fare chiarezza e gli infondesse un’inestinguibile sete di giustizia.

Un pugno nello stomaco il romanzo di Vladimiro Bottone.

Un’opera prodigiosa con un impianto narrativo come non si vedeva da tempo.

Una galleria di personaggi viva e brulicante come la città in cui si muove la vicenda.

488 pagine che lasciano con il fiato sospeso fino all’ultima riga.

Non aspettatevi un giallo, un noir, un romanzo storico.

Questo libro è molto, ma molto di più.

Donatella Schisa

Titolo: Vicarìa un’educazione napoletana

Autore : Vladimiro Bottone

Editore : Rizzoli

Collana : Rizzoli narrativa

Prezzo : € 19

Vladimiro Bottone

Vladimiro Bottone, nato a Napoli nel 1957, vive e lavora a Torino.
Ha pubblicato i romanzi L’ospite della vita (1999, selezionato al Premio Strega 2000), Rebis (2002), giunto alla seconda edizione, e Mozart in viaggio per Napoli (2003). L’ultimo suo libro è Vicaria (2015) pubblicato da Rizzoli.
Collabora alle pagine culturali de “Il Corriere del Mezzogiorno” e de “L’Indice dei libri del mese”.

La trama

Napoli, 1841. Il giovane commissario Fiorilli ha appena preso servizio a Vicarìa, uno dei quartieri centrali più malfamati della città. Non ha ancora fatto l’abitudine al male che ne percorre le strade, quando si trova a dover indagare sulla scomparsa di un bambino, un orfano rinchiuso nel cosiddetto Albergo dei poveri. Il piccolo Antimo aveva cercato di scappare da quell’edificio opprimente – che i napoletani chiamano anche Reclusorio o Serraglio – autentica città nella città che ospita vecchi, donne perdute e soprattutto una spaventosa massa di bambini esposti a ogni genere di pericoli. È così che la tragica storia di Antimo si trasforma per Fiorilli in un’ossessione, una ricerca della verità che gli fa incontrare Emma, insegnante di musica al Reclusorio, bella e idealista, ma che lo getta in pasto a medici avidi di carne giovane, funzionari corrotti, camorristi e sbirri cresciuti nello stesso fango. Per questa umanità varia e disperata tutto ruota intorno al tribunale della Vicarìa, la prigione della città e anche il luogo dove si svolge l’evento che i napoletani aspettano ogni settimana come unica speranza di salvezza: l’estrazione del Regio Lotto. E qui Fiorilli scoprirà che la giustizia degli uomini, troppo spesso, è cieca. Proprio come la fortuna.

Pubblicato da Donatella Schisa

Donatella è nata e vive a Napoli. Dopo gli studi classici, si laurea in Giurisprudenza coltivando parallelamente la sua passione per la scrittura. E' autrice di numerosi racconti pubblicati in diverse antologie; e si è classificata seconda alla XXV edizione del Premio Nazionale Megarls per la narrativa. il suo primo romanzo è " Il posto giusto"

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