La scrittrice napoletana Viola Ardone ci parla del suo ultimo romanzo“Il Treno dei bambini”, caso editoriale italiano dell’ultima Fiera di Francoforte a cui il nostro Blog ha recentemente dedicato un’intensa recensione.
Benvenuta Viola!
E’ veramente una grande gioia averti qui, a chiacchierare virtualmente con i nostri amici del Blog del Mondo incantato dei libri.
Lo scorso 20 gennaio alcuni di noi ti hanno incontrato presso la Libreria indipendente “Raffaello Book & Coffee” a Napoli durante la presentazione del tuo ultimo toccante romanzo, “Il Treno dei bambini”, nel corso della quale ci hai raccontato di te e del caso editoriale che ti vede meritatamente protagonista…ma abbiamo ancora tante domande da porti!
Partiamo dall’inizio di questa avventura:
Il tuo romanzo “Il treno dei bambini” ci racconta un storia vera, accaduta nel secondo dopoguerra che, però, a molti non era assolutamente nota: il Partito Comunista, a causa dell’estrema povertà in cui vivevano i bambini nel Sud Italia, decise di organizzare dei “treni” per accompagnarli in regioni con condizioni economiche migliori, principalmente in Emilia Romagna, a trascorrere alcuni mesi presso famiglie militanti.
Come hai ricostruito questa vicenda?
Ho raccolto le storie di molte persone che su quei treni c’erano state e ho consultato alcuni lavori di documentazione che erano stati pubblicati precedentemente ma che erano rimasti praticamente sconosciuti.
Durante la lettura si respira un’atmosfera di solidarietà che ci porta, inevitabilmente, a confrontarci con quello che sta accadendo in questi anni in Italia. Cosa è cambiato nel tessuto sociale di così determinante da trasformare tanto il popolo italiano?
L’Italia del dopoguerra è profondamente diversa da quella di oggi. Viviamo in un Paese sostanzialmente ricco, problemi come la povertà, la diseguaglianza, l’esclusione esistono ma a livelli diversi da quelli del ’45. Un’Italia che però non vive più la solidarietà come una pratica necessaria per lo sviluppo. E’ venuta a mancare, probabilmente, la cultura della solidarietà, quella che permetteva a ciascuno di chiedere e di ricevere senza provare imbarazzo.
Il protagonista, Amerigo Speranza, vive in un ambiente fortemente disagiato sia socialmente che economicamente e manifesta, sin dalle prime pagine, una personalità matura ma, allo stesso tempo, mantiene una profonda ingenuità: i bimbi che attualmente crescono nei quartieri popolari di Napoli sono ancora simili ad Amerigo o ritieni ci siano stati dei cambiamenti significativi?
I bambini che vivono ancora oggi in quartieri disagiati sono costretti a maturare prima perché sperimentano aspetti della vita che in situazioni “normali” non dovrebbero essere riservati all’infanzia. Questo aspetto, purtroppo, non è mai cambiato nella nostra città.
Nella tua opera sono descritte con estrema attenzione le dinamiche delle relazioni umane, con grandi differenze fra il Nord e il Sud. In che modo i lunghi anni vissuti lontano da Napoli hanno influito sul carattere del protagonista e sul suo modo di interagire con gli altri?
Credo che quello che ha influito su Amerigo sia stato il fatto di aver dovuto scegliere, a soli sette anni, di separarsi da sua madre per poter avere una possibilità di realizzare le sue passioni.
Un personaggio molto complesso ma narrato con profonda empatia è quello della mamma di Amerigo, Antonietta.
Quanto può essere difficile arrendersi di fronte all’impossibilità di dare una vita dignitosa al proprio figlio? Se Antonietta Speranza fosse stata una donna di questi tempi sarebbe stata una di quelle madri che fanno partire i propri figli sui barconi per salvarli dalla guerra?
Proprio così: solo negli occhi di quelle donne riesco a leggere la disperazione e il coraggio per poter affidare il proprio figlio alla buona sorte. E’ un gesto che nessuna altra madre sarebbe in grado di fare, a meno che, appunto, non fosse spinta dal bisogno.
Oltre ad Antonietta ci sono altre due figure femminili significative, Derna e Maddalena, che in un modo o in un altro, avranno un ruolo “pseudo-materno” nella vita di Amerigo.Tutti e tre i personaggi declinano un universo al femminile pervaso di grande coraggio e risolutezza, mentre i personaggi maschili sono delineati con tonalità di grigio. Ci spieghi perché?
Il personaggio di Alcide, il padre di adozione di Amerigo, è molto importante. E’ una figura di riferimento forte e positiva, ed è lui che indica ad Amerigo un cammino da seguire nella vita, che poi è la musica.
Il romanzo ci porta più volte a riconoscere un ruolo catartico nei bambini, nonostante siano quelli che spesso soffrono di più: qual è il motivo di questa investitura?
I bambini sono quello che sopravvive – o dovrebbe sopravvivere – alle vecchie generazioni, quindi è naturale che il nostro cuore e le nostre speranze siano con loro.
Altro ruolo importantissimo è quello svolto dalla musica, che accompagna il protagonista fino all’età adulta. Secondo Viola Ardone l’arte potrà salvare il mondo?
Sicuramente ce lo rende un posto in cui è più bello abitare, e più facile, un posto in cui il dolore diventa meno invadente e la vita fa meno male.
“Il treno dei bambini” è il tuo terzo romanzo e sta avendo un successo davvero grandissimo: cosa accade nella vita di una scrittrice quando ci si rende conto di aver creato qualcosa di molto bello?
Mi piace quando i lettori mi restituiscono le loro emozioni. Quando accade, mi sembra che il libro sia loro, non mio. Mi sembra di essere stata il tramite tra questa storia e i suoi estimatori e di aver solo permesso questo incontro di amore.
Un’ultima domanda: il bambino della copertina del libro è proprio come avremmo immaginato Amerigo Speranza.
Saremmo curiosi di sapere se esiste un legame reale fra Viola Ardone e quel bimbo o è solo una scelta di natura editoriale.
L’immagine mi è stata proposta dalla Casa editrice insieme ad altre quattro o cinque. Abbiamo scelto questa perché il bambino raffigurato non appartiene a un’epoca definita, potrebbe essere anche un bambino di oggi.
Inoltre, sembra incredibile, ma questo maschietto con gli occhini nocciola somiglia a mio figlio GIaime che, come Amerigo, ha da poco compiuto otto anni!
Cara Viola, grazie davvero dagli Amici del Blog letterario “Il Mondo incantato dei libri” per questa bella storia che ci hai regalato, per il messaggio di speranza e di solidarietà che riesci a trasmettere e, soprattutto per aver dato voce, con tenerezza e poeticità, all’universo dei bambini ai quali, come hai detto tu poc’anzi “sono rivolti il nostro cuore e le nostre speranze”.
Rita Scarpelli