Già il sottotitolo del libro “ La solitudine dei non classificati”, ci porta subito nell’immaginario dell’autore.
I non classificati , coloro che vivono in un sottobosco metropolitano, sempre ai margini della società; cosa e chi decide cosa è normale nella nostra società e ciò che non lo è?
.Il gioco come voglia di riscatto in parte, ma soprattutto l’unica cosa che riesce a creare adrenalina e voglia di vivere. Del resto il gioco è una malattia ed il vero giocatore è colui che continua a perdere ma sogna sempre di rifarsi.
“Se non riesci ad individuare il pollo nella prima mezz’ora di gioco, allora il pollo sei tu”.
“ Il posto più inquietante del mondo? La mente abitata dai fantasmi”
I vari personaggi raccontano i loro deliri interiori in monologhi quasi con se stessi. Un’introspezione continua nei meandri delle proprie menti abitate da fantasmi e dell’inconscio in un susseguirsi di pensieri che si sovrappongono uno all’altro. Anche l’uso del dialetto ti inserisce perfettamente e ti fa vivere l’ambiente in cui bazzicano e bruciano i loro giorni.
Malignaggy era partito come abile e spregiudicato atleta dell’azzardo, ma poi era finito per
azzardarsi troppo discendendo nella distrofia amatoriale dei non classificati. Se io ero l’umanista
che aveva imparato a salvarsi l’anima, lui era il matematico, il re delle statistiche, che sapeva come
salvaguardare la carne in ogni condizione.
Il mondo dello sport , un torneo tennistico di quartiere dove si lanciano senza pensarci su due volte solo per la possibilità di vincere il primo premio, in fondo anche questo è un gioco d’azzardo.
Un linguaggio colto e trascinante ed il lettore si perde nei meandri delle costruzioni dialettiche a tratti surreali , ma che rendono perfettamente l’idea di una vita ai margini.
E pagina dopo pagina la riflessione arriva in automatico; ci vuole poco per diventare non classificati, basta perdere di vista le regole della vita, che come nel gioco sono imprescindibili. Si scommette , si vince e si perde nel gioco come nella vita, e se perdi puoi sempre rifarti, anche se continui a sentirti non classificato.
Hugo Bandannas, classe 1974. Origini perse nella leggenda: centro Italia di sicuro. Rock star decaduta prima dell’ascesa bruciatosi in gioventù a colpi di punk provinciale sulle catramose coste tirreniche…incantatore di serpenti, poeta laddove manca la poesia….
La trama
L’autore dedica Wild Card for Wild Life – La Solitudine dei non classificati, alla tennista ceca Jana Novotna scomparsa prematuramente a causa di un brutto male.
Il brevimanzo concentra l’attenzione su uno sport, il tennis appunto, raccontandone attraverso metafore, le regole e il vissuto di giocatori alle prese con un mondo fatto di scommesse, sconfitte e vittorie perché, come dice Tommaso Landolfi ” E’ il perdere che dà emozione al giocatore, questa perenne sensazione di potersi rifare”